Instabile
Attraverso i lavori di Narcisa Monni e di Diego Cinquegrana possiamo cogliere due reazioni differenti nei confronti della tendenza al conformismo, propria della cultura del mondo globalizzato.
Comunicato stampa
L’attuale momento storico appare fortemente caratterizzato da eventi che quotidianamente ne sconvolgono e modificano gli assetti politici, economici e sociali; Attraverso i lavori di Narcisa Monni e di Diego Cinquegrana possiamo cogliere due reazioni differenti nei confronti della tendenza al conformismo, propria della cultura del mondo globalizzato. Le opere di Narcisa Monni rivelano un mondo chiuso, a tratti claustrofobico, in cui la ricerca di protezione trova espressione nella dimensione domestica, come chiaro segnale dell’impossibilità di affrontare la frenesia dell’ambiente esterno; nel lavoro di Diego Cinquegrana invece emerge una ricerca incentrata sulla riscoperta del folklore tramite la riaffermazione di uno spirito condiviso. Questo interessante dualismo può rivelarsi sintomatico dell’evoluzione della nostra società, collocata in una zona di confine, in cui niente sembra essere chiaro e rigidamente definito. Comune ai due artisti è l’evocazione di un atmosfera di tensione in cui vengono rappresentate alterazioni e variazioni, che evidenziano l’incapacità di mantenere un equilibrio, un assetto o un valore costante.
Diego Cinquegrana presenta in mostra due grandi arazzi, ricamati su velluto nero, raffiguranti delle nature morte dal gusto barocco. Uno degli aspetti principali del suo lavoro è costituito dall’interesse per il recupero del ricamo come pratica tradizionale, a cui asserisce un tono monumentale carico di valori ideologici e in cui l’ espressione dell’estetica moderna si fonde con l’ethos nazionale. Gli arazzi si rivelano come due imponenti Vanitas che, grazie all’accostamento di diverse immagini come teschi, fiori e vasi, rappresentano la provvisorietà della vita dell’uomo. Nelle opere di Cinquegrana emerge una forte suggestione che tende a fissare un momento di celebrazione in cui echeggia un rituale mistico e spirituale, dal gusto decadente, dominato da impulsi opposti.
Il lavoro di Narcisa Monni si presenta come un racconto fatto di frammenti personali in cui l’espressione del proprio essere viene filtrata dagli oggetti che la circondano quotidianamente, in una sorta di voyeurismo reciproco. La dimensione domestica viene rappresentata in una atmosfera dai toni cupi che lascia emergere tutta la tensione individuale. Tramite la violenza del segno, l’artista rivela una pittura gestuale tormentata che diventa l’estensione di una superficie organica livida. Le lastre di alluminio racchiudono oggetti, scelti in maniera arbitraria, le colature verticali di acrilico e flatting attribuiscono un senso di pietà alla composizione. Il supporto metallico, diviene il rigido contenitore di memorie troppo pressanti, per essere contenute sulla tela.
Instabile si presenza come un momento di passaggio attraverso la negoziazione dei ruoli, in cui gradualmente si passa dalla dimensione intima di Narcisa Monni a quella assoluta di Diego Cinquegrana.
Davide Mariani