Makoto Kobayashi – Codice Bianco
Nell’ambito della prima edizione di Number X, mostra personale del vincitore Makoto: Codice Bianco.
Comunicato stampa
Chie Art Gallery è lieta di annunciare, nell’ambito della prima edizione di Number X, la mostra personale del vincitore Makoto: Codice Bianco. L’esposizione inaugura martedì 26 marzo alle ore 18.30, e sarà visitabile fino a sabato 30 presso lo spazio di viale Premuda, immediatamente successiva alla collettiva dei dieci finalisti, terminata il 23 marzo.
Codice mlgzn (2013) è un’installazione composita in cui tante piccole maschere bianche galleggiano nello spazio vuoto, appese a fili invisibili. Si tratta di calchi ripetuti e raccolti dentro una stessa opera, definendo quella che l’artista apostrofa come «uniformità stereotipata». La singola faccia, simbolo topico di unicità al pari dell’impronta del pollice, perde facilmente consistenza integrandosi in un insieme. Tale insieme costituisce una nuova e altrettanto peculiare identità. Venti maschere omologate, bianche, realizzano Codice mlgzn. L’utilizzo costante e ripetuto del bianco è una rappresentazione dell’identità di Makoto (Maebashi, Giappone), che ne definisce l’intera produzione in maniera tale da costituire in pratica, nonché dichiaratamente, un brand. Ogni evoluzione futura della sua arte sarà quindi eternamente fedele a tale specificità primaria, risolvendola entro un preciso indirizzo e sottoponendola a un approccio altrettanto solidificato. Bianco, e ancora bianco, e ancora bianco. È imprescindibile, e non potrà che essere così. L’opera vincitrice del concorso Number X prevede, inoltre, la possibilità per il pubblico di prenotare la maschera del proprio viso: un’opzione per riabilitare le gemelle omologate appese al soffitto della stanza, producendo nuovi insiemi.
Makoto si appropria dello spazio di Chie Art Gallery proponendo anche in questo caso, in linea con la sua pratica, una serie di lavori che s’innestano strettamente con il luogo in cui sono esibiti. Codice Bianco è una mostra che deriva da un concreto rapporto con il quadrato, anch’esso candido, della galleria milanese. Perché l’architettura ingloba in sé le opere, sviluppando uno spazio integrale in cui tutto è in armonia, e in cui il bianco fa tabula rasa del passato, del futuro e del presente – del concetto di tempo, insomma – per istituire un luogo nuovo che si manterrà intatto per l’intera durata dell’esposizione.(Ivana Mazzei)