Fioriture asimmetriche
Le Fioriture presentate in questa mostra sono asimmetriche per diverse ragioni. Le personalità dei tre artisti appaiono a tutta prima diseguali come i lati di un triangolo scaleno, ognuna con una connotazione così forte da renderla irriducibile alle altre due.
Comunicato stampa
Aprile è il mese più crudele - genera
lillà dal suolo morto, mescola
memoria e desiderio, smuove
pigre radici con piogge primaverili.
T.S. Eliot
Come una fioritura primaverile, anche la scultura attuale somiglia, più che alla ricerca di un'armonia puramente formale, ad un'energia trasformatrice. Il suo scopo non è più limitato alla creazione di artefatti su cui appoggiare l'occhio, ma è volto a costruire eventi contraddittori capaci di generare esperienza, e in grado di mescolare - come dice il poeta - “memoria e desiderio”.
Ma le Fioriture presentate in questa mostra sono asimmetriche per diverse ragioni. Le personalità dei tre artisti appaiono a tutta prima diseguali come i lati di un triangolo scaleno, ognuna con una connotazione così forte da renderla irriducibile alle altre due.
Nicola Carrino, nella sua lunga carriera, ha fatto un uso della scultura come sinonimo di consapevolezza spazio-temporale. I suoi celebri moduli, inconfondibili come solo pochi simboli d'artista, dai geroglifici di Capogrossi alle bottiglie di Morandi, sono stati scambiati per oggetti, ma non lo sono. La loro modularità, sempre molteplice e sempre dinamica, è correlata con lo spazio vissuto e vivente dello spettatore, e sa trasformarne la percezione dello Spazio. Antonio Trotta, pur avendo sempre lavorato con i materiali nobili della scultura, bronzo, ferro, marmo, ha speso una vita intera per non farci dimenticare che la materia è nulla senza l'Idea. Le sue opere sono la prova tangibile che dietro le cose del mondo, come il suggeritore celato nella buca del palcoscenico, si nasconde semplicemente nient'altro che la Verità. Athos Ongaro infine, ha rasentato la scultura come l'altra costa della pittura, un'altra isola in quell'arcipelago gremito di rimandi che si chiama Arte. Dipingendo le sue statue policrome come se fossero quadri e affollando i suoi quadri di figure tridimensionali, trasformando una fotografia in un'icona di bronzo, o un personaggio dei cartoons in una divinità di chissà quale religione, Ongaro ci invita a dimenticare le distinzioni e a prenderci un rinfrescante tuffo nel mare della Storia.
Ecco: Carrino, Trotta, Ongaro - Spazio, Verità, Storia, sono i tre lati asimmetrici, ma profumati, spuntati di bel nuovo nell'incerta primavera della nostra epoca, che si chiama “contemporaneità”.