Ishmael uno è pittore
Nell’esposizione saranno coinvolti Emanuele Becheri, Matteo Fato, Dacia Manto e Luca Pozzi, le cui opere hanno delle tangenze con la pittura pur non essendo connotate in strictu sensu con tale disciplina. Soltanto un artista, quell’uno è pittore, darà prova del perdurare della pittura, dimostrando però come essa si sia rinnovata e contaminata con le altre discipline artistiche.
Comunicato stampa
Nel 1969, in occasione della mostra Live in Your Head: When Attitudes Become Form, Harald Szeemann aveva redatto un diario in cui erano stati annotati tutti i preparativi e gli effetti suscitati dall’esposizione presso la Kunsthalle di Berna. Tra le tante invettive apparse sui giornali, in data 25 marzo Szeemann aveva trascritto sulle pagine del suo diario lo stralcio di un articolo pubblicato dal quotidiano Basler Nachrichten, che titolava: “Uno è pittore”. In mezzo alla sessantina di artisti che parteciparono alla mostra – catalogati negli anni seguenti sotto l’egida dell’Arte concettuale, dell’Antiform, della Process Art, della Minimal Art, della Land Art e dell’Arte Povera – soltanto uno poteva essere annoverato nelle discipline tradizionali, quelle (appunto) pittoriche.
Tra le forme d’arte, la pittura è sicuramente quella più soggetta alle oscillazioni del gusto, così come a segrete corrispondenze con le passioni, i desideri e le emozioni. Pochi mezzi espressivi possono suscitare reazioni tanto contrastanti, passando dal piacere allo sdegno, dall’attrazione alla riprovazione. Ma cosa sia la pittura è difficile a dirsi: che si tratti di un approccio, di un’attitudine oppure di una pratica che si affina nel tempo? Non v’è dubbio che si possano apprenderne i rudimenti e le relative tecniche, ma la pittura (in quanto opera) non può essere insegnata, né può essere spiegata con facilità.
Sempre più spesso, alla pittura viene assegnato un luogo a par[e]te nei musei d’arte contemporanea, come se si volesse spodestarla della sua aura e dei suoi spazi istituzionali; sembra quasi che la pittura contemporanea sia diventata un non-luogo a procedere. Molto spesso i suoi detrattori finiscono per tacciarla come anacronistica, considerandola inattua[bi]le; in realtà la pittura è immortale: testimone dei secoli scorsi e del tempo presente. Il titolo della mostra, ripreso dall’incipit del Moby Dick di Melville («Call me Ishmael» / “Chiamatemi Ismaele”), assume la figura di Ishmael in qualità di testimone e di sopravissuto. Ma se il narratore di Melville è effettivamente un superstite, diverso è il caso della pittura contemporanea, la quale resiste, strenuamente e tenacemente, senza lasciarsi affossare dall’agone con la tela bianca – così come accade alla nave che affondava, inghiottita dall’abisso, dopo lo scontro con il grande Leviatano.
La gran parte delle accuse mosse alla pittura nascono dall’invidia e dalla gelosia. Ostilità che cela un falso antagonismo, quasi sicuramente derivato dalla lunga tirannia con cui la pittura aveva tenuto in scacco ogni altra espressione artistica. Il progetto Ishmael è stato pensato in relazione con lo storico Premio Lissone, che dal 1946 fino al 1967 ha dato lustro alla pittura; nel museo, ove sono conservate alcune fondamentali opere di quegli anni, saranno accolti gli esiti più recenti e inattesi della pittura contemporanea. Nella sua capacità di reinventarsi, l’ars picta è infatti diventata una res extensa, passando dai vecchi canoni ai nuovi codici dell’arte.
Nell’esposizione saranno coinvolti Emanuele Becheri, Matteo Fato, Dacia Manto e Luca Pozzi, le cui opere hanno delle tangenze con la pittura pur non essendo connotate in strictu sensu con tale disciplina. Soltanto un artista, quell’uno è pittore, darà prova del perdurare della pittura, dimostrando però come essa si sia rinnovata e contaminata con le altre discipline artistiche. Tra convergenze e ambivalenze, così come tra falsi indizi e prove tutt’altro che inconfutabili, i visitatori saranno tenuti a comprendere e a riconoscere la [r]esistenza della pittura. In modo non dissimile dalla mostra di Szeemann – che intendeva ampliare il concetto e la percezione dell’opera anziché cercare di definire o fissare l'arte – anche il progetto Ishmael si pone l’obiettivo di svincolare la pittura da una definizione tradizionale.