Etel Adnan
Galleria Continua ha l’onore di presentare nello spazio espositivo dell’Arco dei Becci la prima mostra personale in Italia di una delle figure più complesse e complete della cultura contemporanea, Etel Adnan.
Comunicato stampa
Galleria Continua ha l’onore di presentare nello spazio espositivo dell’Arco dei Becci la prima mostra personale in Italia di una delle figure più complesse e complete della cultura contemporanea, Etel Adnan.
Poetessa, scrittrice, saggista e artista visiva Etel Adnan è una donna cosmopolita: nasce a Beirut nel 1925 da padre siriano musulmano e madre greca cristiana; Beirut e Damasco sono i paesaggi della sua infanzia, la Francia e gli Stati Uniti i paesi dove studia e lavora. Adnan è considerata una tra le più importanti rappresentanti della “diaspora araba” e una pioniera del processo di emancipazione femminile. L’interesse di Etel Adnan per l’arte visiva si sviluppa durante gli anni della guerra d’indipendenza algerina quando scrivere in francese comporta implicazioni politiche che l’artista, per solidarietà con gli insorti, rifiuta di avere. I suoi primi dipinti risalgono al 1958, Adnan si è da è poco trasferita nella San Francisco di Ginsberg, Kerouac e Snyder ed insegna filosofia in un’università californiana.
Fonte d’ispirazione del lavoro di Etel Adnan è il picco più alto che domina la Baia di San Francisco, il Monte Tamalpais. Nel corso degli anni l’artista ha celebrato il suo amore per questa montagna dedicandogli libri, poesie e rappresentandola ripetutamente nei suoi dipinti. Il monte Tamalpais per Adnan è sintesi di divenire e permanenza, è la rappresentazione dell’universo, è l’esperienza che l’uomo fa della Natura e in questo senso è epifania del sé più profondo. In alcuni appunti che Adnan pubblica in occasione della sua partecipazione a dOCUMENTA (13) si legge: “Si potrebbe pensare che l’amore per la Natura è innocuo, ma nessun amore è innocuo. Può compromettere l’intera esistenza e in effetti lo fa.”
In questa mostra l’artista presenta una serie di dipinti inediti, tutti realizzati quest’anno: paesaggi di piccolo formato, olio su tela. Questi paesaggi non sono semplicemente descrizione di ciò che i nostri occhi vedono, sono piuttosto rivelazione di ciò che sta dietro l’apparenza visibile. Non c’è presenza umana perché Etel Adnan è interessata esclusivamente a rappresentare la bellezza fisica dell’Universo e l’amore intenso che la lega ad esso. L’esecuzione è chiara e decisa, nessuna esitazione né ripensamento, lo stile è conciso, quasi austero come la sua scrittura.
I colori che l’artista sceglie per rappresentare fiumi, mari, colline, montagne non corrispondono esclusivamente alla modalità con la quale Adnan percepisce la natura; la ‘lettura’ non si esaurisce nella giustapposizione dei colori, piuttosto si completa nell’insieme che questi colori creano e nell’impressione che trasmettono all’osservatore. “I colori hanno il poter di rompere la barriere del tempo e di trasportarci in un altro spazio, non solo quello fatto di miglia e distanza, ma quello in cui si sono accumulate esperienze di vita dal suo inizio o non-inizio?”, si chiede l’artista.
Nel saggio “Beyond Borders: Etel Adnan’s Writing and Art”, Simone Fattal scrive: “Lavorava le tele come fossero fogli di carta, le metteva sul tavolo e usava la spatola invece che il pennello. Vi posava quadrati e masse, vividi tratti luminosi di colore… Adnan ha iniziato come pittrice puramente astratta, usando ampi quadrati giustapposti uno accanto all’altro, o fluttuanti sullo sfondo, oppure quadrati più piccoli che componevano una linea o dividevano la superficie o ancora galleggiavano da qualche parte sulla superficie della tela. Tra questi quadrati ermetici, ce n’era quasi sempre uno rosso. Era come se dal quadrato rosso fosse emersa tutta la composizione – intorno ad esso – le sue linee di forza, il resto del quadro, si organizzavano.”
Etel Adnan nasce a Beirut, in Libano, nel 1925. Formatasi presso un convento cattolico di suore francesi di Beirut nel 1950 si reca a Parigi per studiare filosofia alla Sorbona; cinque anni più tardi si trasferisce negli Stati Uniti per proseguire gli studi post-laurea presso UC Berkeley e Harvard. Dal 1958 al 1972 insegna filosofia al Dominican College di San Rafael, in California. Tornata in Libano nel 1972 lavora come editore letterario del quotidiano di Beirut, L’Orient-Le Jour. Nel 1976 lascia il Libano. Vive oggi tra Parigi e Sausalito, California.
Negli oltre venti anni seguiti alla pubblicazione del suo primo volume di poesie, “Moonshots”, Etel Adnan ha pubblicato libri in inglese e francese, ha scritto testi per due documentari di Jocelyn Saab sulla guerra civile in Libano (trasmessi in televisione in Francia, in diversi paesi europei e in Giappone) e due opere teatrali - "Comme un arbre de Noël" (sulla guerra del Golfo) e "L'actrice"; ha curato un film su Calamity Jane in collaborazione con Delphine Seyring ed un’opera musicale con le sue “Love poems”. Diverse poesie di Etel Adnan sono state messe in musica, ad esempio da Gavin Bryars (“Adnan Songbook”) e da Zad Moultaka (“Nepsis”). In Italia ha pubblicato “Viaggio al Monte Tamalpais”, “Nel cuore del cuore di un altro paese”, la breve ma intensa biografia “Crescere per essere scrittrice in Libano”, “Ai confini della luna”, “Apocalisse Araba” e uno dei suoi romanzi più celebri, “Sitt Marie Rose”. Ambientato durante la guerra Civile in Libano, il libro affronta in termini drammatici il problema dell'integralismo religioso e politico e del ruolo della donna all’interno della società libanese. Vincitore nel 1977 del premio France-Pays Arabes, è stato tradotto in più di 10 lingue diventando un classico della letteratura di guerra.
Le opere di Etel Adnan sono ospitate in collezioni private e in musei di tutto il mondo, Royal Jordanian Museum, Tunis Modern Art Museum, Sursock Museum a Beirut, Institut du Monde Arabe a Parigi, British Museum a Londra, World Bank Collection a Washington D.C., National Museum for Women in the Arts, Washington D.C. per citarne alcuni. Nel 2010 l’artista ha preso parte alla “Memory Marathon” presso la Serpentine Gallery di Londra, nel 2012 ha esposto alla dOCUMENTA (13) a Kassel.