Omaggio a Rodolfo Aricò
La Fondazione Mudima, in collaborazione con lo Studio Grossetti, dedica a Rodolfo Aricò (Milano, 1930-2002) una serata ripercorrendo l’arco evolutivo della sua opera pittorica, avvalendosi della prestigiosa collezione di opere dell’artista riunita da Carlo Grossetti con la collaborazione dell’artista tra il 1958 e il 2001.
Comunicato stampa
La Fondazione Mudima, in collaborazione con lo Studio Grossetti, dedica a Rodolfo Aricò (Milano, 1930-2002) una serata ripercorrendo l’arco evolutivo della sua opera pittorica, avvalendosi della prestigiosa collezione di opere dell’artista riunita da Carlo Grossetti con la collaborazione dell’artista tra il 1958 e il 2001.
La dovuta riconsiderazione del lavoro di Aricò oggi, mette in evidenza l’appassionato lavoro che con coerenza scandisce quarant’anni di ricerca creativa dell’artista, la sua intima riflessione sul proprio ruolo e sul fare pittura.
Fin dalla consacrazione con le tele sagomate realizzate per la Biennale di Venezia del 1968, che dedicò all’artista una sala intera riproposta al primo piano della Fondazione, Aricò elabora una visione del tutto autonoma dalle coeve tendenze minimaliste, che alla logica del costruire per forme elementari salda l’emozione e il coinvolgimento, anche spaziale, per far emergere i rapporti che governano la totalità del reale, facendo partecipare, più che organizzando, lo spazio circostante. In mostra anche una sezione fotografica che raccoglie gli scatti di Ugo Mulas che documentano l'allestimento della sala alla Biennale del 1968 e la successiva copertura delle opere in risposta ai disordini fra studenti e polizia.
Quando nel 1970, al Salone Annunciata e allo Studio Marconi, espose una serie di opere realizzate spruzzando sulla tela vari strati di gocce di colore, di cui in mostra sono esposti alcuni importanti esempi, il risultato pianamente monocromo fece scrivere a Gillo Dorfles che la sua pittura resta “cromaticamente ambigua”. Infatti come le sagome, grandi o piccole, generano una sorta di “incertezza percettiva” quasi come se “prendessero in giro la continuità prospettica”, allo stesso modo i colori uniformi presentano in realtà molteplici sfumature, per cui i blu, i lilla, i viola trasmigrano uno nell'altro. Lo stesso artista del resto, in una intervista con Guido Ballo dichiara a proposito del colore che esso “non è un elemento aggiuntivo, ma costitutivo…che tende sempre all'improbabile, al mutevole, all'esistenza appunto”.
Le opere in mostra mettono in luce quanto il percorso dell’artista sia coerente e complesso, volto a fare del quadro il luogo di azione di un’immaginazione attiva, spazio anche dinamico come testimoniano gli ultimi lavori dell'artista che furono esposti alla sua ultima personale allo Spazio Annunciata nel 2001.