Michele Di Tonno – In my skin
Il tratto sottile, morbido ma deciso dell’artista Michele Di Tonno (Roma, 1966) dà vita ad una trentina di dipinti su tela di immagini femminili che suggeriscono un percorso di stati d’animo.
Comunicato stampa
L’Associazione culturale no profit Ars Maiora, con il patrocinio del Comune di Ascoli Piceno medaglia d’oro al valor militare per attività partigiana, presenta la personale dell’artista Michele Di Tonno, dal titolo IN MY SKIN - MUTAZIONI EPIDERMICHE, curata dalla storica dell’arte Francesca D’Aria.
L’esposizione sarà ospitata nelle sale del prestigioso Palazzo dei Capitani del Popolo di Ascoli Piceno, location di grande valore storico – artistico, dal giorno 9 al giorno 17 febbraio 2013.
Inaugurazione 9 Febbraio 2013 dalle 17.45 alle 20.00.
Il tratto sottile, morbido ma deciso dell’artista Michele Di Tonno (Roma, 1966) dà vita ad una trentina di dipinti su tela di immagini femminili che suggeriscono un percorso di stati d’animo. Si pone l’attenzione sul rapporto che la donna rappresentata intrattiene con il proprio spazio nell’atto di mutare forma in una coesione con il luogo vissuto, quest’ultimo in bilico tra spazio reale e spazio psichico. L’artista sceglie spesso di utilizzare pochi colori, a volte persino inutili ad esprimere il moto di forze che muovono sinuosamente le linee dei corpi, infatti bastano pochi gesti e sul bianco della tela prendono vita figure leggere, dalla pelle blu, rossa, nera in un contorno sfumato che suggerisce la nebbia che avvolge la mutazione fisica. Non si tratta di una comune esposizione di ritratti, sono piuttosto icone di viaggi intimi nel quale il corpo è protagonista ed antagonista della donna dipinta, diventando un supporto che evoca il mondo celato nella pelle, non ciò che esiste fuori da essa. Vive, in ogni frammento di queste figure, un desiderio, un’attesa, una paura, un messaggio pronto per essere colto dagli sguardi più attenti.
TESTO CRITICO:
IN MY SKIN – mutazioni epidermiche
Le immagini scelte attingono dall’universo femminile, quadri di donne che spesso si celano dietro un abbraccio con il proprio corpo, che cercano lo sguardo disattento di chi passa o che semplicemente voltano le spalle. Esili corpi in potenza attraversati da tensioni emotive, tramortiti dal dolore, in divenire rispetto al proprio aspetto reale. L’artista definisce una relazione costante tra la realtà di queste figure femminili ed una meta-realtà trasognata, nella quale il loro corpo si trasforma, si sfalda, sciogliendosi nell’atmosfera. L’involucro che separa il fisico dal luogo abitato viene meno, è una pelle mutevole che non è solo pelle fisica ma soprattutto pelle mentale e sentimentale nella quale tutto si concentra e improvvisamente si disperde nell’aria per divenirne parte. La sensazione è così forte nello spirito da non essere più contenuta dall’ io-pelle, al contrario essa fuoriesce e diventa forza devastatrice che emerge prepotentemente nel fisico quasi deformandolo. La spirale nella quale vivono queste donne le trasforma in acqua, in aria, in terra e in fuoco, attraversate dall’amore, dalla delusione, dall’attesa, dalla sensualità che sprigionano quasi inconsapevolmente. Il visitatore è invitato all’ascolto e alla partecipazione di questo dialogo tra le figure immerse in una mutazione fisica, unione tra vita e desiderio, realtà e luoghi paralleli dell’inconscio. È in questo limbo che si gioca la partita, nella quale le donne si esprimono pur senza avere un volto che le identifichi, perché è un solo ed unico volto a rappresentarle: quello di un silenzio soffocante e stridente che gridando frantuma il vetro dell’ incomunicabilità che sembra avvolgerle.
Francesca D’Aria, storica dell’arte