Gioiri una festa per Joyicity e Rimi
In occasione dell’uscita degli ultimi due libri di Gabriele Frasca, il saggio Joyicity. Joyce con McLuhan e Lacan (Edizioni d’if) e la raccolta di versi Rimi (Einaudi), viene allestito al Museo Nitsch un evento-spettacolo con Gabriele Frasca, Giovanna Giuliani, Canio Loguercio, Enzo Moscato, che eseguono performance da Rimi, mentre Cyop&Kaf inseguono testi e interpretazioni con disegni di luce.
Comunicato stampa
In occasione dell’uscita degli ultimi due libri di Gabriele Frasca, il saggio Joyicity. Joyce con McLuhan e Lacan (Edizioni d’if) e la raccolta di versi Rimi (Einaudi), viene allestito al Museo Nitsch un evento-spettacolo con Gabriele Frasca, Giovanna Giuliani, Canio Loguercio, Enzo Moscato, che eseguono performance da Rimi, mentre Cyop&Kaf inseguono testi e interpretazioni con disegni di luce.
Discutono di Joyicity con l’autore e con il pubblico i critici Giancarlo Alfano, Gennaro Carillo, Giovanni Maffei.
Sulle ardue strategie delle Edizioni d’if e sulle prossime novità interviene Nietta Caridei.
Gabriele Frasca
Joyicity
Joyce con McLuhan e Lacan
Che cosa ha intravisto James Joyce di perverso e minaccioso nel sistema letterario? Qualcosa vi avrà ben scorto di pericoloso, se lo indusse a sottoporre le sue opere alla spettacolare torsione che le avrebbe sottratte alla letteratura, e ai suoi riti. È innegabile che le date dei suoi capolavori, il 1914 dell’inizio della stesura dello Ulysses e il 1939 del-la pubblicazione del Finnegans Wake, inquadrino con sconcertante tempismo gli anni più roventi del trauma novecentesco. Così come appare evidente che gli autori che si sono confrontati con la sua opera, in una curva sinusoidale che da Beckett giunge fino a Pynchon (e comprende fra gli altri il Gadda del Pasticciaccio e il Nabokov di Lolita), ab-biano tutti proseguito una riflessione sull’im-maginario e sui suoi effetti persino più devastanti della guerra. Eppure colpisce la circostanza che, a fronte della grande attenzione critica che continua a destare (ma non in Italia) l’opera di Joyce, si sia poco studiata la sua incidenza sullo sviluppo di due dei più significativi e influenti nuclei di pensiero del secondo Novecento. Le penetranti riflessioni sui media di Marshall McLuhan e l’imponente rifondazione della psicanalisi di Jacques Lacan − dagli anni Cinquanta al 1981 per entrambi − affondano le loro radici nel magistero joyciano e nella questione sull’immaginario. Questo saggio, inseguendo la parabola con cui la joyicity fuoriesce dal sistema letterario, e indagando sulle conseguenze dell’opera di Joyce sulle ricerche di McLuhan e Lacan, viene dunque a colmare una vistosa lacuna tipologico-culturale, e a rilanciare con forza in Italia, nel momento in cui si assiste a una fioritura di nuove traduzioni dello Ulysses, l’opera del più grande artefice del Novecento.
La collana. Un saggio del cuore è innanzi tutto il resoconto di un viaggio sentimentale attraverso un’opera che continua a palpitare le sue questioni. Non si tratterà allora di spegnerne gli accenti, ma di farsene camera, perché echeggi. Un saggio del cuore è allora innanzi tutto un’ecografia, che fa corpo con l’opera quanto più la disegna coi suoi stessi suoni, ed è dunque opera a sua volta, di rimando, di richiamo, in minore. Operetta critica, insomma, ma di una critica appassionata che, se non conosce altro lavoro che non sia quello sul testo, nondimeno non saprebbe come altro onorarlo se non riprendendo la strada maestra della sua narrazione.
L’autore. Gabriele Frasca (Napoli 1957) scrittore e saggista, attualmente presidente della Fondazione Premio Napoli, ha già pubblicato in questa stessa collana Un quanto di erotia. Gadda con Freud e Schrö-dinger, con cui ha vinto «The Edinburgh Gadda Prize».
Gabriele Frasca
Rimi
Quarta di copertina (Einaudi)
Costruita su forme diverse e con suggestioni da molteplici tradizioni poetiche, la nuova rac-colta di Gabriele Frasca fa convivere passato, presente e (sotto forma di sperimentazione) futuro. Incastonato fra una sezione iniziale ispirata ai sonetti barocchi di Quevedo e a una finale di traduzioni-riscritture da Dylan Thomas, il lungo poemetto che dà il titolo al libro è un testo tendenzialmente narrativo in cui versi e prosa giocano a rimpiattino nascondendosi gli uni nell'altra, in un flusso verbale apparentemente continuo, mozzafiato. La vita e la morte di un personaggio concentrate in una giornata di attraversamenti della realtà, forse solo immagina-ti in un dormiveglia. La difficoltà di aderire a un'idea di soggetto, la stratificazione dei tempi (e delle ere) nel gioco di proiezioni dell'ipotetico sé, il continuo tentativo di incespicare nel flusso sonoro, sempre frustrato, se non alla fine, dal trionfo del ritmico, pervasivo respiro. Un passo ulteriore nella poesia post-lirica di Frasca, che è poesia a un tempo severa e piro-tecnica, ardua meditazione e onda sonora trascinante.
dalla recensione di Giancarlo Alfano per Semicerchio
Le trentanove lasse di finta prosa – ma in realtà si tratta di una sequenza di cinquanta coppie di doppi endecasillabi –, cui si aggiunge un’ultima lassa, più breve, che suggella il poema Rimi, presentano ogni volta un personaggio (presumibilmente diverso), di cui viene seguito un episodio della vita rivissuto nel ricordo. La dimensione fantastica del rammemorare e considerare viene rappresentata per mezzo del discorso indiretto libero, così che la “sogget-tività” altrui del personaggio viene percepita dal lettore, su cui ricade la responsabilità di as-sumerla su di sé, di viverla come propria (esattamente come accade nel gioco delle voci tra testi originali tradotti e testi originali inseriti tra quelli tradotti).
Che l’opera compia il suo destino nel lettore è del resto quanto invoca il sonetto di apertura della raccolta, dove “tu” (lo stesso che poi troviamo nel primo dei Rimi, unico alla seconda persona) è incalzato da “io” che chiede che la «voce lo complet»: il celebre assunto di Emi-le Benveniste, secondo cui il linguaggio umano è incentrato sul continuo gioco tra assumere e abbandonare il posto del locutore, colui che si dice “io”, per lasciare che “tu” acceda a quel-la stessa posizione, diventa qui sostanza stessa dell’esperienza poetica.
Questa strenua meditazione sulla morte e il sesso, sul tempo che scorre via mentre la carne si abbarbica a ogni occasione per offrirsi l’illusione di una qualche permanenza fa del nuovo libro di Frasca davvero un’opera morale, dove il classicismo originario di alcuni dei testi-motivo è ridisegnato alla luce della psicoanalisi, delle neuroscienze e della filosofia.