Open#5
Sesta mostra su bando di S.a.L.E.-Docks, dedicata agli artisti emergenti. La nuova edizione è del tutto rivoluzionata rispetto alle precedenti.
Comunicato stampa
Il prossimo 27 febbraio inaugura Open#5, la sesta mostra su bando di S.a.L.E.-Docks, dedicata agli artisti emergenti. La nuova edizione è del tutto rivoluzionata rispetto alle precedenti. Quest’anno abbiamo rinunciato al classico sistema del bando per arrivare alla mostra dopo un percorso di quasi cinque mesi. In questo lasso di tempo diverse decine di persone sono state coinvolte in un processo collettivo e orizzontale di produzione della mostra. L’esposizione è dunque una tappa importante di questo processo complesso che rivoluziona il modo di pensare un classico format delle arti visive. Abbiamo cominciato il 24 ottobre scorso con un incontro pubblico al S.a.L.E. preceduto a sua volta da un appello indirizzato a chiunque fosse stato interessato a costruire “da zero” la nuova Open. A questo primo appuntamento hanno partecipato oltre centotrenta persone: artisti, curatori, studenti, grafici, architetti, allestitori e organizzatori. Da quel momento il S.a.L.E. è diventato fucina viva della produzione materiale e immateriale della mostra. Abbiamo diviso il gruppo originario in tavoli di lavoro dai confini porosi (artisti, curatori, organizzatori, comunicatori, allestitori), mentre tutte le decisioni più importanti venivano prese collettivamente all’interno delle cosiddette assemblee plenarie svolte con cadenza periodica.
Open#5, con la partecipazione di quindici artisti più decine di curatori, organizzatori e allestitori, rompe con i modelli tradizionali della produzione artistica e conferma il S.a.L.E. quale “anomalia psicogeografica”. Un corto circuito in una parte di città dominata da monolitiche esperienze artistiche istituzionali (fondazioni e musei) affette dal classico bipolarismo dello spazio espositivo, un continuo alternarsi di euforia e depressione (non appena gli ultimi invitati lasciano l’opening dell’ennesima mostra). Al contrario Open#5, coerentemente con la storia di S.a.L.E.-Docks, tenta di plasmare l’esperienza dell’arte quale forma di vita critica, una critica che eccede di molto la “funzione opera” quale luogo di produzione di microtopie o di modelli alternativi di relazione. S.a.L.E e Open#5 vogliono affermare, nella pratica, uno spazio aperto ed attraversabile contro gli spazi chiusi e votati alla liturgia dell’arte contemporanea, uno spazio messo in moto dalla cooperazione e non dalla precarizzazione, uno spazio, infine, che riflette una città viva piuttosto che una bacheca prestigiosa.
Già perché per noi l’arte è cosa viva oppure non è, è pratica comune che significa cooperazione, creazione e formazione fuori dalle maglie della precarietà, dalle cappe accademiche e dalle gerarchie. Open#5 è qualcosa che ribalta i canoni tradizionali, per questo diciamo: “Più che una mostra, un nuovo stile!”.