Alan Charlton
Per la sua settima mostra alla Galleria Alfonso Artiaco, Alan Charlton (1948, Sheffield, Inghilterra) presenta una selezione di opere realizzate tra il 1991 e il 2012.
Comunicato stampa
Per la sua settima mostra alla Galleria Alfonso Artiaco, Alan Charlton (1948, Sheffield, Inghilterra)
presenta una selezione di opere realizzate tra il 1991 e il 2012. Nonostante le opere
appartengano a periodi diversi, tutte sono espressione dello stesso percorso artistico che è
cominciato nel 1969, quando Charlton, ancora studente alla Camberwell School of Art, dipinse il
suo primo quadro grigio. ‘Cominciai a realizzare una serie di quadri con un approccio artigianale,
comprando il legno al deposito di legname, la pittura dalla ferramenta, scegliendo colori urbani.
Preparai i quadri usando della tela bianca – associavo il lino marrone alla pittura figurativa dalla
quale mi volevo allontanare. Ogni tela venne dipinta con un comune pennello il più
uniformamente possibile come quando si pittura una porta. Ogni dipinto era di un singolo colore
nero, bianco, marrone, verde, rosso ruggine e grigio. Ognuno realizzava quello che volevo, in
maniera precisa, riuscendo a trasmettere quella atmosfera urbana. Eppure quello grigio andava
oltre a questo, non sapevo perché, riusciva semplicemente meglio degli altri'. (Alan Charlton,
intervista di Guido de Werd, catalogo della mostra di Alan Charlton al Museo Kurhaus Kleve,
2008).
Il quadro grigio da solo sembrava essere coerente con tutti gli aspetti della sua idea di pittura,
infatti l'affermazione dell'artista 'io sono un artista che fa quadri grigi' contiene l'essenza
dell'opera di Charlton alla quale l'artista è stato fedele per gli ultimi quarant'anni. Nonostante la
scelta del monocromo risalga agli anni '70 essendo quindi stata influenzata dalla cultura di allora,
Charlton stesso afferma che più le cose cambiano rapidamente nel tempo, più diventa certo di
voler proseguire su questo percorso. (ibidem)
Per Charlton, essere un artista significa fare quadri come pratica quotidiana, un costante lavoro in
studio che deve essere fatto con precisione e dedizione. Charlton non è e non vuole essere un
artista nel senso rivoluzionario del termine. Ciò che è rivoluzionario nel suo lavoro è la costanza e
la determinazione. Come suggerito in precedenza, l'opera di Charlton comincia con la
costruzione fisica del quadro: egli stesso taglia e costruisce il telaio; stende la tela e la leviga fino
a farla diventare liscia. Guardando le opere di Charlton si può certamente percepire il
cambiamento delle forme e delle dimensioni di telai e tele ma ciò che definisce il quadro è allo
stesso tempo anche il tono del grigio. Charlton, infatti alle volte si riferisce ad un quadro come
‘quello verde’ o ‘quello rosa’, essendo questi i colori che ha mescolato al grigio base per
raggiungere un specifica temperatura nel colore. Per l'artista il grigio è il colore della modernità e
della urbanità; unisce il pieno e il vuoto; rappresenta sia oggettività e funzionalità da un lato che
l’estremo emotivo dall'altro, se si considera per esempio che è il colore associato alla malinconia.
La coerenza del lavoro di Charlton è contenuta anche nell'uso modulare della misura di 4,5 cm,
per la quale ogni tela è suddivisibile e che indica lo spessore del telaio come anche degli spazi
vuoti che dividono e compongono le diverse parti di un'opera. Infatti il lavoro di Charlton si
estende oltre alla superficie dipinta, includendo nella stessa idea della pittura lo spazio oltre alla
cornice. Il suo lavoro non può essere considerato completamente terminato fintanto le opere non
vengono installate nello spazio poiché è in quel momento che la reciproca interazione tra le opere
e l'ambiente circostante comincia a rendere la qualità sculturale dei quadri una parte decisiva del
processo percettivo dell'osservatore.