Jason Dodge – A permanently open window
A permanently open window è la prima installazione permanente di Jason Dodge. Il progetto è concepito in uno spazio industriale dismesso ora trasformato in un centro commerciale aziendale, connesso alla Collezione Maramotti a Reggio Emilia.
Comunicato stampa
A permanently open window è la prima installazione permanente di Jason Dodge.
Il progetto è concepito in uno spazio industriale dismesso ora trasformato in un centro commerciale aziendale, connesso alla Collezione Maramotti a Reggio Emilia.
L’opera, realizzata nella ex torre elettrica della vecchia fabbrica si compone di tre elementi: una finestra aperta in permanenza sulla sommità della torre (come abbraccio di tutto ciò che è nell’aria), due porte di legno di cedro in successione tra loro (come doppia soglia per un potenziale passaggio di corpi d’aria) e una scultura intitolata Alfabeto.
Nel trittico questi elementi si sostituiscono ai cavi dell’elettricità ad alta tensione che un tempo attraversavano la torre e si connettono tra loro in un nuovo ordine spaziale e percettivo.
La vita nascosta delle piccole cose, gli oggetti impiegati, spesso minimali, sottratti alla loro funzione originaria, costituiscono un approccio usuale nella pratica artistica di Jason Dodge le cui opere mirano a conferire nuova vita agli oggetti e a generare nuove e personali esperienze nello spettatore che diviene parte attiva nel suo lavoro. Dodge lo invita qui a incontrare l’opera con una particolare modalità performativa; in questo processo di avvicinamento e di scoperta, il luogo stesso (perchè di un luogo si tratta e non di un semplice spazio), connesso agli elementi dell’opera che lo “abitano”, tende a sovvertire il tradizionale approccio percettivo del visitatore che può sperimentare altri modi di concepire la forma.
Tracce di riflessione sullo statement di quest’opera si ritrovano nelle poesie: God of Rooms di Jean Valentine, The Fact of the Door Framed di Adrienne Rich e Alphabet di Inger Christensen.
La poesia è un linguaggio familiare per l’artista con cui intrattiene un costante scambio.
Non è pertanto casuale che la giornata di apertura preveda una conversazione tra lo stesso Jason Dodge e Matthew Dickman, poeta americano impegnato in un progetto con l’artista.