I medaglioni romani
Il Monetiere del Museo Archeologico Nazionale di Firenze custodisce una tra le più belle e importanti collezioni italiane di medaglioni di età romana imperiale, oggi interamente edita in due volumi di catalogo e della quale viene ora esposta una scelta di 150 esemplari in oro, argento e bronzo, databili tra il I sec. d.C. (Nerone) e il IV sec. d.C. (Graziano).
Comunicato stampa
Il Monetiere del Museo Archeologico Nazionale di Firenze custodisce una tra le più belle e importanti collezioni italiane di medaglioni di età romana imperiale, oggi interamente edita in due volumi di catalogo e della quale viene ora esposta una scelta di 150 esemplari in oro, argento e bronzo, databili tra il I sec. d.C. (Nerone) e il IV sec. d.C. (Graziano).
Iniziato da Lorenzo il Magnifico, l’attuale Monetiere è l’erede diretto del Medagliere Granducale che nel 1897 fu distaccato dalle collezioni delle Gallerie degli Uffizi e trasferito nell’allora Regio Museo Archeologico inaugurato pochi anni prima. La stessa collezione faceva parte dell’immenso patrimonio artistico di famiglia che l’Elettrice Palatina Anna Maria Luisa, ultima discendente dei Medici, donò nel 1743 allo Stato di Toscana, a condizione che non fosse mai alienato da Firenze e che rimanesse "per ornamento dello Stato, per utilità del pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri".
I medaglioni antichi, di maggior modulo rispetto alle serie ordinarie, rari nel mondo greco e del tutto sconosciuti in epoca romana repubblicana, sono ancora poco diffusi negli anni di regno degli imperatori del I secolo d.C. Una maggiore produzione si data, invece, a partire dal II secolo d.C., soprattutto negli anni dell’impero di Traiano, di Marco Aurelio e di Commodo, mentre decisamente più ricca è la serie con i ritratti di imperatori a partire dall’età di Costantino I e dei suoi successori.
I medaglioni romani in oro o argento erano multipli di valuta nominale corrente ed avevano un alto valore intrinseco, per cui erano più spendibili e quindi più ricercati per ogni forma di tesaurizzazione, rispetto agli esemplari realizzati in bronzo. I primi potevano essere utilizzati come donativi per ufficiali di alto rango, per i dignitari di corte o per i capi di popoli stranieri amici o alleati, anche in relazione ad occasioni importanti o eventi significativi. Quelli di bronzo, invece, che non risultano essere multipli di moneta corrente, erano probabilmente prodotti in occasione di trionfi, celebrazioni di vota pubblici, atti di liberalità o donativi ai soldati, con un valore più simbolico che reale. In più di un caso, infatti, i medaglioni di bronzo sono forati, così da essere appesi a mo’ di ciondolo o cuciti ad ornamento delle vesti.
Alcuni furono prodotti nelle città dell’Oriente mediterraneo e nelle regioni limitrofe, nei territori conquistati da Roma, ma la legenda rimase in greco, spesso con l’indicazione del nome della città emittente.
Una serie a parte è costituita dai cosiddetti “contorniati”, medaglioni con un solco inciso al tornio su ogni faccia, che su un lato mostrano sempre il ritratto di un imperatore o di un personaggio illustre (da Alessandro Magno ad Omero, da Cesare a Mario) e sull’altro lato episodi leggendari, personificazioni, grandi monumenti pubblici o scene di giochi circensi. Prodotti prevalentemente tra il 170 e il 350 d.C., i “contorniati” erano probabilmente impiegati come tessere di ingresso agli spettacoli, premi per atleti, pedine da gioco, amuleti e talismani, ma anche come dono-strenna per il nuovo anno.