Ray Smith – It’s Time to change
In mostra, una trentina di opere su tela che hanno come soggetto quadranti di orologi: “ […] il lavoro –spiega l’artista– è nato per caso. È iniziato con una mostra che ho fatto con le immagini di alcune automobili che venivano distorte utilizzando un programma di cartografia informatizzata progettato dalla NASA per rendere piatte le immagini dell’universo.
Comunicato stampa
La galleria Riccardo Costantini Contemporary di Torino apre la sua attività espositiva con la mostra di Ray Smith “It’s time to change”.
Dal 22 febbraio al 13 aprile 2013, è proposta al pubblico la produzione più recente dell’artista americano che torna in Italia dopo aver esposto e collaborato con alcune fra le più importanti gallerie del mondo come Larry Gagosian, Bruno Bishofberger, Sperone Westwater e Akira Ikeda.
Una personale dalla genesi difficile, perché arriva subito dopo il tornado Sandy che ha devastato New York, dove Smith vive e lavora e che ha causato ingenti danni anche ai suoi lavori.
In mostra, una trentina di opere su tela che hanno come soggetto quadranti di orologi: “ […] il lavoro –spiega l’artista– è nato per caso. È iniziato con una mostra che ho fatto con le immagini di alcune automobili che venivano distorte utilizzando un programma di cartografia informatizzata progettato dalla NASA per rendere piatte le immagini dell'universo. L'ho avuto da un amico, Lee Smolin, che è un fisico teorico. Quando si applica al quadrante di un orologio quest’ultimo si trasforma e si realizza così una sorta di distorsione della dimensione temporale mettendo in dubbio la nostra stessa nozione convenzionale di ‘tempo’ ”.
Da un punto di vista concettuale, la serie degli orologi è l’ideale prosecuzione del progetto Empire, nato subito dopo l’attentato alle Torri Gemelle: un’ampia riflessione sull’esercizio del potere al tempo della globalizzazione e sulle nuove forme di imperialismo nell’era contemporanea. Da tale riflessione sono scaturite opere come Unguernica, ispirata alla Guernica di Picasso, e alcune serie di lavori sul tema del lusso e dell’esibizione della ricchezza. Gli “Orologi” si pongono nella medesima scia concettuale con una struttura dialettica ironica e apparentemente “leggera” che, tuttavia, è messa in relazione con alcune contraddizioni tipiche dei nostri giorni: in tempi di un prevalente pensiero iper-razionale, dove la necessità è misurare e quantificare tutto, queste opere sorprendono e divertono, ma al tempo stesso, fanno riflettere su chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare.
La mostra sarà presentata in anteprima ad Artefiera Bologna nel gennaio 2013 ed è accompagnata da un catalogo con testo critico di Omar Pascual Castillo, direttore del CAAM di Las Palmas de Gran Canaria, il Centro Atlantico di Arte Moderna che ospiterà una personale di Smith in concomitanza della mostra alla Riccardo Costantini Contemporary.
Riccardo Costantini, dopo alcune esperienze all’estero –in Corea del Sud in particolare– nel settore dei servizi, si è sempre dedicato al mondo e al mercato dell’arte, dapprima nella galleria di famiglia Il Torchio a Milano, a cui ha affiancato una collaborazione con l’assessorato alla cultura della Provincia di Milano, e poi autonomamente come direttore commerciale della fiera MIA.
Dopo un breve sodalizio con la Giampiero Biasutti arte moderna e contemporanea, apre, negli stessi spazi, una galleria propria.
Riccardo Costantini Contemporary nasce con un’identità spiccatamente internazionale sia in termini di proposte sia nell’intenzione di partecipare alle maggiori fiere d’arte al di fuori dei confini nazionali.
Senza prediligere un mezzo espressivo specifico, valorizzerà tutti i linguaggi, dalla pittura alla scultura alla fotografia.
Già stabilito il programma delle mostre per il 2013: dopo la personale di Ray Smith, sarà la volta di una collettiva di fotografia che vedrà esposti lavori di Mario Daniele, Giampiero Fanuli, Maurizio Galimberti, Piero Mollica, Patrick Van Roy; seguiranno le personali di Ubay Murillo -giovane artista originario delle Canarie di base a Berlino- Vanni Cuoghi e del fotografo Edoardo Romagnoli.