È già nel logo realizzato da Alessandro Cannistrà per GarageZero il senso di questo spazio. Una proiezione di superfici e trasparenze, di pieni e vuoti, di segni e parole. Migliaia di parole, in mostra. Che evocano energia e silenzio. Perché, come la parola può essere vana acrobazia narcisistica, può al tempo stesso rappresentare la parte più vitale dell’umanità.
Ecco allora i garage nati cinquant’anni fa nel sottosuolo del quartiere Quadraro e degradati nel tempo dai più vari utilizzi – fino a discarica – trasformarsi in fucina d’idee e concetti in libertà. È un progetto che comincia da zero, con umiltà ed entusiasmo; un percorso dinamico che presto sbarcherà a Madrid, Londra e Berlino. Ed è uno spazio più mentale che fisico, non ancora inquinato da condizionamenti pre-strutturati – che siano quelli di luogo deputato a esporre “oggetti” artistici o quelli connessi a un sistema dell’arte ormai troppo spesso “svuotato e non più significante delle essenze creative individuali”.
Lo scrive Nicoletta Zanella, curatrice qui invitata come tante altre personalità dell’arte contemporanea, attraverso un’email al buio, senza rivelare i nomi degli altri partecipanti (artisti e curatori) o quelli dell’organizzazione. Solo il progetto. Chi ha risposto lo ha fatto sostenendo l’idea (romantica?) di risollevare lo spazio e il quartiere senza occuparsi di chi altri ne avrebbe preso parte. “Una costellazione precaria di artisti, curatori e critici perfettamente autentica nella sua assoluta varietà compositiva di provenienze e direzioni”, continua Zanella.
Seppure con le lacune di un lavoro realizzato in tempi brevissimi sulle forze degli stessi ideatori “per marcare uno spazio che rischiava di diventare parcheggio a pagamento”, racconta Laura Cionci, l’apertura di GarageZero ha l’obiettivo di contribuire al piano di sviluppo della cultura nella Capitale – come si ribadisce in una recente assemblea – e dà un segnale forte e chiaro al mondo dell’arte. Si chiede maggiore verità, un riesame delle relazioni svilite, superficiali e preconfezionate tra critica, curatela e artista. È una visione del “fare arte” che scaturisce da una “rabbia illuminata, un desiderio di giustizia come parte inscindibile di ogni azione umana” (Alessandro Scarabello).
Lori Adragna
Roma // fino al 24 novembre 2011
Project #1
GARAGEZERO
Via Treviri[email protected]
www.garagezero.it
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