Uragano

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO TAGLIAFERRO - CONTEMPORARY CULTURE CENTER
Largo Milano , Andora, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

giovedì | domenica ore 15 – 19

Vernissage
14/09/2013

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Simon Roberts, Andrea Guastavino, Oriella Montin
Curatori
Nicola Davide Angerame
Generi
arte contemporanea, collettiva

Triplice mostra personale di tre artisti, due italiani e un inglese, che lavorano con la fotografia, l’installazione e il ricamo.

Comunicato stampa

ANDORA – Ancora una mostra di arte contemporanea nelle sale del piano nobile dell'ottocentesco Palazzo Tagliaferro di Andora, recuperato dall'amministrazione comunale e restituito alla cittadinanza in forma di galleria civica, museo e luogo di cultura a tutto tondo, sito a pochi metri dal mare. Dopo i successi ottenuti con le mostre di Jane McAdam Freud e di Kazuo Ohno, della collettive “Dreamers” e “Le ragioni dello spazio #2”, la galleria civica di Andora “Palazzo Tagliaferro”, inaugura sabato 14 settembre la triplice mostra personale di tre artisti, due italiani e un inglese, che lavorano con la fotografia, l'installazione e il ricamo.
La mostra propone le opere site specific dell'artista romagnolo Andrea Guastavino, le fotografie ricamate e le installazioni dell'artista lombarda Oriella Montin e le fotografie dedicate agli storici moli inglesi del londinese Simon Roberts. La mostra accoglie circa trenta opere d'arte, con tre grandi installazioni site specific create appositamente per le sale interamente affrescate della galleria.

Il titolo della mostra è “Uragano” e trae origine da un romanzo di Charles Nordhoff e James Norman Hall pubblicato in Italia con questo titolo nel 1945 per i tipi di Speroni Editore. Ambientato a Manukura, distante 900 km da Tahiti, il romanzo ritrae una società che prospera in perfetta armonia con la natura benevola e paradisiaca del Pacifico. L'uragano sconvolgerà tutto, senza preavviso né motivo, cancellando le case, i ripari, le palme e gli uomini: portando via con sé un popolo antico di decine e decine di generazioni. I pochi superstiti saranno testimoni di uno sconvolgimento totale, un annientamento della storia e del tempo, e saranno chiamati a ricominciare tutto da capo.
“In questo romanzo – dice il curatore Nicola Davide Angerame - l'uragano diventa la metafora del cambiamento repentino, della radicale cancellazione del passato, dell'annuncio di un nuovo possibile futuro. Le crisi che attraversano le nostre società, ci sembrano oggi capaci di poter fare ciò in un prossimo futuro, di divenire degli uragani. Questa mostra è pensata per accogliere opere che, per stile e per temi, illustrano alcuni elementi legati alla metafora dello sconvolgimento”.
Si parte dai pontili ritratti da Simon Roberts, che, raffigurando la calma olimpica di paesaggi marini, rappresentano un mondo in felice equilibrio, una visione possibile di quello che potrebbe essere individuato come: la quiete prima della tempesta. Divenuti monumenti nazionali, protetti dalle Belle Arti britanniche, questi giganti sul mare testimoniano un rapporto tra l'uomo e l'oceano che risente della cultura durante il periodo vittoriano, Nel loro periodo di massimo splendore, i Pierdom includevano cafè, casinò, teatri e persino tram. A cavallo del secolo scorso, esistevano quasi un centinaio di moli: oggi ne rimangono solo la metà. Durante la seconda guerra mondiale, molti pontili delle coste est e sud furono smantellati per evitare che venissero utilizzati come attracco dai tedeschi.
Le fotografie di antichi album di famiglia destinati all'oblio sono invece recuperate da Oriella Montin attraverso un processo di ricamo che indica un tentativo di salvare dalla pacata furia annientatrice del tempo stralci di vite private, dentro le quali si riflette un intero mondo passato. Una sua installazione site specific racconta il rapporto tra la temporalità e la costellazione familiare, che rappresenta una delle tematiche portanti del lavoro di questa artista.
Andra Guastavino, si concentra invece sull'accumulo e sulla disposizione di reperti che riguardano una ricerca portata avanti in due decenni di lavoro. Riguarda i rapporti alchemici tra l'arte, la fotografia, la vita, la storia dell'arte e delle città d'arte. Facendo uso di oggetti trovati, spesso “scolpiti” dal tempo che passa e dalla vita stessa degli oggetti, Guastavino crea scenografie galleggianti, installazioni naufraghe che attraverso la sua fotografia sperimentale esprimono il senso di una ricerca interiore vista sempre come un processo di deriva interminabile all'interno di sé.