Theo Gallino – Segni del tempo…
Il lavoro di Theo Gallino, protagonista di questo ampio ed organico appuntamento espositivo, un’antologica della sua produzione dagli anni Novanta ai giorni nostri, promossa dall’Amministrazione Comunale di Chieri, sua città di residenza e di lavoro, coordinato artisticamente da Riccardo Ghirardini e da hakassociati artecontemporanea, è analizzabile da molteplici punti di vista: formali, estetici, filosofici.
Comunicato stampa
Il lavoro di Theo Gallino, protagonista di questo ampio ed organico appuntamento espositivo, un'antologica della sua produzione dagli anni Novanta ai giorni nostri, promossa dall'Amministrazione Comunale di Chieri, sua città di residenza e di lavoro, coordinato artisticamente da Riccardo Ghirardini e da hakassociati artecontemporanea, è analizzabile da molteplici punti di vista : formali, estetici, filosofici. Le opere dell’artista chierese si presentano dotate di una cospicua stratificazione di significati e si inquadrano perfettamente al centro del dibattito attuale sul concetto e sulla prassi della contemporaneità, non solo da un punto di vista squisitamente artistico ma in senso più ampio “politico”, secondo l’intuizione di Walter Benjamin sul ruolo dell’arte in una società dove la riproducibilità tecnica l’ ha sottratta dal precedente dominio del “magico” e poi del “rituale”. Analizzando la genesi e l’evoluzione della produzione artistica di Theo Gallino, esponente di spicco di quella generazione di artisti italiani emersi tra la seconda metà degli anni Ottanta ed i primi anni Novanta, che sta finalmente conoscendo una meritata rilettura, debbo notare come l’ascendenza storica, senza voler inoltrarsi troppo a ritroso nel tempo, è da individuarsi in una precisa ed originale linea del Pop- Concettuale italiano caratterizzata da un senso di ludica e disincantata ironia, dall’uso di reperti oggettuali e di tinte vive e squillanti, dal paradosso linguistico spesso centrato sull’ambiguità del significato che annovera personalità quali, tra le altre, quelle di Aldo Mondino, Piero Gilardi, Pino Pascali, Alighiero Boetti. Theo Gallino si presenta sulla ribalta della scena prima torinese poi italiana a ridosso di quell’ondata di “new wave” artistica che ebbe a caratterizzare in positivo il nostro paese a partire dalla metà degli anni ’80, con un eclettismo stilistico dove soprattutto pittura ed installazione si sono manifestate ammantate da una verve briosa ed originale, fortemente contaminata dalla frequentazione e dalla citazione di altri ambiti espressivi con cui condividevano un entusiasmo derivato dalla convinzione di vivere una fase in cui il definitivo prevalere delle nuove tecnologie avrebbe concesso spazio molto maggiore per l’estrinsecazione della propria dimensione creativa e di una interiorità da vivere in chiave individuale al di fuori del peso limitante delle vecchie ideologie. Soprattutto la pittura in quegli anni conobbe una fase di profondo rinnovamento formale in cui la citazione che aveva già caratterizzato la Transavanguardia era gradualmente superata da uno stile in cui predominava una nuova tipologia narrativa tale da prefigurare una sorta di ironica epica metropolitana dove il confine tra arte “alta” e “bassa”, tra pittura e fumetto, si assottigliava fino a scomparire. Purtroppo il felice momento vissuto dall’arte italiana tra la metà degli anni ’80 e la corrispondente del decennio successivo, venne gravemente inficiata da problematiche interne al “sistema”, da me più volte denunciate, che favorirono un prevalere mediatico di istanze legate ad una banale reiterazione di moduli espressivi stancamente vassalli del concettuale di matrice analitica. Il progetto di Theo Gallino, sintesi efficace di sapienza antica, riflessione sul passato recente della storia dell'arte, e sguardo ben centrato dentro le dinamiche del contemporaneo, è assai stratificato sul piano dell’enunciato concettuale, ed affronta temi di stringente attualità, come il rapporto tra organico e inorganico, artificio e natura, scienza ed arte. La poetica dell’artista ha da sempre sotteso il desiderio di ricongiungimento con il mondo, la volontà, tipica dell’estetica dell’inorganico, di abbattere la barriera tra interno ed esterno, di andare oltre la concezione dell’opera come produttrice di un autonomo ordine simbolico per renderla realmente “aperta”, cosa resa possibile dall’avvento dell’era culturologica della contemporaneità, o post modernità che dir si voglia. Quindi le sue opere attuali, quelle su scala ridotta così come le installazioni dotate di maggiore imponenza, tendono a dar conto dell’avvento di una nuova fase storica in cui le capacità manipolatorie dell’uomo sul proprio corpo , su quello altrui e sulla natura si sono enormemente ampliate e l’orizzonte biogenetico appare il tema su cui in dibattito si fa più appassionato e contraddittorio : spetta all’arte, sembra dire Gallino con le sue argute metafore, porsi l’obiettivo di indicare all’umanità una possibile dimensione etica che non può prescindere dall’eterno aspirare al Bello. L'antologica allestita a Chieri si presenta suddivisa in tre sezioni. A Palazzo Opesso è allestita una selezione di opere definibili come “Art Design”. Gallino è solito allargare i temi della sua poetica a trecentosessanta gradi, mantenendosi fedele alle linee guida della sua ispirazione che, saldamente nelle sue mani, sono in grado di espandersi al di fuori dei recinti tradizionali dell'arte. Lungo tutto il corso del Novecento l'arte abbandona il suo isolamento linguistico per contaminarsi, ed essere contaminata, dall'ambiente circostante. Il design, dal canto suo, diviene, particolarmente in Italia, elemento centrale della nostra creatività, adeguandosi naturalmente alla specificità del “genius loci”, fatto di stratificazione e sedimento culturale, ma anche di ironia e disincanto. Rispetto alla questione del rapporto tra l'arte e la sua applicazione pratica e funzionale, si è giunti ad una giusta risoluzione del problema, laddove l'oggetto non ha perduto nulla della sua funzione primaria, che è soprattutto tecnica, in particolare nella scelta dei materiali, traendo dall'arte, e dalle forme che essa ha assunto, la vocazione a manifestarsi in una veste simbolica tale da indicarne l'affidabilità in termini di comfort e di prestazioni. Un progetto eclettico e polimaterico come quello di Theo Gallino, riesce armoniosamente a calarsi nella dimensione dell'oggetto di uso quotidiano, avvolgendolo con una raffinata e discreta membrana artistica, tale da soddisfare il senso estetico, oltre che pratico, del fruitore. Presso le sale della Biblioteca Comunale saranno esposte le opere di trentasette artisti, che con Gallino hanno condiviso percorsi di vissuto personale, entrando a far parte della sua ampia collezione privata. Si tratta di un omaggio che l'artista fa ad autori del suo territorio, ma anche di altre regioni. Ciò testimonia la generosità intellettuale di Gallino, e la sua volontà di vivere l'esperienza artistica in una dimensione di dibattito e di confronto, senza arroccarsi in uno “splendido” isolamento, ma traendo dalle esperienze altrui linfa e coraggio per proseguire il suo cammino.
Edoardo Di Mauro
Esposizione collettiva presso la Biblioteca Civica:
Agosti Sergio / Benedicenti Luigi / Bersezio Enzo / Bonomi Corrado / Calella Angela / Canfari Tegi
Cano Coco / Caposciutti Giustino / Carena Antonio / Caruso Gianni / Colombo Maurizio / Curletto Franco D'Angelo Ferruccio / Darko Willy / Domestico Matilde / Fiore Lucio / Floreal Octavio Fonio Piero Gagliardino Enzo / Garis Elio / Ghirardini Riccardo / Guglielminetti Eugenio / Imada Yunco Longo Francesco / Manolino Nanni / Negro Franco / Peiretti Gianfranco / Persico Guido / Roccati Cesare
Taliano Eraldo / Tessarollo Silvano / Torta Domenico / Valente Vittorio / Valentini Luisa / Villani Massimo Villone Mauro / Zucca Claudio.