Beyond the objec / Nazafarin Lotfi
Due mostre: Beyond the Object, una group show concepita per mettere in relazione opere di artisti diversi per origine e generazione, che allo stesso modo si trovano necessariamente a confrontarsi con la produzione dell’oggetto. E Love at last sight, prima personale italiana di Nazafarin Lotfi (1984, Mashad, Iran – vive e lavora a Chicago, IL).
Comunicato stampa
BRAND NEW GALLERY
presenta
BEYOND THE OBJECT
15 gennaio – 9 marzo 2013
Opening: 15 gennaio | 19.00-21.00
Aaron Aujila, Andy Boot, Sophie Bueno-Boutellier, Sarah Crowner, Robert Davis, Michael DeLucia, Tomas Downes, Ed Fornieles, Raphael Hefti, Julian Hoeber, Parker Ito, Sachin Kaeley, Barbara Kasten, Sean Kennedy, Jason Kraus, James Krone, Daniel Lefcourt, Tony Lewis, Lloyd Corporation, Andrea Longacre-White, Marie Lund, Dave McDermott, Matthew Metzger, Carter Mull, David Ostrowski, Virginia Overton, Michael Part, Noam Rappaport, Davina Semo, Lucien Smith, Chris Succo, Mika Tajima, Artie Vierkant, Emily Wardill.
Indeterminacy of arrangement of parts is a literal aspect of the physical existence of the thing.
L’indeterminatezza della disposizione delle parti connota l’esistenza fisica dell’oggetto.
Robert Morris, Notes on Sculpture 4: Beyond Objects, Artforum, 1968
Il termine Anti Form, coniato da Robert Morris alla fine degli anni ’60, segna l’abbandono del concetto tradizionale della produzione artistica: una sfida radicale che ha catalizzato l’attenzione verso nuovi modelli estetici. I materiali diventano l’elemento principale del processo di formazione dell’opera e viene meno la necessità, propria del Minimalismo, di programmare anticipatamente l’impostazione del lavoro.
Le idee riformiste divulgate attraverso il manifesto Anti Form, allora considerate sovversive, si traducono oggi nelle teorie su cui si basa un’arte sempre più globalizzata.
Brand New Gallery parte da questi presupposti per presentare Beyond the Object, una group show concepita per mettere in relazione opere di artisti diversi per origine e generazione, che allo stesso modo si trovano necessariamente a confrontarsi con la produzione dell’oggetto, esplorando l’interazione tra la costruzione e la forma, che radicalmente diviene un archetipo investito di un linguaggio proprio.
Gli artisti adoperano un linguaggio post minimalista, talvolta pittorico, in altri casi più vicino all’installazione e all’assemblaggio di materiali d’uso quotidiano, per sottolineare il ruolo esperienziale dell’arte come strumento per suscitare nuove possibilità di percezione nello spettatore, disorientato nella propria interazione con l’opera. L'atto della creazione coincide con il processo di produzione. La relazione fra lo spazio reale in cui si muove lo spettatore e il corpo fisico dell’opera sono aspetti sempre più importanti per questi artisti, che invitano il pubblico ad interagire con il loro lavoro, in un dialogo fisico che consenta una conoscenza empirica dell’oggetto.
BRAND NEW GALLERY
presenta
NAZAFARIN LOTFI
Love at last sight
15 gennaio – 9 marzo 2013
Opening: 15 gennaio | 19.00-21.00
Brand New Gallery è lieta di presentare Love at last sight, prima personale italiana di Nazafarin Lotfi.
In mostra una selezione di lavori inediti, appositamente realizzati per lo spazio milanese, che indagano il rapporto dell’artista con la sua stessa produzione. Nazafarin Lotfi impone una distanza incolmabile fra sé e il suo lavoro, allontanandosi dalle origini del concepimento fino ad un punto estremo di non ritorno, affinché il vuoto possa essere colmato dalla presenza dello spettatore. Nonostante questo tentativo di distacco nasce, inevitabilmente, un rapporto intimo tra l’artista e la sua opera, che ne cattura la presenza e ne custodisce la traccia. L’atto creativo diventa così il pretesto per manifestare un flusso di riflessioni che vengono esternate istintivamente, senza ordini gerarchici prestabiliti.
I lavori presentati rasentano la monocromia e la palette di colori è ridotta ai minimi termini. Le superfici scure inghiottono la luce rinnegando ogni forma di visibilità e celano elementi eterogenei e fuorvianti, sottratti al loro impiego quotidiano. L’interesse dell’artista per gli spazi vuoti e le interruzioni deriva dai suoi studi in architettura e rappresenta un invito verso l’ignoto: questa posizione è enfatizzata dalla transitività dei materiali e delle tecniche di produzione adottati, confusi l’uno con l’altro fino ad offuscarne i confini e le diverse funzioni.
Se in precedenza questo processo era impiegato a scopo narrativo, ora Nazafarin Lotfi attua il procedimento inverso, spingendo le sue opere a liberare spontaneamente una storia. Nei suoi nuovi lavori l’artista esplora ogni traccia presente sulla tela e nella composizione. Gli strati vengono posizionati e contemporaneamente rifiutati, affinché ne resti solamente un segno effimero. Le opere su carta, così come i dipinti e le sculture, sono create per mezzo di distruzione e rimozione. In questo processo l’opera non può mai definirsi completa e diviene, ossessivamente, il punto di partenza per un lavoro successivo. L’immagine rappresenta pertanto la presenza dell’ultima azione compiuta dall’artista.
Nazafarin Lotfi nasce nel 1984 a Mashad, Iran. Dopo essersi laureata all’Università di Teheran nel 2007, si trasferisce negli Stati Uniti dove, nel 2011, consegue il Master of Fine Arts presso la School of Art Institute di Chicago.
Il suo lavoro è stato incluso in mostre di respiro internazionale negli Stati Uniti, in Europa e in Asia, tra cui si segnalano NURTUREart Benefit al Chelsea Art Museum, NY, In Between all’Autumn Space di Chicago, IL e Faux-Cult a Noglobe, Brooklyn, NY. Attualmente vive e lavora a Chicago, IL.