Iki
Il fenomeno dell’iki nasce nel quartiere dei piaceri dell’antica Edo e ruota attorno a 3 punti apparentemente in contraddizione tra loro: la seduzione, l’energia spirituale e la rinuncia. Gli artisti in mostra si ispirano a questo tema.
Comunicato stampa
MOSTRA COLLETTIVA DI ARTE CONTEMPORANEA A CURA DI MATTEO GALBIATI E RAFFAELLA NOBILI TESTO CRITICO DI KEVIN MCMANUS
Opere di: Francesco Arecco, Mauro Bellucci, Sonia Costantini, Elena Debiasio, Dana De Luca, Ignazio Gadaleta, Flavio Gallozzi, Cesare Galluzzo, Asako Hishiki, Yamamoto Masao, Kaori Miyayama, Mitsuo Miyahara, Elena Modorati, Ayako Nakamiya, Izumi Oki, Mara Pepe, Tetsuro Shimizu
“Che struttura ha l'Iki? Con che metodo si può chiarirlo e cogliere la sua essenza? E' forse una parola universale rintracciabile in tutte le lingue? O esiste solo in Giappone e il suo significato ha una specifica natura etnica?".* Così Kuki Shūzō inizia il suo studio sul fenomeno Iki a cui si ispira la collettiva proposta dalla Galleria Paraventi Giapponesi - Galleria Nobili, che inaugura il prossimo 28 Luglio 2013 presso lo spazio Comunale di Fortunago. Kuki Shūzō pubblica la Struttura dell'Iki nel 1930 con l'intenzione di spiegare agli occidentali un'atteggiamento rintracciabile in un'area specifica del Giappone e cioè a Tokyo nel periodo Bunka-Bunsei (1804-1830). Cosa è dunque Iki? Innanzi tutto è un fenomeno che nasce all'interno del quartiere dei piaceri dell'antica capitale Edo, l'attuale Tokyo. Esso si esperisce nella vita quotidiana e ruota attorno a tre punti solo apparentemente in contraddizione tra loro: la seduzione, l'energia spirituale e la rinuncia. In specifico la seduzione viene intesa come tensione duale tra i sessi che sceglie di non perseguire l'unione perfetta per mantenere la possibilità seduttiva attiva; per fare ciò si avvale dell’energia spirituale che idealizza la seduzione mediante la forza d 'animo.
Con la rinuncia, la noncuranza, la sprezzatura, l'anima dichiara il suo distacco consapevole dal mondo fluttuante, l'Ukiyo, noto per essere stato ampiamente descritto nelle stampe ottocentesche. A Yoshiwara, il quartiere dei piaceri di Edo, si poteva osservare la geisha attempata esercitare sapientemente le sue arti seduttive: con piglio aspro ma accattivante, riluttante, inflessibile e rigorosa “ella poteva rifiutare la corte di clienti facoltosissimi ma yabo ovvero goffi adducendo che rappresentavano una vergogna per il quartiere”.* Iki storicamente sviluppa una sua estetica formale che si riscontra in svariati aspetti della cultura giapponese: nell’architettura e nelle arti decorative si adottano colori quali il blu, il marrone e il grigio e decorazioni come i moduli di parallele verticali, esemplificazioni visive di una seduzione che evita di raggiungere il proprio scopo. Il colore grigio in quanto espressione della rinuncia – colore che è in tensione tra bianco e nero – è stato proposto da Paraventi giapponesi - Galleria Nobili come filo conduttore per legare tra loro opere eterogenee di artisti giapponesi e italiani. Per la prima volta e in via eccezionale, oltre agli artisti giapponesi che da tempo promuove la Galleria, si è estesa la partecipazione a questo progetto ad alcuni artisti italiani, i quali, per sensibilità, nel lavoro dimostrano inconsapevolmente una vicinanza all’Iki non solo negli aspetti formali.
Il tema scelto, pur essendo relativo a una stagione oramai tramontata ma di particolare interesse per la cultura giapponese, continua a essere generatore di fascino su chi lo sa recepire e costituisce, allo stesso tempo, uno spunto di riflessione esistenziale ed estetica, capace di intrigare anche l'osservatore occidentale a cui viene offerta una via alternativa alla lettura del quotidiano contemporaneo. E’ interesse e obiettivo della Galleria Paraventi Giapponesi - Galleria Nobili, quando possibile, mettere a confronto due culture differenti che si misurano su temi complessi al fine di trovare nuovi territori di riflessione utili ad un pubblico attento e sensibile. Il progetto, nato lo scorso autunno presso gli spazi della Galleria, è diventato inoltre itinerante grazie all’interessamento da parte del pittore Pino Jelo, promotore delle mostre d’arte contemporanea che vengono organizzate col logo di fortunagoinarte nella stagione estiva del piccolo borgo oltrepadano, facente capo alla catena dei Borghi più belli d’Italia, col sostegno del Comune e del Sindaco Pier Achille Lanfranchi. Le mostre di fortunagoinarte hanno avuto inizio nel 1996 con una personale di Emilio Scanavino; l’appuntamento estivo si rinnova di anno in anno nei locali del Palazzo Comunale attraverso la promozione di eventi di arte contemporanea di grande interesse. Inoltre gli ampi locali del Palazzo Comunale di Fortunago hanno permesso la partecipazione di un nucleo ancora più ampio di artisti rispetto alla prima tappa in Galleria