Orodè Deoro – Il soggetto è da tradire
Il visitatore è accolto da un tappeto di opere calpestabili, realizzate da Orodè in perfomance pittoriche eseguite negli ultimi anni, mentre sulle pareti campeggiano disegni elaborati appositamente per l’evento bolognese.
Comunicato stampa
Dal 23 marzo al 12 aprile 2013 si svolge a Bologna, presso l’Associazione Fantomars Arte Accessibile di via De’ Marchi 23A, la personale dell’artista salentino Orodè Deoro dal titolo Il soggetto è da tradire. In occasione dell’inaugurazione, sabato 23 marzo alle ore 18.30, Orodè si esibisce in una performance pittorica e musicale. L’artista, che può vantare collaborazioni con musicisti quali Paolo Fresu, Virgil Donati e Nicola Stilo, propone un appuntamento raffinato che fonde diverse manifestazioni dell’arte. La mostra e la performance sono curati da Fulvio Chimento.
Il visitatore è accolto da un tappeto di opere calpestabili, realizzate da Orodè in perfomance pittoriche eseguite negli ultimi anni, mentre sulle pareti campeggiano disegni elaborati appositamente per l’evento bolognese. Ma Il soggetto è da tradire è una mostra che si completa proprio sotto gli occhi dello spettatore, perché una delle pareti di Fantomars, appositamente lasciata vuota, accoglie l’opera elaborata da Orodè durante l’azione pittorica inaugurale. Nelle sue performance Orodè è solito disegnare su carta poggiata su un pannello di legno, al fine di esercitare sul foglio una pittura “percussiva” (nata dalla stretta relazione con la musica), dove le pennellate “tintinnanti” fanno da contrappunto ai suoni degli strumenti. Sottolinea Orodè: «Nella mia action painting, in relazione alla musica dal vivo, ma anche alla parola, il corpo conta molto, è il medium che mi tiene in scena tra i musicisti. […] Tutta l’opera avviene a tempo di musica, e ogni mio gesto è una rasoiata, uno schiaffo, ogni tanto una carezza». L’artista considera quindi di primaria importanza il tempo vissuto durante l’azione performativa (in sinestesia), cercando ardentemente una fusione con le altre arti: «quando la musica finisce resta l’opera su carta, come una registrazione visiva di tutto ciò che è avvenuto».
Grazie alla “collaborazione” con la musica (anche quando dipinge all’interno del proprio studio Orodé ricorre a basi pre-registrate o a metodi di “sregolamento” – come rappresentare una modella senza mai guardare la superficie pittorica –), il tratto di Orodé nasconde qualcosa di decadente, ma al tempo stesso fortemente vitale. Il critico Gian Ruggero Manzoni afferma che «Orodè si pone con un segno disperatamente poetico, testimone della fine di un’epoca», mentre le forme, i contorni, le grandi masse di colore evidenziano l’energia alla base del suo modo di concepire l’arte. La figura, il volto, il corpo femminile sono sempre il punto di partenza delle sua ricerca, e il soggetto diviene un pretesto per osservare un mondo di maschere che si specchiano, riconoscendo se stesse solo nel momento in cui incrociano gli occhi dello spettatore: «Mi piacciono i corpi e così li “viviseziono”, come se cercassi l’anima sapendo che il volto che ho di fronte è una maschera».
La dimensione artistica di Orodè è quella del work in progress e della sfida nel padroneggiare differenti linguaggi espressivi, come quella che lo ha spinto a decorare tra il 2000 e il 2005 oltre 250 mq di superficie musiva nella casa-museo del pittore Vincent Brunetti a Guagnano (LE), luogo che ogni anno accoglie centinaia di visitatori. Qui ha dato vita a 30 mosaici di grandi dimensioni di ceramica ritagliata a mano, sassi, specchi e pittura (ispirati al Cinquecento, all’espressionismo, alla pop art), alla cui realizzazione ha dedicato tre interi anni della sua vita (con una pausa di un anno nel 2002, in cui ha vissuto a Roma), pensati come una lunghissima ed estenuante performance.
Orodè Deoro nasce a Taranto nel 1974, vive e lavora a Lecce. Artista autodidatta ed eclettico, si occupa di mosaico, pittura e action painting in spettacoli multidisciplinari. Tra le sue principali mostre segnaliamo Premio Celeste (collettiva con i finalisti del Premio Celeste), alla Fabbrica Borroni di Bollate (2009), e L’impossibile Bene, al Teatro Palladium di Roma (2010). Tra le sue esibizioni di action painting si ricordano: VariAzioni belliche (durante Festival Linea 35), presso il Teatro Sala Uno di Roma (2011), e, sempre nella Capitale, Bruciando bruciando, al Teatro Valle. Nel 2009 ha vinto il Premio Nazionale Enzo Fani (sezione pittura), indetto dall’Akkademia dei Prossimali, e il Premio Celeste Voto Online.