TDM6 – La sindrome dell’influenza
La sesta edizione del Triennale Design Museum è dedicata a un’attitudine propria del design italiano, la capacità di assimilazione, la curiosità e il desiderio di confrontarsi con altri linguaggi e altre culture per avviare nuovi progetti e nuove elaborazioni.
Comunicato stampa
La sesta edizione del Triennale Design Museum è dedicata a un’attitudine propria del design italiano, la capacità di assimilazione, la curiosità e il desiderio di confrontarsi con altri linguaggi e altre culture per avviare nuovi progetti e nuove elaborazioni.
Nel design apporti di varia provenienza vengono distinti dal contesto di origine, sottoposti a procedimenti inaspettati e nuovi spazi immaginativi nascono da una lettura “erronea” e creativa dei precedenti. Entra in azione la “sindrome dell’influenza”, resa possibile dalla facoltà propria di ogni linguaggio di esercitare un’azione su un qualsiasi altro linguaggio, all'infinito.
Per restituire la complessità di questo fenomeno, la sesta edizione del museo è organizzata in tre parti, corrispondenti a tre zone del percorso espositivo e a tre momenti della vicenda narrata dal dopoguerra all’attualità. Un racconto corale e polifonico che vede il coinvolgimento di 22 designer italiani e internazionali, impegnati nella realizzazione di inedite installazioni site-specific.
Prima parte: l’invenzione del design italiano
Nella prima parte si presentano dieci installazioni dedicate ai maestri del “periodo d'oro” del design italiano. Ogni installazione, opera di un designer contemporaneo, è dedicata a un maestro degli anni '50/'60, alla sua sensibilità, curiosità, fonti di ispirazione, viaggi, incontri. In questo modo viene evocata l'origine di una ricerca che ha fatto del design italiano il fenomeno culturale internazionale che conosciamo. È anche una maniera particolare di interpretare l'attitudine di questi architetti-designer i quali, evadendo da un clima di autarchia culturale, hanno innestato nella cultura italiana del dopoguerra elementi di sperimentalismo, di nuova ricerca formale, di fiducia nell'architettura moderna, di interdisciplinarità.
Le dieci stanze:
Blumer and Friends / Marco Zanuso
Paolo Ulian / Vico Magistretti
Lorenzo Damiani / Achille e Pier Giacomo Castiglioni
Formafantasma / Roberto Sambonet
Sonia Calzoni / Carlo Scarpa
Alessandro Scandurra / Ettore Sottsass
Matilde Cassani, Francesco Librizzi / Bruno Munari
Martino Gamper / Gio Ponti
Marco Ferreri / Franco Albini
Italo Rota / Joe Colombo
Seconda parte: la distruzione creatrice
Alle installazioni dedicate all’eredità dei maestri del dopoguerra segue il racconto orale delle vicende del periodo successivo fatto, nella maggior parte dei casi, dai testimoni dell’epoca. Nella seconda parte il tema della memoria prende dunque il posto del tema dell’eredità. L’allestimento della seconda parte moltiplica con un gioco di specchi gli oggetti e gli schermi con le interviste che evocano la situazione del design successiva agli anni sessanta. L’intenzione è quella di raccontare il contesto delle trasformazioni politico economiche e culturali che mettono in crisi l’ambito elitario postbellico e la figura del designer nel suo rapporto privilegiato con un determinato sistema produttivo e simbolico. La messa in crisi del ”sistema” chiama in causa diversi elementi, induce a nuovi comportamenti e anche a risposte innovative dell’apparato produttivo. Il Design Italiano diventa un pezzo del nascente Made in Italy. Si mette in mostra il passaggio tra i due periodi del design evocando anche quella “distruzione creatrice” da cui, sorprendentemente, emergono contenuti innovativi e le realtà protagoniste della terza sezione.
Le interviste:
Alessandro Mendini, Enzo Mari, Mario Bellini, Paolo Deganello, Paolo Rizzatto, Ernesto Gismondi, Alberto Alessi, Claudio Luti, Franco Raggi, Vanni Pasca, Joseph Grima, Giulio Iacchetti.
Terza parte: il nuovo contesto
La terza parte presenta il modo in cui i nuovi brand del design si dispongono nel contesto del Made in Italy. Le installazioni sono dedicate a esporre la filosofia dei marchi protagonisti, il modo con cui determinano la propria strategia produttiva, l’immagine e la scelta dei designer. La curiosità, il senso di avventura evocato per caratterizzare le figure dei progettisti degli anni cinquanta e sessanta ora vengono attribuite a queste strutture produttive in una sorta di rovesciamento di prospettiva che ambisce a radiografare il design italiano nella convergenza dei differenti punti di vista che l’hanno costruito e determinato.
Le dodici vetrine:
Alessandro Mendini / Alessi
Margherita Palli / Artemide
Antonio Citterio / B&B Italia
Mario Bellini / Cassina
Matali Crasset / Danese
Miki Astori / Driade
Ron Gilad / Flos
Ferruccio Laviani / Kartell
Paolo Rizzatto / Luceplan
Matteo Vercelloni / Magis
Patricia Urquiola / Moroso
Pierluigi Cerri / Unifor
Dopo aver risposto alla domanda “Che Cosa è il Design Italiano?” con Le Sette Ossessioni del Design Italiano, Serie Fuori Serie, Quali cose siamo, Le fabbriche dei sogni e TDM5: grafica italiana, Triennale Design Museum, il primo museo del design italiano, conferma la sua natura dinamica, in grado di rinnovarsi continuamente e di offrire al visitatore percorsi inediti e diversificati. Un museo emozionale e coinvolgente. Un organismo vivo e mutante, capace ogni anno, attraverso la sua innovativa formula, di interrogarsi senza dare risposte precostituite.