Infinito Velocità Natura Etica
La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, nell’anno in cui la collezione civica compie 150 anni dalla sua istituzione, propone quattro nuovi temi per una diversa rilettura dei suoi capolavori: il terzo appuntamento di un percorso iniziato nell’ottobre del 2009, quando il museo ha rinnovato completamente l’allestimento delle sue collezioni permanenti abbandonando il criterio cronologico e ordinando le opere esposte in ordine tematico, secondo un metodo che prevede la rotazione del patrimonio, oltre 47.000 tra dipinti, disegni, sculture, installazioni e video, con la possibilità di distribuirlo secondo modelli interpretativi trasversali e riscoprire così capolavori non esposti da tempo.
Comunicato stampa
La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, nell’anno in cui la collezione civica compie 150 anni dalla sua istituzione, propone a partire dal 29 marzo quattro nuovi temi per una diversa rilettura dei suoi capolavori: il terzo appuntamento di un percorso iniziato nell’ottobre del 2009, quando il museo ha rinnovato completamente l’allestimento delle sue collezioni permanenti abbandonando il criterio cronologico e ordinando le opere esposte in ordine tematico, secondo un metodo che prevede la rotazione del patrimonio, oltre 47.000 tra dipinti, disegni, sculture, installazioni e video, con la possibilità di distribuirlo secondo modelli interpretativi trasversali e riscoprire così capolavori non esposti da tempo.
I due precedenti allestimenti (nel 2009 e nel 2011) hanno coinvolto otto diversi esponenti del pensiero italiano: docenti e intellettuali chiamati a proporre un tema legato alla propria materia di ricerca, diversa dalla storia dell’arte, fornendo livelli di lettura differenti, secondo una pluralità di punti di vista. Genere, Veduta, Infanzia e Specularità; Anima, Informazione, Malinconia e Linguaggio sono gli otto temi fin qui proposti.
Il carattere stimolante di questa scelta prevede una durata transitoria: l’allestimento tematico deve potersi rinnovare periodicamente, dando spazio a nuove ispirazioni. Per questo oggi il museo si modifica nuovamente, utilizzando lo stesso schema e coinvolgendo quattro nuovi professionisti: il Professore di Estetica Federico Vercellone, il celebre architetto Massimiliano Fuksas, il Presidente della FIAT John Elkann, la scrittrice e giornalista Luciana Castellina.
Infinito, Velocità, Natura ed Etica sono i percorsi scelti, che seguono i quattro corridoi del primo e secondo piano, presentando alcuni capolavori già esposti, insieme a nuove opere dalle collezioni, alcune delle quali frutto delle acquisizioni più recenti del museo.
Il primo piano del museo ospita l’Infinito, tema proposto da Federico Vercellone, Professore di Estetica presso l’Università degli Studi di Torino, che così scrive nel suo testo: “L’infinito si dice in molti modi. È l’immensità degli spazi celesti, è l’infinito della serie numerica, quello dell’amore, e ce ne sono ancora molti altri”. Si affronta così un tema che contempla categorie di indagine quali, tra l’altro, “caos, divenire, illimitato”. L’opera d’arte risponde a questa indagine tra finito e infinito, resa tangibile nell’immaginario romantico da paesaggi che richiamano la categoria del sublime, con scenari maestosi, carichi di drammaticità come ad esempio Il diradarsi di un temporale di Giuseppe Camino.
Lo Specchio della Vita di Pellizza da Volpedo mostra una processione di pecore che si staglia contro il lontano orizzonte. Si passa poi dal blu di Yves Klein concepito come colore dell’assoluto, al bianco di Piero Manzoni considerato dall’artista un non-colore che crea un senso di vuoto, un nulla che lambisce l’idea di infinito, fino ai tagli e i buchi di Lucio Fontana, che portano l’immaginazione verso qualcosa di “altro”, intangibile e indefinibile, che sta oltre la tela.
Il rispecchiamento moltiplica l’immagine e la fa tendere all’infinito, per questo una sala è dedicata alle celebri superfici specchianti di Michelangelo Pistoletto. Infine la realtà talvolta si trasforma in sogno, che percepiamo nei maestosi paesaggi di Humbaba e Einschüsse di Anselm Kiefer.
Il nuovo percorso espositivo prosegue al primo piano, con la galleria dedicata alla Velocità, tema proposto da John Elkann, Presidente della FIAT, il quale sostiene: “Il rapporto tra l’uomo e la velocità è un tema moderno e al contempo assai antico”. La velocità “condiziona l’agire e il pensare, segue un ritmo così rapido da superare la natura, tendendo all’infinito”. Si parte con il prologo dedicato alla pittura ottocentesca che ospita le pennellate “scapigliate” e veloci dei capolavori di Tranquillo Cremona Benedetto Junck e L’edera, per poi proseguire nella sala successiva con i dipinti moderni, che vede in Hans Hartung e Karel Appel una pittura di segno, che lascia impetuose tracce sulla tela. Passando attraverso la velocità raccontata dal disastro automobilistico di Andy Warhol e alla grande ruota di sedie di Marc Andrè Robinson, si raggiunge la sala dedicata al ritmo, con la ripetizione dei segni astratti di Giuseppe Capogrossi e di Carla Accardi. Il Futurismo, che fece della velocità la base del proprio manifesto è rappresentato nella sala dedicata alle Compenetrazioni iridescenti di Giacomo Balla, accanto allo Studio per La città che sale di Umberto Boccioni. Conclude il percorso il simbolo principe della velocità: l’automobile, qui ben delineata dalla monumentale Rajo Jack di Salvatore Scarpitta.
Il secondo piano parte dal corridoio è dedicato all’Etica, tema proposto dal celebre architetto Massimiliano Fuksas. Il prologo dedicato alle opere dell’Ottocento raccoglie dipinti in cui il tema etico è contrapposto alla visione del suo contrario. Il male raccontato da Dopo il duello di Antonio Mancini e La cella delle pazze di Giacomo Grosso fa quindi da contrappunto alla visione del bene assoluto, espresso con l’azione morale della rinuncia al soglio pontificio descritto nella Deposizione di Papa Silverio di Cesare Maccari. L’etica legata all’architettura e all’ambiente, riflessione sulla quale si basa il testo di Fuksas, è rappresentata nella seconda sala, dove le sculture in cemento armato grezzo misto a ferro di Giuseppe Uncini sembrano voler denunciare l’accanimento dell’uomo sul territorio; denuncia che Un Natale! Al Pio Albergo Trivulzio di Angelo Morbelli applica alla stanza triste e anonima del ricovero per i poveri che accoglie la disperazione. Il paesaggio urbano è infine sintetizzato nell’opera di Mario Sironi come in quella di Marco Tirelli, che delinea con linee essenziali un fitto panorama fatto di verticali e orizzontali. Un respiro di ottimismo offre più avanti Nicola de Maria che con il suo Regno dei fiori musicale, Universo senza bombe inonda il percorso di colore e musica, per poi smorzarsi più avanti con le inquietanti installazioni di Christian Boltanski. Si prosegue con i capolavori di Amedeo Modigliani e Antonio Canova, accanto a una recente acquisizione di Marina Abramović. Si attraversano quindi stanze nelle quali sono esposte opere che fanno riferimento all’etica della storia (Marino Marini e Luigi Mainolfi) fino a giungere alla sala dedicata alle opere di Felice Casorati. Si conclude con l’etica religiosa rappresentata da La Religione di Innocenzo Spinazzi, l’Apocalisse di Scipione e Schüttbild di Hermann Nitsch.
Il percorso termina con il tema Natura proposto dalla scrittrice e giornalista Luciana Castellina, che descrive la natura stessa come un concetto “sovrabbondante e metafisico: nella natura noi ci siamo dentro, ma non proprio. E da millenni si discute di dove siamo in rapporto a lei.” Il prologo ottocentesco è interamente dedicato alla natura nostalgica, romantica e letteraria di Antonio Fontanesi, tra atmosfere agresti in cui il tempo sembra sospeso e scandito dal solo ritmo della vegetazione e della luce. Passando per lo spazio che indaga la rappresentazione degli elementi naturali essenziali (aria, acqua, terra e fuoco) con l’Elogio del fuoco di Eduardo Chillida e la fiamma-fiore di José Maria Sicilia in stretto dialogo con le nature morte di Filippo de Pisis e Mario Mafai, si prosegue nella sala dedicata ad Alberto Burri e Medardo Rosso, artisti che pur in epoche diverse hanno contraddistinto la loro ricerca con l’uso di materiali organici e naturali. Gli artisti dell’Arte Povera, rappresentati nella sala successiva con i lavori di Mario Merz, Giuseppe Penone e Gilberto Zorio, riflettono con le loro opere sui processi di trasformazione della natura: dalla crescita biologica spontanea dell’Albero di 5 metri di Penone, all’analisi dei processi alchemici della Stella in bronzo con acidi e pergamena di Zorio. La natura “meccanica” o artificiale si fa predominante nell’arte di Fortunato Depero, Alberto Savinio e Fernand Leger la cui poetica è accostata a opere più recenti, come le sculture in poliuretano di Piero Gilardi e il recente acquisto del museo: Doppelpilzvitrine (vetrina con funghi doppi) di Carsten Höller. Dopo un passaggio in cui troviamo il ritorno alle origini primordiali della natura come divinità femminile rappresentata dall’imponente scultura di Arturo Martini, insieme alle raffigurazioni in stile informale dei paesaggi di Renato Birolli e Ennio Morlotti, il percorso si conclude con la dimensione al contempo fisica e metafisica della Natura morta con salame di Giorgio De Chirico a confronto con lo scenario barocco delle 4 tavole imbandite di Sissi, recenti acquisizioni.