Giancarlo Marcali – Il corpo e il dolore attraverso i secoli
Giancarlo Marcali sviluppa la sua ricerca artistica in un percorso di indagine dell’attimo doloroso. Quanti tipi di dolore lacerano l’essere umano? Infiniti, quanto l’abisso dell’anima. Ma tutti lasciano una traccia del loro passaggio, una cicatrice, visibile o meno.
Comunicato stampa
COMO 19 SETTEMBRE 2013 – È un appuntamento da non perdere quello di giovedì 19 settembre presso la Marsiglione Arts Gallery, che dalle ore 18.30 aprirà le porte, agli appassionati d’arte contemporanea e non solo, per un’anteprima nazionale, la presentazione di “Il corpo e il dolore attraverso i secoli”, il progetto artistico ideato e organizzato dal direttore della galleria, Salvatore Marsiglione, con Giancarlo Marcali, artista milanese che dal 2007 espone le sue opere, in Italia e all’estero, riscuotendo notevole successo di pubblico e critica.
Una mostra personale che, nell’accostamento e nel confronto delle opere eseguite dall’artista appositamente per l’occasione, con alcune opere d’arte classica, attraversa i secoli e propone allo spettatore un approccio inedito con il linguaggio e i contenuti dell’arte di Giancarlo Marcali.
Giancarlo Marcali sviluppa la sua ricerca artistica in un percorso di indagine dell’attimo doloroso. Quanti tipi di dolore lacerano l'essere umano? Infiniti, quanto l'abisso dell'anima. Ma tutti lasciano una traccia del loro passaggio, una cicatrice, visibile o meno. A dispetto delle nostre diversità, Giancarlo ci riunisce tutti in virtù della nostra comune essenza, per la materia di luce di cui siamo composti, ricordandoci che malgrado lunghi percorsi abbiamo un'origine comune e che il dolore di ognuno ha il diritto di essere espresso.
È un dolore composto che non cerca il momento drammatico.
È l’enfasi liberatoria di un uomo non più prigioniero di paure sue e altrui che si apre con fiducia al suo prossimo, mostrando anche le ferite dell’anima. Finalmente, ha imparato che un dolore condiviso viene dimezzato.
La società è uno specchio della cultura; il corpo, l’epifania della sua civiltà.
Questo pare asserire Giancarlo Marcali attraverso il suo lavoro...
In mostra, il percorso espositivo si apre con la trasfigurazione di un San Sebastiano veneto della fine del XV°sec. che, attraverso la contemporaneità del linguaggio di Marcali, diventa femmina, trasparente, interiore ed espressivo. A seguire, un’installazione segnica in cui l’artista riscrive una poesia di Tony Fournier trasformandola in forme che convogliano nella successione di tre momenti ricchi di pathos definiti da un'unica figura femminile racchiusa in tre teche e composta di spilli. Perte, douleur, renaissance, questo il nome dell’istallazione a cui Giancarlo accosta le tre espressioni di “Sophonisba riceve il calice avvelenato”, una copia settecentesca del capolavoro barocco di Simon Vouet, conservata al Schloss Wilhelmshöhe Museum di Kassel, Germania.
L'allestimento apre poi la visione a Ri(e)voluzione, installazione costruita con radiografie rielaborate in formato digitale, esprime tutta la forza concettuale del lavoro dell'artista librandosi in volo, leggera e delicata nella sua caratteristica forma di scheletro alato. Presentata, per l'occasione, con, ai suoi piedi, una scultura femminile in stile classico, l'installazione offre un rimando all'immaginario sacro, a un'Annunciazione, in cui la scultura idealizza la Beata Vergine Maria e lo scheletro alato l’Arcangelo Gabriele.
Proseguendo, una stampa francese neoclassica molto cruda e carica di sofferenza che descrive Michelangelo cieco nel suo studio nell’atto di abbracciare una sua scultura dalla muscolatura mascolina, è affiancata alle delicate trasparenze di Rituale delle mie gambe, che presenta una figura femminile dalle tonalità rosee, nella stessa posizione della scultura michelangiolesca, "racchiusa" tra la lucentezza di uno specchio e l’ombra scura di un’immagine radiografica di una gamba che, nel femore e nella tibia e perone, reca incisa la poesia di Pablo Neruda che dà il titolo all’opera stessa.
Chiude il percorso L’uomo morente, opera che sarà pubblicata nel secondo volume dedicato all’autoritratto dal critico Giorgio Bonomi, una rilettura di un disegno a matita, datato 1944, del grande Maestro Luigi Russolo: la "fotografia" dell’essenza del momento prima della morte, quella morte che tanto ha segnato la ricerca di Marcali. Un’opera carica di tensione e di pacata drammaticità: un'installazione realizzata con radiografiche stratificate del corpo nudo dello stesso Marcali, un corpo sollevato, leggero, appagato e sereno. “La memoria del dolore è il recipiente corporeo in grado di ospitare l’esperienza e restituirne la testimonianza, per trasmettere armonia attraverso la condivisione del dolore (Giancarlo Marcali) ”.