Il mito il sacro il ritratto
La Sala delle Nicchie nella Galleria Palatina, è la sede della mostra Il Mito, il Sacro, il Ritratto, dipinti dai depositi della Galleria Palatina. Si tratta di una breve antologia che vuole essere l’occasione per avvicinare il pubblico alla conoscenza di un patrimonio d’arte inesauribile e sempre sorprendente, frutto della lunga vicenda del collezionismo mediceo.
Comunicato stampa
La Sala delle Nicchie nella Galleria Palatina, è la sede della mostra Il Mito, il Sacro, il Ritratto, dipinti dai depositi della Galleria Palatina. Si tratta di una breve antologia che vuole essere l’occasione per avvicinare il pubblico alla conoscenza di un patrimonio d’arte inesauribile e sempre sorprendente, frutto della lunga vicenda del collezionismo mediceo e del vincolo indissolubile che la famiglia regnante volle fissare con Firenze, legandole la permanenza dei loro tesori “per ornamento per lo Stato, e per utilità del Pubblico, e per attirare la curiosità dei Forestieri”.
I diciannove dipinti qui riuniti raccontano le vicende dei luoghi di provenienza, i palazzi e le ville granducali, dei committenti che le avevano richieste ai pittori più in voga al momento, o che le avevano acquistate sul mercato antiquario, spinti dal desiderio di arricchire le loro raccolte.
Il percorso di visita è articolato in quattro sezioni che illustrano i temi più frequenti e graditi al gusto collezionistico, entro un arco cronologico compreso tra gli anni ’60 del secolo XVI e la prima metà del secolo XVII.
Fulcro dell’esposizione è il monumentale Ercole e l’Idra di Lerna, eseguito da Guido Reni intorno al 1638-40 circa e proveniente dalla collezione del Cardinale Giovan Carlo presso il Casino Mediceo di via della Scala. Ercole, simbolo della forza ed eroe mediceo per eccellenza, è anche il mentore che accompagna il principe nel viaggio spirituale tra le sfere celesti delle cinque Sale dei Pianeti affrescate da Pietro da Cortona, che si incontrano immediatamente accanto a questa sala. Al mito come exemplum virtutis, si lega la presenza delle due tele con Tarquinio e Lucrezia, eseguite da Simone Pignoni ed allusive alla castità e alla fortezza femminile.
La sezione dedicata alle Storie Sacre racchiude soggetti dell’Antico e Nuovo Testamento, affrontati da artisti fiamminghi come Frans Floris, (attivo in Italia dal 1540 circa) e italiani, come Artemisia Gentileschi e il veronese Jacopo Ligozzi, pittore caro a Francesco I e a suo fratello e successore Ferdinando I.
Segue un breve omaggio a Don Lorenzo de’ Medici, figlio di Ferdinando I e Cristina di Lorena, raffinatissimo cultore delle arti, ed attento mecenate dei maggiori ingegni del suo tempo, da Volterrano a Dandini, da Stefano della Bella a Michele Desubleo. Tra le molte opere commissionate per la quadreria ordinata nella Villa della Petraia, sua dimora d’elezione, spiccavano la grande tela con Orlando nella grotta dei malandrini, testimonianza del gusto per soggetti tratti dall’Orlando Furioso e dalla Gerusalemme Liberata, e una serie di ovali con Ila, Zefiro, il Giovane con giubbone turchino e l’Allegoria della Commedia, corredati delle cornici originali, destinate ad una delle stanze di piccole dimensioni al pianterreno.
Il Ritratto, come espressione dei legami familiari e politici, come dono, o come simbolo delle virtù morali del personaggio effigiato, è il tema che conclude la rassegna. I cinque dipinti qui presentati, Gastone d’Orleans, Enrichetta Maria, ed Elisabetta figli cadetti di Maria de’ Medici ed Enrico IV di Francia, insieme a Cosimo III de’ Medici e Margherita de’ Medici come Santa Margherita, eseguiti da due fra i maggiori specialisti del genere, Frans Pourbus il Giovane e Justus Suttermans, riflettono alcuni momenti della storia della famiglia granducale, il ruolo e l’importanza che essa assunse nel quadro della politica europea.