In natura
“La natura imita ciò che l’opera d’arte le propone. Avete notato come, da qualche tempo, la natura si è messa a somigliare ai paesaggi di Corot?” (Oscar Wilde, 1891). Possono le opere d’arte aiutarci a vedere con occhi diversi la natura? I quattro artisti di In natura ci dimostrano che è possibile.
Comunicato stampa
“La natura imita ciò che l'opera d'arte le propone. Avete notato come, da qualche tempo, la natura si è messa a somigliare ai paesaggi di Corot?” (Oscar Wilde, 1891)
Possono le opere d'arte aiutarci a vedere con occhi diversi la natura? I quattro artisti di In natura ci dimostrano che è possibile.
Marco Castoldi attraverso le sue fotografie presenta paesaggi naturali dove la figura umana è assente. Ci si sente spaesati da tanta bellezza, gelida e perfetta, lontana dalla imperfezione della vita di tutti i giorni. Marco Castoldi è un fotografo di Milano. Scatta fotografie solo in Italia e si rifiuta di portare una macchina fotografica durante i suoi viaggi in nuovi paesi o città. Dice dei suoi lavori: “la fotografia dovrebbe essere solo mera acquisizione ottica della realtà e lo è, ma è costituita da qualcosa di più. Le immagini sono (solo) immagini e vivono su l'ambiguità: in superficie la tecnica della fotografia trasmette una registrazione del reale, più profondamente diventano opere d'arte quando rivelano con fascino visivo. La fotografia è un mezzo per entrare in empatia con la mia terra, la conoscenza che è sempre stata la mia strada. Alla fine la stampa fotografia testimonia una mia riconciliazione con la natura”.
Dalia Del Bue, illustratrice di Torino, nelle quattro tavole della serie Nostalgia del bosco presenta una natura umanizzata. Gli animali rappresentati perdono la loro naturalità, assumendo gesti e abitudini umane, così si allontanano talmente tanto dalla natura da averne poi nostalgia. Nei suoi lavori attribuisce all’animale caratteristiche umane, come possono essere la malinconia e il senso di nostalgia di uno scoiattolo di città che vorrebbe fare ritorno al suo bosco. Altre volte sceglie di utilizzare un animale in chiave allegorica, come un maiale, un corvo o un avvoltoio per impersonare biechi uomini di potere. Ultimamente le piace rendere questo gioco più ambiguo, oltre che più grottesco, facendo indossare alle figure umane maschere animali, piene di cuciture e toppe, e facendole convivere con uomini a capo scoperto o truccati.
Elisa Mearelli presenta una selezione di tavole, dove i protagonisti sono gli animali, non quelli comuni e domestici, ma quelli particolari, affascinanti e quasi fantastici, come il kiwi, l'armadillo e l'ornitorinco. Elisa Mearelli nasce a Fabriano il 30 Agosto 1984. Vive e lavora a Morciano di Romagna. Nel suo percorso formativo, sviluppato in parte all’Istituto d’Arte E. Mannucci di Fabriano, e in parte alla Scuola del Libro di Urbino, troviamo corsi di grafica, fotografia, incisione, cinema d’animazione. Successivamente si laurea con lode all’Accademia di Belle Arti di Urbino in Progettazione Multimediale per poi proseguire con la laurea specialistica in Visual Design. Da sempre vicina e immersa nel mondo dell’arte, soltanto da poco ha deciso di far uscire i suoi lavori dal suo studio, presentando diverse linee di interesse unite dal filo conduttore della forma animale. I suoi lavori rappresentano esseri a metà tra l’uomo e la bestia, strane mutazioni, ma anche animali immaginari o minacciati di estinzione, presentati con un rigore quasi scientifico. Il supporto è spesso la carta, importante per il rapporto che crea con l’artista, per il suono che produce, per la sua capacità di “assorbire” idee. Nei suoi ultimi lavori il supporto cartaceo diventa il vero protagonista dell’opera. Non c’è traccia di matita o colore, la carta viene lavorata, fino a sembrare quasi un ricamo, e il soggetto ne esce in rilievo, bianco su bianco.
Luciano Pivotto disegna lo scorcio di 35 mq di un comune giardino di casa e attraverso la sua scrittura-disegno denuncia la cementificazione massiccia dei nostri tempi. Luciano Pivotto è nato a Trivero (Bl) nel 1951. Vive e lavora a Biella. Ha tenuto la sua prima mostra nel 1980. Da allora ha esposto le sue opere in numerose città italiane ed europee. Nei suoi ultimi lavori Luciano Pivotto prende in prestito le immagini dai giornali e da altri media, al fine di evidenziare i profili e le trasformazioni degli stili di vita. Il segno distintivo delle sue creazioni è però la scrittura e la superficie su cui lavora di consueto è la cera, elemento caldo sempre in trasformazione.