Luigi Corsini – Geometrie e tagli di luce
A cinque anni dalla morte, una monografia e un’antologica di Luigi Corsini segue i momenti più significativi della sua vita artistica tra Urbino, Roma e Brescia, e consente di conoscere una delle personalità dell’arte italiana.
Comunicato stampa
Solo gli artisti sono capaci di privilegiate creatività e solo chi ha costruito la sua arte sul rigore, su tempi dilatati, su esperienze con risonanze emotive, può accostarsi a una piacevolezza assicurata da una semplificazione geometrica tale da impedire ogni tipo di evocazione, ma generando in modo intuitivo una duratura contemporaneità. E l’incisione che consiste in un impegno preciso nelle sue tecniche all’acquaforte, all’acquatinta, alla puntasecca e a tutto quanto da Dürer in poi è entrato a far parte di questo affascinante mondo della calcografia, rappresenta il fulcro del lavoro di un vero artista: Luigi Corsini. E se dovessi riandare con la memoria ai nostri pur fugaci incontri e ad una conoscenza accreditata al tempo della sua partecipazione alla mostra di cui avevo curato il catalogo: Poetica dell’incisione, al Chiostro di San Giuseppe in Brescia nel 1988, il ricordo è per una persona in grado di esaltare la propria intelligenza con un sorriso, con una risata aperta e leggibile come una sorta di leggerezza che coglie quando si è a contatto con chi è in grado di trasfondere emozioni e cultura.
Luigi Corsini nasce a Urbino nel 1937. Frequenta l’Istituto Statale di Belle Arti e consegue il diploma di abilitazione all’insegnamento della calcografia nel 1958 con i maestri Renato Bruscaglia, Leonardo Castellani e Arnaldo Battistoni, e di Nunzio Gulino per il disegno prospettico ed architettonico. Si è perfezionato nella stamperia 2 RC di Roma e il suo approdo a Brescia risale alla metà degli anni Sessanta. Qui, oltre che docente in vari istituti, è stato il divulgatore della calcografia, in una città dove non esistevano occasioni artistiche di questo tipo, mentre in pochi anni il suo studio sarà tra i principali in Italia settentrionale. Costante, infatti, il suo lavoro di approfondimento tecnico e di riferimento come maestro stampatore, anche per i tanti artisti che frequentavano il suo laboratorio: a questi anni risalgono anche i primi contatti con alcuni giovani desiderosi di condividere con lui interessi e riflessioni, come testimonia il suo divenire l’animatore del “Gruppo culturale grafica Brescia”, che confluirà nel 1978 nella Bottega d’Arte di Via Benedetto Croce. L’anno dopo si affiancherà una “scuola”, allo scopo di valorizzare e diffondere la conoscenza delle tecniche calcografiche, e si chiamerà Laboratorio l’acquaforte (poi trasformato nel 1982 in Gruppo l’Acquaforte). Qui insegna l’intransigenza sul metodo, e questo ha fatto sì che ancora oggi molti incisori bresciani, cresciuti ai suoi consigli e alle sue “lezioni”, siano apprezzati artisti, perché l’amico Luigi soleva dire che bisognava lavorare sulla distinzione e non sulla confusione.
Probabilmente, però, questo ha giocato a sfavore dell’artista Corsini che, a parte, le cinque personali - la prima a Orvieto nel 1978 - e le pur molte importanti collettive, come quella del 1996 al “Gabinetto delle stampe antiche e moderne” di Bagnacavallo dal titolo La scuola urbinate dell’incisione a cura di Floriano De Santi, forse, dicevamo, ha foraggiato una certa incomprensione nella fortuna critica ed espositiva, tanto che non ci sono contributi significativi nello studio della sua produzione fino a questa antologica a cura di Riccardo Prevosti per la Galleria ab/arte, che finalmente Brescia dedica al maestro urbinate che vanta sue opere nelle raccolte di importanti collezionisti e diversi riconoscimenti.
La sua ricerca prende le mosse negli anni Sessanta, l’epoca del post-modernismo, appunto, del difficile rapporto tra figurativi e astrattisti, e si rivela subito con una sua carica individuale poco spartendo con i presupposti dei vari movimenti; il suo lavoro anzi si poneva fin dall’inizio oltre la configurazione del neo-espressionismo, per la caratteristica del suo incidere autenticamente vitale, pur con una partecipazione al concettuale e in un rifiuto del citazionismo. Così le sue acqueforti hanno profondità assunte nei toni e nelle vibrazioni dei passaggi al torchio, delle diverse impressioni, e il rigore non di virtuosismi tecnici ma se mai di invenzioni delle forme. E richiama la poetica dell’astrazione geometrica di Mondrian sebbene non ne riproduca i tratti, verso una direzione che riesce a coniugare tendenze europee in uno stile proprio; verso una sua poetica che si evolve secondo modalità diverse, perché diversa la sua esperienza di vita, per nulla visionaria o ingenua, ma alla ricerca di un segno quasi primordiale.
Per riassumere il complesso svolgimento dell’arte incisoria corsiniana nella storia italiana del XX secolo - per non dimenticare una grande eredità incisoria che altri continuano - servirebbero ancora altri orizzonti d’indagine, altri significati. Servirebbe chiedere in prestito ad altre discipline artistiche la legittimazione nella calcografia dell’uso di mezzi di “ricerca”, senza ipocrisie né alibi, ma chiaro gesto intellettuale nel ribaltare i canoni tradizionali, nell’apprezzare i valori plastici sul foglio di carta - cultura dello spazialismo - e come se il piano lineare non potesse bastare, come a rappresentare gli aspetti dell’esistenza in cui ritroviamo tutti i germi di una dialettica che ne è stata la premessa. Immagini di luce e colore: reinterpretazione poetica di una storia che si fa memoria e suggestione di paesaggi umani, di coinvolgimento a guardare il futuro. Sarà l’ultima linea luminosa di Luigi Corsini, a motivare una traccia della propria esistenza su amati fogli stampati dal suo fedele torchio. Il 17 settembre 2007 muore a Brescia e viene traslato nella sua natia Urbino.
(Dal testo critico di Andrea Barretta)