…To be continued…

Informazioni Evento

Luogo
RAFFAELLA DE CHIRICO ARTE CONTEMPORANEA
Via Barbaroux, 14-16, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Da martedì a sabato 10.00 - 12.30 / 15.30 - 19.30.
Chiuso il lunedì, domenica su appuntamento

Vernissage
11/02/2013

ore 19

Generi
arte contemporanea, serata - evento, collettiva

La Raffaella De Chirico Arte Contemporanea è lieta di annunciare la mostra To be Continued per celebrare i due anni di attività della Galleria e inaugurare l’ampliamento dei propri spazi espositivi.

Comunicato stampa

La Raffaella De Chirico Arte Contemporanea è lieta di annunciare la mostra To be Continued per celebrare i due anni di attività della Galleria e inaugurare l’ampliamento dei propri spazi espositivi.
La mostra, in linea con i festeggiamenti del lavoro intrapreso fino ad oggi, espone le opere di molti degli artisti che hanno collaborato con la galleria illustrandone l’evoluzione artistico/concettuale e mettendo in luce la costante crescita ad ampio spettro che la galleria stessa, da sempre e con passione, promuove.
To be continued spazia dalla scultura – nelle sue forme e aspetti più differenti - alla fotografia, passando per l’installazione, per audaci sperimentazioni di materiali, sino a giungere alla tradizionale pittura, dove classico è il materiale utilizzato, mentre le modalità di rappresentazione e i linguaggi utilizzati si fanno fortemente contemporanei e ricchi di nuove soluzioni formali.
L’esposizione si disloca in ambienti differenti, ognuno dei quali dedica un attento sguardo ai diversi ambiti artistici che la galleria ha attenzionato con cura, spinta alla ricerca di nuovi linguaggi, pregni e singolari nel loro aspetto concettuale e tecnicamente capaci nell’esposizione di questo.

Artisti in mostra

Corrado Bove
Nato a Bergamo nel 1974, ha esposto in numerose mostre collettive. Parallelamente alla ricerca nel campo della scultura con la sua attività di designer ha collaborato con architetti dedicandosi a progetti di bioarchitettura. Vive e lavora in Puglia.
Nel suo lavoro, l’opera stessa funge da mezzo per una riflessione attenta e approfondita sulla scultura, una sorta di pensiero che ha come “prodotto” un elemento particolare, veicolo e voce dell’universale.
Corrado Bove assembla e cuce la rete metallica, dialogando, nel suo fare artigiano, con il pieno e il vuoto, con la massa e la sua assenza. Nascono forme architettoniche saldamente costruite, testimoni di un’idea forte e capace già nell’embrionalità progettuale.

Michele Brancati
Nato a Reggio Calabria nel 1977, dopo gli studi accademici in cinema e fotografia presso il DAMS di Bologna, approfondisce l’ambito del fotogiornalismo presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano sotto la guida del fotoreporter Hannes Schick.
Le sue fotografie raccontano intimità, dettagli, vite e sondano l’anima di luoghi e individui immortalati dall’ obiettivo della macchina. Nell’opera esposta in mostra, la stampa digitale, si fa quasi pittura, una pittura tra le più meditate e attente a sfumature, luminosità e particolari.
Brancati ci presenta una fotografia sfocata, ricrea l’alcova, la sua intimità e il suo silenzio, aprendo una porta allo spettatore che possa condurlo nel luogo del sogno e del “non detto”.

Sabatino Cersosimo
Nato a Torino nel 1974, nel 1999 si laurea in Decorazione presso l’Accademia Albertina di Belle Arti del capoluogo piemontese. si dedica a varie attività artistiche: dalla critica d’arte ai laboratori didattici museali, al restauro ed all’illustrazione di libri per l'infanzia e, dalla fine del 2006, riprende l'attività pittorica in maniera costante.
La sua ricerca si rivolge alla figura umana. Il volto si fa maschera ed esprime la realtà cruda e pura degli stati d’animo che la governano. Non nasconde, ma svela e offre l’essenza del sentimento.
I soggetti di Sabatino sono immersi nella quotidianità, sempre sottesa da una velata inquietudine.
La pittura è quella della gestualità delle pennellate nei corpi, in contrasto con i reticolati geometrici di sfondo che vengono accuratamente tracciati in una costante ricerca di un equilibrio estetico.

Emanuele Riccio & Luigi Cozzolino
La tecnica fotografica dei due torinesi, e la ricerca sperimentale sul mezzo, genera innovative creazioni artistiche attraverso la mescolanza di luce e fumo.
Profondamente incuriositi ed attratti dallo studio della luce e delle sue possibili diverse mutazioni nello spazio e nel tempo, Riccio e Cozzolino fotografano, senza tregua, le tante diverse possibili combinazioni derivanti dall’incontro di nubi di vapore, fumo, luce ed ombra.
Con l’abilità propria dei professionisti, declinano elementi immateriali alla realizzazione del reale, che diventa esperienza visibile e comunicativa, fruibile attraverso lavori fortemente evocativi.

Luisa Elia
Scultrice, instancabile ricercatrice, vanta una carriera intensa e ricchissima di esposizioni collettive e personali.
Luisa Elia manipola la materia con sapienza, unendo alla pratica scultorea, la via di una capace aggregazione di materiale. Le sue forme sono cariche di energia, appaiono modificabili, malleabili, quasi adattabili ai diversi sguardi di chi osserva.
La materia è vissuta e libera, sentita e lavorata in modo liberatorio a sua volta. I supporti cambiano, si reinventano e, scelti di volta in volta, si accordano al progetto spaziale. L’idea creativa e progettuale si sviluppa nelle forme e nella materia stessa creando un’inscindibile connubio di mente, corpo e gesto. Le opere offrono un’anima segreta, estrapolata da un flusso interiore che nasce dallo specifico carattere dei materiali.
L’evento tecnico è il modo stesso di provocare il corpo della scultura, di interrogare la sua energia potenziale mettendo in forma l’impulso generativo che costituisce la forza dell’opera stessa.

Giovanni Fioccardi
Fotografo torinese, indaga il quotidiano estraneandolo dal suo contesto. L’occhio scandaglia il paesaggio urbano come se lo vedesse per la prima volta. Porta l’attenzione dell’osservatore sui materiali di cui la città è costituita e costruita. Fioccardi offre immagini di tutti ma intime e uniche, quasi fossero il risultato di pensieri e visioni pure, appartenenti ad un mondo altro, che vive di elementi reali ma atti a identificare un differente alfabeto, un diffferente linguaggio poetico e significante.
È lo scenario in cui il cemento di una strada qualsiasi, si fa poesia e diventa la strada che ognuno di noi vorrebbe percorrere e calpestare.

Tilde Giani Gallino
La fotografia in ottica Psicologica.
Tilde Giani Gallino, Professore Ordinario di Psicologia dello Sviluppo all’Università di Torino e membro della World Photography Collection – Londra, riunisce all’interno del suo lavoro artistico, le passioni della vita.
Gli scatti di quest’artista sono il risultato di una ricerca personale meditata a lungo. La fotografia è supportata dal pensiero, tanto che per ogni scatto si potrebbe parlare di “pensiero visivo” o “pensiero fotografico”. I suoi lavori divengono “via regia” per comunicare con gli altri.
Tilde Giani Gallino, riunisce, con grande abilità tecnica del mezzo fotografico, ed un linguaggio proprio e nuovo, due forme di conoscenza, avvicinandole e fondendole in un’unica materia.
La distanza tra psicologia e fotografia risiede, così, solamente nelle procedure della ricerca e nei modelli usati per approfondire l’oggettiva complessità dell’ambiente esterno.

Gaspare
Artista e critico d'arte, Gaspare Luigi Marcone si laurea nel 2006 in Storia e Critica dell'Arte all'Università degli Studi di Milano, dove dal 2007 è collaboratore del Dipartimento di Storia dell'Arte.
Ha curato mostre e pubblicato testi critici su motli ed importanti artisti.
“Il nero è la stella polare della ricerca pittorica di Gaspare”. Con questa esaustiva frase Sergio Givone, identifica il nucleo della ricerca intrapresa e sondata dal giovane artista.
Il “non colore” diventa madre di tutte le cose. Meta, sviluppo e partenza. Insieme dei colori e annullamento di questi, insieme delle forme e annullamento delle stesse. Le sue tele raccontano significazione e cancellazione. I segni sono stratificati, parlano e tacciono. Invitano e nascondono.
Il nero è potenza: “potenza dell’annichilimento”.

Corinna Gosmaro
inscrive in un ambiente intimo ed ermetico.
Il suo progetto porta sulla superficie di tele e calchi, gli elementi quasi primordiali della scrittura, del segno e del disegno, manifestando un processo di creazione artistica da intendersi come tale, nonostante sia immediatamente ed istintivamente riconducibile ad un flusso di coscienza senza ordine né origine. Corinna Gosmaro lavora sull’atto della creazione in termini di poetica comportamentale, in cui le idee e il pensiero, comunemente riconosciuto come elemento libero ed emozionale, sono necessariamente legati ad un sostegno fisico dell’artista e senza il quale non potrebbero concretizzarsi o, addirittura, nascere.
La coesistenza tra corporeità e tempo mentale si fa unità essenziale, cerchio in cui le tracce di una narrazione complessa e quasi inaccessibile divengono testimonianza di idee originate e costruite dal corpo stesso di chi agisce, riflesso di automatismi biologici, liberi e non liberi, appartenenti alla sfera di un ipotetico subconscio che si palesa attraverso atti concreti e involontariamente volontari.

Pina Inferrera
Si è laureata a pieni voti in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Ha esposto in Italia e all’estero: Londra, New York, Tournai, Francoforte, Parigi.
La ricerca artistica di Inferrera è tesa all’esplorazione della realtà circostante.
In questo senso, l’arte fotografica dà vita a immagini che si muovono fra realtà e finzione, panorami dalla natura incontaminata in cui si riflettono ombre. Quelle di Pina Inferrera, sono opere che comunicano attraverso gradazioni tonali fredde un senso di spaesamento.
L’elemento naturale è il protagonista assoluto, in cui i paesaggi sono, solo in apparenza, desolati e melanconici. L’uomo non è mai raffigurato perché già compreso e integrato in una natura che lo contiene ed a cui ci si può affidare con abbandono.
Un dichiarato animismo pagano trova la sua corrente ascensionale: Pina è presente in ogni sua creazione e si ritrae con una piccola icona a mezzo busto in trasparenza, come una Dea Madre che permea e protegge tutte le manifestazioni della natura.
La sua attività è rivolta alla ricerca delle possibilità espressive per raccontare attraverso l’arte, un percorso dell’uomo.

Lawand
Lawand Attar, di origine curda, nasce a Rakka, Siria, nel 1984.
Lawand ha affiancato l’attività pittorica alla ricerca di altre tecniche espressive, interessandosi sia alla danza contemporanea, facendone scaturire delle performance, sia alla poesia, declinando la sua produzione artistica alla realizzazione di libri d’artista. I poeti Michaux, Ghérasim Luca, Guillevic e Adonis hanno un ruolo fondamentale nella sua formazione, nonché i poeti contemporanei Antonie Emaz, Bernard Noël, Jean-Claude Schneider, Yves Bonnefoy con cui ha stretto diverse collaborazioni.
Pittore materico, intenso e introspettivo, porta sulle sue tele la vita, e con essa, le sofferenze, i cambiamenti. Morti e rinascite, dolori e travagli interiori ed esteriori. Sentimenti universali e capaci di toccare e penetrare a fondo nell’anima.
La matericità del colore – in cui i toni rimandano a terre lontane e calde – rimarca la significazione e il sentimento che impregna la tela su cui permeano la mano e il corpo di chi l’ha creata, disegnata e vissuta. Ne emerge una sorta di identificazione tra il soggetto rappresentato ed il fautore dello stesso.
Nei lavori di Lawand, si respira lo stesso respiro dell’artista.

Paolo Leonardo
Torinese di nascita e d’abitazione, si presenta come uno dei capisaldi della scena artistica della città.
Inizia la propria attività artistica negli anni ’90 e nel 1994 realizza il suo primo intevento urbano.
Strappa l’uomo alla sua stereotipizzazione pubblicitaria e lo “ri-eleva” collocandolo nell’ambito pittorico. Restituisce valore alla figura, inscrivendola in un’antica riflessione che vede protagonista l’umano come essenza e motivo di indagine. In una sola operazione riqualifica l’uomo e attualizza la creazione pittorica.
Paolo Leonardo re-interpreta il panorama mediatico investendolo del proprio stesso essere, della propria alta visione d’artista, creando una profonda empatia con l’immagine oggetto della sua ricerca. Recupera l’intima valenza di ciò che ci viene dato come globale. Come l’artista stesso afferma che la pittura diventa “quasi un rito per purificare la visione”.

Ernesto Morales
Ernesto Morales, artista argentino nato in Uruguay nel 1974, vive in Italia dal 2006 e lavora da diversi anni tra l’Europa e il Sudamerica.
Morales muove la propria ricerca su piani formali e poetici differenti, stratificati, affrontando tematiche ricorrenti, se pur espresse e sondate in modo sempre nuovo e vivificato nella profondità del loro significato.
All’interno del suo operato artistico sviscera, su differenti piani simbolici e soluzioni estetiche, la propria storia di sudamericano, mai dimentico delle proprie origini, in sovrapposizione alla tematica del viaggio, della migrazione fisica e spirituale che l’uomo, in senso particolare prima, dunque legato al popolo argentino e in senso universale poi, affronta nello scorrere della propria esistenza. Una vita sospesa tra tempi e spazi reali ma anche illusori, quasi onirici, in città riconoscibili come tali e al contempo evanescenti, città del mondo, città migranti e dei ritorni, luoghi eletti a mete o partenze dei viaggi dell’anima.

Dario Neira
Attraverso la fotografia, il video e l’installazione, i lavori di Dario Neira si articolano spesso intorno all'uso del linguaggio, alla messa a punto di parole e frasi che indagano l'essere umano e i suoi stati d'animo in una sorta di celebrazione testuale in cui confluiscono l'arte, la scienza e il sacro. L’impiego delle biotecnologie è per Neira un mezzo funzionale per esprimere delle idee, poiché solo in parte nelle sue opere il medium coincide con il soggetto dell'indagine. La medicina è, per sua formazione, il mondo che l'artista pratica e dal quale egli attinge per formulare enunciati; parole che, in lingua inglese, formano brevi statement, dichiarazioni intese come risposta a un’urgenza comunicativa a tutto ciò che soffoca inespresso nel corpo umano.Recuperando il sentimento, spesso nascosto e non svelato, nella natura umana, Neira ricrea suggestioni, narrazioni e situazioni di un vissuto quotidiano al tempo stesso straordinario.

Carlo Orsi
Carlo Orsi nasce a Milano l'8 marzo 1941.Esordisce nel mondo della fotografia come assistente di Ugo Mulas. All'inizio degli anni '60 realizza reportages dall'Italia e dall'Estero per riviste quali “Panorama”, “Settimo Giorno”, “Il Mondo” e “Oggi”. Sul finire di quegli anni inizia il suo rapporto con la moda collaborando con le più qualificate testate italiane e estere. Non si sottrae alle lusinghe della pubblicità: sue sono alcune campagne per La Perla, Omsa, Swatch, American System, Marlboro e Ducati e nel campo dell'arredamento: Alias, Baleri, Nemo e Cassina. Dagli inizi degli anni '90 abbandona lentamente moda e pubblicità e ritorna alla fotografia -reportage, del resto mai abbandonata. Definito da Guido Vergani “uno dei rari fotografi che sappiano essere contemporaneamente grandi, onesti reporter e grandi creatori, inventori di immagini”.

Paolo Peroni
Paolo Peroni, giovane artista residente a Torino, muove la propria ricerca creativa tra mondo naturale e artificiale, avente l’uomo come tramite ed in continuo divenire.
Diplomatosi di recente all’Accademia di Belle Arti di Torino, Paolo Peroni sviluppa un’interessante e singolare poetica: l’artista lavora per cicli tematici, sottesi da un comune leit motiv. Le opere raccontano in modo diverso ma ugualmente incisivo i concetti espressi dalla sua arte, un’intensa riflessione sulla tensione esistente tra il singolo, il gruppo e l’ambiente esterno, dal singolo individuo in relazione alla società, all’elemento di base del mondo naturale in relazione al suo habitat.
Attraverso il gioco di queste corrispondenze, le opere di Paolo Peroni suscitano nell’osservatore
una tacita vicinanza: un innato senso di consapevolezza e appartenenza al mondo profondamente umano. Interessante è anche il mezzo espressivo utilizzato dall’artista che non risulta immediatamente
riconducibile all’idea da cui nasce il lavoro.

Eva Sørensen
Eva Sørensen studia a Parigi con lo scultore Laszlo Szabo. All’inizio degli anni Sessanta si stabilisce in Italia, frequenta artisti come Piero Manzoni, Lucio Fontana ed Enrico Castellani e, nel corso di un soggiorno ad Albisola, comincia a dedicarsi alla ceramica. La sua prima esposizione personale è organizzata dalla galleria Birch a Copenhagen nel 1963.
La produzione grafica della Sørensen presentata in questa mostra, si presenta quasi come preliminare progetto dell’attività scultorea, manifestando però una sua autonomia.
La linea che domina e ordina la rappresentazione porta sulla superficie piana di un foglio, l’invisibile. Scrive le tracce della relazione tra linea grafica e linea minerale sedimentate nella mano dell’artista.
I disegni tridimensionali di Eva Sørensen esplicitano una memoria stratificata in cui il movimento del corpo incontra quello della terra che si disvela nella sua essenza segreta attraverso il mezzo artistico. Sono composizioni ritmiche, stese in una sola seduta, registrazioni del pensiero che comunica attraverso un gesto netto e concentrato. Il disegno, espressione di cultura, si fa portavoce dei dimentichi misteri della natura.

Börje Tobiasson
Börje Tobiasson nasce in un piccolo paese nel sud della Svezia nel 1952. Dal 1988 vive in Italia, tra Roma e Torino, lavorando come fotografo freelance.
La sua vocazione alla fotografia inizia in Asia nella seconda metà degli anni Settanta e dieci anni dopo decide di renderla la sua vita professionale e artistica. Si tratta di una scelta per lui intimamente legata al viaggio e una ricerca sul mondo ed i suoi abitanti.
Le sue istantanee celano sempre particolari toccanti. Il suo punto di vista non giudica mai, dona ritratti imparziali, offrendo, dunque, verità e realtà nella loro purezza. L’obbiettivo fotografico non mente né modifica. L’osservatore fissa il proprio sguardo in silenzio.

Ttozoi
“TTozoi”, pseudonimo dei due giovani avellinesi Stefano Forgione (1969, eclettico architetto) e Pino Rossi (1972, laurea in economia ed artista con una ventennale esperienza pittorica). L'originale ricerca artistica di 'TTozoi' consiste nella realizzazione delle opere attraverso la proliferazione di muffe su tela, lasciando che queste divengano 'naturalmente' evento artistico. "Le spore - spiegano gli artisti - prive di qualsiasi memoria formale e tecnica, non determinano più un'esecuzione, ma un atto che si esaurisce con la creazione naturale. Non creiamo nuovi eventi ma sappiamo farli accadere, lasciando il racconto delle opere ad un automatismo naturale slegato da qualsiasi intento descrittivo".

Claudia Virginia Vitari
Claudia Virginia Vitari è nata in Italia, a Torino.
Si è laureata nel 2004 ad Halle an der Saale, in Germania, presso l’Università di Arte e Design Burg Giebichenstein in pittura e grafica con il Professor Ulrich Reimkasten.
Elemento e perno fondante della ricerca della giovane artista è lo studio della relazione esistente tra l'individuo e la società.
Claudia Vitari parla di ciò che normalmente rimane invisibile: i ricordi individuali, le storie personali che, se analizzate, possono far parte e addirittura costituire una più ampia storia sociale.
Sono esperienze e vicende nascoste all'interno delle città in cui viviamo ma anche realtà che esistono a causa della società che abbiamo creato.
Gli ultimi progetti realizzati, tra cui Le Città Invisibili, esposto nella Project Room, si basano su un’analisi artistica delle istituzioni totalitarie attraverso una documentazione grafica che invita ad un confronto tra singole storie personali e analisi delle istituzioni, viste in quanto parte integrante e specchio della società stessa.