Valentina Sozzi – Bugie
Ed eccole queste Bugie: come rovescio o controparte della verità non hanno un’unica faccia, ma piuttosto molti aspetti diversi ed un campo d’azione indefinito. In questi dieci nuovi lavori sulla pratica di dire una realtà diversa da quella reale,VS ha posto l’accento sulla presenza camuffata e il mascheramento, sul tema del doppio e dell’autoinganno.
Comunicato stampa
Molti dei miti della mia prima giovinezza sono amabili bugiardi: il gatto con gli stivali, il barone di Münchausen, Antoine Doinel de I quattrocento colpi ... una lista a papiro accompagnerebbe questa mia riflessione e basterebbe, poi, sostituire il termine bugie con quello di finzioni e quante e quali presenze comparirebbero ancora! Data questa premessa nessun stupore se, quando Valentina Sozzi mi ha proposto per questa sua personale da F+DD di portare un progetto sulla bugia al quale stava lavorando, non ho trattenuto un sussulto, un sorriso sincero, come quando vi annunciano che arriveranno presto cari amici lontani.
Ed ho cominciato, come si fa, ad aspettarli.
Chi segue il lavoro di Valentina Sozzi ne conosce bene il tratto minimo e pulito a narrare storie complesse ed oniriche. Dimensioni metaforiche gestite sempre con una ricercata pulizia di segno e di pensiero. Le sue figure umane stanno a cavallo tra l’infanzia e l’essere adulto; sicure, sempre, in una dimensione per nulla naturale e padrone della situazione della quale sono indubbiamente le protagoniste. Divertite o innervosite e a volte sospettose, ma solo verso qualcosa o qualcuno di esterno, magari proprio noi che le stiamo osservando, indiscreti e non desiderati.
Ed eccole queste Bugie: come rovescio o controparte della verità non hanno un’unica faccia, ma piuttosto molti aspetti diversi ed un campo d’azione indefinito. In questi dieci nuovi lavori sulla pratica di dire una realtà diversa da quella reale,VS ha posto l’accento sulla presenza camuffata e il mascheramento, sul tema del doppio e dell’autoinganno.
Ed eccole quindi: come diamanti che nascono dalla nostra lingua, senza stupore, piuttosto attese come parte stessa del nostro essere; eccole soffiate da una pipa salda nelle mani, quasi una bolla attraverso la quale vediamo con occhio nostro; bugie come biglie che ci costringono ad un equilibrio nuovo, ma nel quale siamo a nostro agio perché proprio noi le abbiamo seminate; bugie come un piccolo cono di luce che rende positivo il negativo; bugie come il sussurro complice all’orecchio del gatto di tappeto.
Nessun imbarazzo o timore: come sempre sono tutti saldi questi personaggi; solo uno sguardo di taglio che ci vede, o più semplicemente ci sente, come parte di un mondo che non è il loro e non ci riconoscono.
Noi stessi ed il nostro doppio. Perché è solo pensando a noi come a qualcuno di esterno che possiamo mentirci ed solo allora che la bugia diventa perfetta, diventa autoinganno e non lascia margini alla realtà.
E probabilmente questo è, a volte, l’unico modo per essere quello che vorremmo. Un possibile luogo di una nostra possibile pace.
Patti Campani maggio 2013