Fabio Mauri – Picnic o Il buon soldato
Picnic o Il buon soldato è una mostra strutturata su due livelli: movimento e azione/stasi e contemplazione. La performance e le opere ideate da Fabio Mauri sul tema della guerra e della pace come involontaria attesa, sono realizzate utilizzando reperti originali e di uso comune del periodo bellico.
Comunicato stampa
Dal 22 settembre al 30 novembre 2013 la Galleria Michela Rizzo, situata nell'ex Birrificio dell'isola di Giudecca a Venezia, ospiterà l'opera di Fabio Mauri: Picnic o Il buon soldato.
Le sale che accolgono l'artista, già presente nello stesso periodo nel padiglione Italia della 55ma edizione della Biennale Arte Visive, sono parte di un ex edificio industriale, luogo ideale per il lavoro di Fabio Mauri cui sono congeniali ampi spazi e alti soffitti.
Nel 2009 la Galleria Michela Rizzo aveva presentato la mostra " Fabio Mauri etc " ideata dall'artista stesso poco prima della sua scomparsa.
Picnic o Il buon soldato sarà l'occasione per cogliere alcuni nodi tematici della complessa ricerca di Fabio Mauri proseguendo quel dialogo che la Galleria aveva iniziato sin dal primo incontro
Picnic o Il buon soldato è una mostra strutturata su due livelli: movimento e azione/stasi e contemplazione. La performance e le opere ideate da Fabio Mauri sul tema della guerra e della pace come involontaria attesa, sono realizzate utilizzando reperti originali e di uso comune del periodo bellico.
E’ un’attesa che ha in sé qualcosa di vitale, senza tristezza ma che non riesce a evitare la violenza crudele e irriguardosa del conflitto. L’esposizione è una parafrasi della vita. La natura diviene natura morta, essiccata da una morte reale che prevale su tutto.
E come scrive lo stesso Mauri nel suo testo del 1998 Il piano superiore è segreto
“…disinteressato alle materie prime, prive d’uomo, ho fatto dipingere il ferro. Ne è sorto un paesaggio notturno, d’acqua, con alberi e orizzonti. Una fotografia fatta ferro. La casa e la guerra sono emersi quali poli antagonisti
Quanto allo stile, la combinazione delle forme dell’uomo è la mia attitudine, non da oggi. L’ho detto tempo fa: la pittura per me è un collage. Persino un acquerello. Un collage di materie e pensiero lo è di certo.
Entrambi condividono la vita come materia e l’inclinazione simbolica della mente.
Il pensiero non opera che per forme. Si precisa per forme chiuse. Come gli oggetti”.
Nella performance il dolce della vita e l’amaro della morte si intrecciano, si depositano sulle cose. Come in un unico lungo fotogramma preso da un film di guerra, una ragazza, alla presenza di un giovane soldato, un ‘marmittone’, distribuisce ai presenti un brodo caldo, mentre sul dorso di una giovane donna viene proiettato il film La ballata di un soldato di Grigorji Chukhraj
In mostra sarà presente anche l’opera Mia cugina Marcella e la guerra civile, esposta per la prima volta nel 1999 alla Fondancion La Caixa di Barcellona. E’ la memoria della guerra in un intermezzo di pace, alla fine del secolo. Dolcezza e violenza scorrono parallele, follemente, senza temersi, rendendo astrusa la guerra e irrinunciabile la vita.
Carolyn Christov Bakargiev di Fabio Mauri e del suo continuo volgere lo sguardo al proprio e altrui passato e in particolare alla Seconda Guerra Mondiale in Europa scrive: Le sue opere puntano il dito verso un'aporia preoccupante: sono attuali se si pone attenzione agli eventi reali che accadono nel mondo – dilaniato da conflitti guerra e sofferenze, diaspore e migrazioni (com'è sempre stato il mondo, del resto) ma “inattuali” secondo le problematiche che si dibattono con allegria nell'ambito dell'arte contemporanea europea (o americana se si vuole considerare come un'emanazione di una stessa nozione occidentale d'arte). Ed è l'arte, pensavo, il luogo della ricerca di senso, il luogo dove il dubbio è di casa. (...)
Mauri raccoglie oggetti feroci e bellissimi oggetti d'uso militare – elmetti, canestri in vimini da porta proiettili, borracce, bisacce portabombe e li accosta con fiori secchi e spinosi in una serie di nature morte elegantemente allestite su lavagne nere fatte di pannelli di ferro..... Il bene e il male, riconoscere le origini inautentiche dei propri atti, riconoscere e sondare la colpa, sono costanti nel pensiero di Mauri. “L’artista non è sempre buono, ma ha un rapporto di coscienza esercitata. Accusa ma si confessa di continuo al mondo. L'abitudine ad analizzare gli permette di vivere l'esperienza solo in maniera mediata, mai diretta.”