Bruno Conte – Le carte i libri
Sessantacinque opere, dal 1959 a oggi, testimoniano l’interesse di Bruno Conte come artista figurativo per la scrittura iconica e per i contenuti e la struttura del libro.
Comunicato stampa
"Pagine spezzate dove semi di segni o segni corrosi continuano a trasmettere i loro significati"
Giuseppe Appella
L
'Archivio del '900 del Mart propone 65 opere, dal 1959 a oggi, che testimoniano l’interesse di Bruno Conte per la scrittura iconica.
Sessantacinque opere, dal 1959 a oggi, testimoniano l’interesse di Bruno Conte come artista figurativo per la scrittura iconica e per i contenuti e la struttura del libro. Una ricerca quindi che si iscrive nell’articolato panorama delle ricerche verbo-visuali, oggetto di numerosi studi ed eventi espositivi al Mart, come le mostre “La parola nell’arte” del 2007, “What to do with poetry” (Collezione Bellora) del 2010 e “La donazione Bentivoglio”, del 2011.
La mostra sarà affiancata, negli spazi della Biblioteca del Mart, da una parallela selezione di libri-oggetto lignei conservati presso l’Archivio del ’900.
L’attività artistica di Bruno Conte è caratterizzata da un percorso solitario, poco battuto dalle grandi correnti della seconda metà del ‘900; le sue opere tuttavia mostrano una delle possibili declinazioni di quel rapporto fra parola e immagine molto rappresentato nelle collezioni del Mart, e oggetto di diverse pubblicazioni ed eventi. Nonostante una sostanziale rinuncia all’avanguardia, che allontana le sue ricerche da quelle dei maggiori poeti visivi, Conte ha esposto con artisti come Emilio Villa, Nanni Balestrini, Mirella Bentivoglio, e prosegue tuttora la sua intensa attività.
La mostra del Mart comprende alcune opere rappresentative della sua poetica del libro e della scrittura, “caso singolare di linguaggio analogo attraverso il tempo”, per citare le parole dello stesso artista: volumi e costruzioni lignee, tempere su carta e su cartone, che entrano in relazione stretta con gli spazi dell’archivio e della biblioteca e creando rispondenze fra oggetti, documenti, materiali a stampa.
I primi “Testi – immagine”, in una ricerca parallela alla sua pittura e scultura, uniscono le due componenti, poetica e figurativa, in una tematica esistenziale entro il mondo urbano: natura asfaltata delle strade, panorami di muri lungo i quali qualche passante anonimo ha lasciato un segno. Successivamente si sviluppa in modo autonomo la componente letteraria e le pitture, da materiche a oggettuali, cercano una dimensione metafisica ma non simbolica. Fanno quindi parte delle analogie, dai primi anni settanta, i “libri lignei”, come “Transtratologica”, del 1978, in cui alcune pagine sono esse stesse composte da pagine.
Più recenti nella produzione di Conte sono i “paginari”, dove la sequenza delle pagine è composta in un riquadro a parete. Secondo Conte sono oggetti fatti “per una visione quindi simultanea, seppure sfuggente nel dialogo tra le parti e nello sporadico intervenire dei sottili messaggi, tendendo comunque il complesso a un inquieto equilibrio d’attesa”.
“Nel lavoro di Conte – scriveva nel 1992 Gillo Dorfles – [c’è] un’analogia tra l’aspetto esterno libresco e il contenuto delle pagine lignee che consiste in un gioco equilibrato tra i singoli elementi che lo compongono”