Massimiliano Gatti – Proximum est
Mostra personale di Massimiliano Gatti, giovane fotografo pavese vincitore della IV edizione di Co Co Co – Como Contemporary Contest, concorso ideato e promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como con lo scopo di scoprire giovani talenti e offrire loro l’opportunità di farsi conoscere sulla scena artistica italiana.
Comunicato stampa
MASSIMILIANO GATTI | PROXIMUM EST
SPAZIO PER LE ARTI CONTEMPORANEE DEL BROLETTO, PAVIA
13-23 DICEMBRE 2012
INAUGURAZIONE GIOVEDI 13 DICEMBRE ORE 18
Orari: da martedì a domenica dalle 16 alle 19; sabato dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19. Ingresso libero
Lo Spazio per le Arti contemporanee del Broletto di Pavia presenta, dal 13 al 23 dicembre, la mostra personale di Massimiliano Gatti, giovane fotografo pavese vincitore della IV edizione di Co Co Co - Como Contemporary Contest, concorso ideato e promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como con lo scopo di scoprire giovani talenti e offrire loro l'opportunità di farsi conoscere sulla scena artistica italiana.
Dopo il successo fatto registrare a Como, l'esposizione "Proximum est" approda a Pavia con l'obiettivo di far conoscere anche nella nostra città l'originale e intensa ricerca fotografica di Massimilano Gatti, che sul nostro territorio è nato e cresciuto.
L’esposizione si apre con Peta, l'opera premiata al Como Contemporary Contest: si tratta di una serie di dieci fotografie che ritraggono gli strumenti del lavoro del padre farmacista ("Peta" era infatti il soprannome del padre di Massimilano), così come l’artista li vedeva da bambino, persi nel bianco dello sfondo, senza contorni definiti, come spesso accade quando il tempo sbiadisce i ricordi. Attraverso il "ritratto" degli oggetti che hanno scandito un'esistenza emerge il racconto di una professione, ma anche di un uomo e del suo rapporto con il figlio.
Accanto a questo lavoro di grande suggestione poetica, la mostra presenta diverse serie di opere (fotografie e video), realizzate tra Siria e Iraq, dove l'artista ha trascorso lunghi periodi in qualità di fotografo della missione archeologica dell’Università di Udine. Paesaggi, ritratti e particolari dettagli architettonici ci invitano a riflettere sul complesso rapporto che ci avvicina e ci allontana dal Medio Oriente, proiettandoci dentro i suoi confini o tenendoci sul limite.
Tra le opere in mostra, quelle della serie Rovine (2008) presentano la grandiosità dell’antica e potentissima città-emporio di Palmira; quelle di Limes (2011) ritraggono le finestre di alcune case abbandonate che fungono da mirino fotografico, quasi fossero una cornice naturale inserita nel paesaggio, mentre L’invisibile dentro (2012) riprende frontalmente, una dopo l’altra, una serie di finestre chiuse da fitti reticolati metallici, decorate con semplici motivi geometrici.
A queste istantanee dello sguardo, Massimiliano Gatti aggiunge una riflessione sulla dimensione del tempo nelle opere Tell Gomel e Jerwan. Si tratta di due video ad inquadratura fissa che, di fatto, sono come immagini statiche, come fotografie cui viene idealmente aggiunta la terza dimensione: quella del tempo che scorre, particolarmente significativo per il forte impatto visivo e concettuale legato al tempo della storia che traspare da queste rovine e dalle loro stratificazioni.
Accanto a questi paesaggi immersi nella luce abbagliante e lattiginosa del deserto compaiono in mostra le immagini della serie Spectrum (2011), in cui Gatti fotografa alcuni abitanti della Siria usando luci decise, contrastate e quasi caravaggesche, mettendoci di fronte a volti che spesso siamo abituati a giudicare senza conoscere. Attraverso un approccio diretto, occhi negli occhi, il confronto con il "prossimo", con il "vicino oriente" incarnato da questi volti invita ad una riflessione sull'elaborazione dell'immagine del "nemico", su cui si proiettano ansie e paure generate dai media e da iconografie stereotipate che finiscono per modellare l'immaginario comune.
Giocosa, ma anche acuta nel sottolineare spinose questioni irrisolte, è la recente serie di fotografie intitolata Terra promessa (2012), con cui la mostra si chiude. In queste immagini torna l'attenzione per gli oggetti manifestata nell'opera Peta: su colorate mappe del Medio Oriente sono appoggiati un taccuino, una moneta, una tazza da tè: elementi che accompagnano l'autore nei suoi viaggi e definiscono il suo contatto con quei territori lontani, spesso al centro di conflitti e contese che passano anche dalla rappresentazione geografica dei confini, non condivisa tra Stati confinanti come Siria, Turchia e Israele. Quelli che sembrano solo dettagli, linee tratteggiate su una mappa, diventano invece determinanti per la vita e i rapporti tra nazioni e persone.
Note biografiche
Massimiliano Gatti è nato a Voghera (Pv) nel 1981. Vive e lavora tra Pavia e Dohuk, Iraq.
Dopo una laurea in Farmacia e tre anni di ricerca in ambito universitario a Granada, Gatti decide di studiare fotografia e si diploma presso il CFP R. Bauer di Milano. Per un periodo, lavora come assistente per Paola De Pietri. Dal 2008 è fotografo presso la missione archeologica dell’Università di Udine a Qatna (Tell Mishrifeh, Homs, Siria). Nel 2009 partecipa alla collettiva Piattaforma Zeronove, organizzata a Modena da Fondazione Fotografia. Nel 2010 espone nella sua prima personale alla galleria Rojo®artspace di Milano e prende parte a un progetto di residenza artistica presso Stills gallery, a Edimburgo. Nel 2011 espone all’ex Ospedale S. Agostino di Modena il lavoro realizzato durante la residenza, nella mostra International Departures 11. A settembre del 2011 realizza Materadio, su incarico di RAI Radio3 e del Comune di Matera, curato da Fondazione Fotografia. Nel gennaio 2012 espone il progetto Peta nella mostra personale Oggetti Quotidiani, curata da Gigliola Foschi presso la galleria Obiettivo Reporter a Milano. A partire da giugno 2012 tiene corsi di fotografia di Still Life presso Obiettivo Reporter a Milano e con il Ministero degli Affari Esteri un corso di fotografia archeologica a Dohuk, Iraq. Dal 2012 prende parte al Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive (PARTEN), una ricerca interdisciplinare condotta dall’Università di Udine nel Kurdistan iracheno, progetto sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri (Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo e Direzione generale per la promozione del sistema Paese), dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dall’Università di Udine e dalla Provincia di Udine.