Barbara Nati – Le Nebbie di Avalon
Mostra di fotografia digitale intitolata “Le Nebbie di Avalon”, nata da un progetto del 2009 vertente sul tema dell’archeologia industriale.
Comunicato stampa
Sabato 16 febbraio aprirà la stagione 2013 della Rassegna d’Arte Contemporanea al femminile MAD Jolly, già conosciuta col nome di Lillabox, dal colore delle pareti della location in cui è ospitata, il Jolly Bar di Latina. La prima artista a esporre sarà Barbara Nati, con una mostra di fotografia digitale intitolata “Le Nebbie di Avalon”, nata da un progetto del 2009 vertente sul tema dell’archeologia industriale e già ospitata la scorsa estate nell’ambito della rassegna MAD Procoio, curata sempre da Fabio D’Achille per MAD Museo d’Arte Diffusa e ospitata presso lo storico Antiquarium Civico Procoio di Borgo Sabotino.
Su “Le Nebbie di Avalon” si riporta di seguito il testo critico di Daniele De Angelis:
“Dalle macerie di un ambiente e di un sistema sociale, provengono materiali da riadattare, reimpiegare e riciclare, con l’obiettivo di porre le basi per un nuovo sistema. Dopo la fine, per sopravvivere, indispensabile è saper convivere e far convivere ciò che resta; individuare l’utilità di ogni oggetto e situazione, creando connessioni inedite e propulsive tra ambiti differenti. Il primo campo nel quale applicare questo nuovo modo di essere e pensare il
reale è l’architettura, per la primaria necessità di ricreare edifici nei quali vivere dopo la catastrofe. Con la serie Nebbie Avalon, Barbara Nati ci catapulta proprio nelle fasi successive al cataclisma, componendo immagini di fortezze e castelli realizzate con particolari architettonici, strutturali e decorativi, di differenti tipologie di costruzioni, assembrando così edifici-collage nei quali dettagli estranei convivono nella definizione di un nuovo insieme.
Castelli innestati con lucenti condutture di fabbriche, torri di guardia ricavate da ciminiere di centrali nucleari, fortezze gotiche inglobate in fabbricati di vetro e acciaio; quella che si delinea è un’architettura basata sul reimpiego, sul riciclaggio del passato, del precedente, un’architettura parassitaria nella quale ad un corpo principale si aggrappano, in simbiosi, presenze esterne. Gli stili e i materiali del mondo anteriore si accavallano, in una scansione temporale che tramuta gli edifici in archeologie visive, quasi dei compendi delle ere passate, nei quali l’essenza parassitaria si palesa nelle sue specificità di sviluppo alternativo, nell’essere mutante, nel potenziale di adattabilità estrema, nell’evolversi e accrescersi con il minimo dispendio di energie. Ed è proprio questo aspetto all’apparenza esteriore e ornamentale, a racchiudere un messaggio forte e imprescindibile nella società immaginata da
Barbara Nati, una concezione del progredire e del progresso inteso non più come novità obbligatoria e costante, ma come riconfigurazione di ciò che già esiste, nella prospettiva di relazioni capaci di utilizzare il presente fino in fondo. Queste costruzioni svelano, in tal modo, la loro doppia natura di immagini dal futuro e speranza per esso, dimostrando la liquidità del linguaggio artistico, capace di progettare una realtà trascendendo le finalità pratiche, per caricarsi di un senso immaginativo ulteriore, che la conduce a vedere, prima degli altri,
mondi e società possibili. Tra le nebbie di Avalon si delineano castelli profetici, segnali dal futuro per il presente”.