Susan Harbage Page – Lo strappo della storia
Il tema della mostra Susan Harbage Page. Lo strappo della storia, conversazioni con merletti è legato non solo alla storia del costume e della moda, con implicite connessioni socio-culturali, ma alla natura simbolica e metaforica relativa alla natura stessa dei manufatti di cui si parla.
Comunicato stampa
Roma, marzo 2013
«… Mentre per fare un centrino o un colletto il lavoro parte dall’interno per svilupparsi in maniera circolare, io al contrario parto dall’esterno per ripercorrerlo in senso opposto. Questi disegni, insomma, diventano un po’ come carte geografiche molto astratte».
Il tema della mostra Susan Harbage Page. Lo strappo della storia, conversazioni con merletti è legato non solo alla storia del costume e della moda, con implicite connessioni socio-culturali, ma alla natura simbolica e metaforica relativa alla natura stessa dei manufatti di cui si parla. Il ricamo, il cucito, la maglia e l’uncinetto sono lavori di tradizionale appannaggio femminile, quell’atto “creativo” tutto al femminile che ha attraversato la Storia come un invisibile racconto umano. In occasione dell’8 marzo, questa mostra vuole rileggere un aspetto non secondario nel lavoro delle donne, poco conosciuto ma che ha comportato impegno e sacrificio a fronte di un risultato il più delle volte artistico.
Da qui la specificità delle creazioni di Susan Harbage Page, che scelgono, piuttosto che la fedeltà della rappresentazione, una frammentarietà immaginifica, il dettaglio e l’elemento di dissonanza da un contesto spesso coercitivo.
La mostra è concepita per la Casa della Memoria e della Storia come una sorta di catalogazione di quel lavoro creativo femminile. Realizzando un’operazione concettuale, l’artista statunitense, dopo aver ritracciato graficamente i confini di vecchi ricami, merletti, trine e pizzi, ne attraversa i codici simbolici e metaforici presentandoli come “reliquie”. Ponendo il merletto o il centrino sotto un foglio di carta traslucida fatta a mano, ne ricodifica il tratto con l’inchiostro, prevalentemente nero, ma anche magenta. Nel passaggio dall’anonimo manufatto all’opera d’arte, Harbage Page ricostruisce la matrice più intima del lavoro, restituendo metaforicamente memoria e identità alla mano femminile che lo ha realizzato. Memoria, identità arte, dunque, come universo femminile nascosto.
Il percorso espositivo è impreziosito dal site-specific realizzato dall’artista con l’impiego di stampa digitale e grafite, riproducendo grandi ricami sulla parete e da Peacock Doily, centrino intagliato in tyvek, materiale sintetico simile alla carta, composto anche da fibre di polietilene ad alta densità.
Nella Sala Multimediale della Casa della Memoria e della Storia, in occasione della mostra è prevista la proiezione del documentario Il merletto, un’arte veneziana (2012), diretto da Alessandro Bettero e prodotto dalla Fondazione Musei Civici di Venezia.
Il film si arricchisce dei ricordi e delle vivide testimonianze delle merlettaie di Burano, oltre che di ricostruzioni storiche realizzate con attori in abiti d’epoca e filmati all’interno di alcuni palazzi storici veneziani tra cui Palazzo Ducale, Palazzo Mocenigo, Ca’ d’Oro, Basilica di San Marco, la fornace vetreria di Formia Luxury Glass a Murano e in altre location tra Burano, Murano, Torcello, Chioggia e Altino. Rare ed esclusive sono anche le immagini che ripropongono alcuni tra i manufatti più antichi della collezione appartenente al Museo del Merletto e alla Fondazione Musei Civici di Venezia, che coprono gli ultimi cinque secoli.
L’esposizione, a cura di Manuela De Leonardis, è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, con la collaborazione di The Department of Women’s and Gender Studies at the University of North Carolina at Chapel Hill; Lubo Fund, Atlanta; McColl Center for Visual Art, Charlotte; Museo del Merletto, Fondazione Musei Civici di Venezia.
Il catalogo bilingue italiano/inglese contiene testi di Manuela De Leonardis, Susan Harbage Page e Lia Rose Newman.
Susan Harbage Page è vincitrice per tre volte del North Carolina Arts Council Fellowship (2000, 2004 e 2010) per il progetto U.S./Mexico Border Project: fotografie e archivi di oggetti trovati sulle rive del Rio Grande. A Question of Beauty esplora la sua esperienza con il cancro al seno e Working Women è una mostra di fotografie e interviste con le donne con cui ha lavorato in una filanda a Charlotte, North Carolina. Per il suo lavoro sulle donne della comunità beduina di Lakiya, nel deserto del Negev, le è stato assegnato il secondo premio in fotografia documentaria al Bernice Abbott International Competition for Women (2002), SpringfieldMuseum of Art, Springfield, Ohio. Il lavoro sul campo costituisce una parte importante della sua pratica artistica. Si è aggiudicata quattro residenze internazionali per la ricerca sul campo per l’esplorazione delle comunità femminili e degli oggetti sacri: il Fulbright Travel Grant (1992) per studiare oggetti sacri e la comunità delle monache di clausura presso il Monastero di Santa Maria Maddalena a Spello, Italia; il North Carolina to Israel Fellowship (1996) assegnato dal North Carolina Arts Council per vivere con un gruppo di donne beduine che gestivano una cooperativa di tessitura; Camargo Foundation Fellowship (2002) a Cassis (Francia) dove ha fotografato i resti della religione e Artist Residency presso il McColl Center for Visual
Art, Charlotte, North Carolina (2004) dove ha sviluppato Palimpsest, un’esplorazione visiva di storie di donne scritte sui loro corpi. Tra i progetti più recenti: Light Sensitive: Photographic Works from North Carolina Collections, Nasher Museum of Art at Duke University, Durham, North Carolina (2013); Cum Grano Salis, Kyo Art Gallery, Viterbo, Italia (2012); Zone of Contention, Weatherspoon Museum of Art, Greensboro, North Carolina (2012); Humanizing the Border Performance and Art Interventions, Progresso, Texas / Nuevo Progresso, Messico (sponsorizzato da Galeria 409, Brownsville, Texas) (2012).