Sam Punzina – Un ponte sospeso su meraviglie di cartone
“Sam Punzina, con i suoi lavori, racconta delle fiabe che eccitano la fantasia e portano altrove”. Francesca Scotti.
Comunicato stampa
FRANCESCA SCOTTI
Intervista a Sam Punzina
Quando guardo i lavori di Sam Punzina sento anche un suono, anzi più d’uno. Sono effetti liquidi: d’acqua colorata che scivola su qualcosa di fresco, di crema che fonde fino al bollore, di gocce e di linfa che scorre sotterranea. Poi arrivano i colori, i personaggi. Guardare le sue opere è come salire su una giostra bizzara popolata da farfa-conigli, scoiattoli quattrocchietti, fragole viola e canarini degli abissi. E ancora meduse, piante carnivore, margherite e quello che non riuscite a immaginare. Sam, con i suoi lavori, racconta delle fiabe che eccitano la fantasia e portano altrove.
Incontrarla è stato prezioso e di seguito potete leggere le sue risposte a qualche mia curiosità.
Mi racconti, brevemente come sei arrivata a dipingere?
«A dire il vero l’ho sempre fatto. Dipingere, creare, per me è vitale tanto quanto mangiare, dormire o respirare. È fisiologico. Lo facevo da bambina e lo farò per sempre. Se smetto per qualche giorno poi sento la necessità impellente di recuperare il tempo perso perché, per me, i giorni in cui non riesco a creare qualcosa (anche solo mentalmente) sono giorni sprecati».
Quali sono gli strumenti e/o le tecniche che preferisci utilizzare?
«Adoro sgocciolare gli smalti, mi piace la loro densità, lo spessore che riesco ad ottenere e le colature che scendono lungo i bordi della tela, il fatto di poterli stratificare e di ottenere un risultato chiaro, semplice e vivace. Una cosa che non tutti sanno è che non uso pennelli per il mio dripping su tela, le mie sono colature per cui uso sia bacchette di legno che mollette per il bucato, o qualsiasi altra cosa possa fare al mio caso al momento. Non c’è alcun disegno preparatorio sotto lo smalto, ma un’idea, il resto è lasciato un po’ al “caso”, un po’ al movimento della mano e del colore stesso, e un po’ all’istinto. Ovviamente negli anni ho imparato a gestire e prevedere come reagisce il colore, il tempo di asciugatura, ecc… Vi posso assicurare che non è assolutamente facile; molte volte rimango piacevolmente sorpresa dai risultati, molte altre volte no. Questo tipo di pittura richiede molta decisione e sicurezza perché dal momento in cui il colore tocca la tela, il tutto è irreversibile».
Dove incontri i soggetti dei tuoi dipinti?
«I soggetti dei miei dipinti li sogno, diventano l’insieme o la sintesi di ciò che ho osservato, sentito dire o letto durante il giorno, praticamente raccolgo e immagazzino quello che mi capita mentre vivo. Mi nutro di questi strani sogni incasinati, in modo da trarne poi spunti per creare sviluppi fantasiosi e surreali tanto quanto i sogni stessi. Una cosa importante quanto difficile è il mio continuo cercare di restare il più possibile incontaminata dalle bruttezze della vita, che spengono l’entusiasmo e la fantasia, non per niente ho deciso di vivere in un posto molto tranquillo, al centro di un’isola (la Sicilia), all’interno di una riserva naturale. Un Eden magico dove rifugiarmi».
Un’antica preghiera irlandese dice:
Trova il tempo per riflettere, è la fonte della forza;
Trova il tempo per giocare, è il segreto dell’eterna giovinezza;
Trova il tempo per sognare, è il sentiero che porta alle stelle…
È il modo in cui trascorro il mio tempo che diventa fondamentale per la mia ricerca artistica».
Cosa stimola la tua creatività e cosa invece la smorza?
«I viaggi sono una fonte inesauribile di stimoli per la fantasia, i luoghi come le persone interessanti nutrono la mia creatività, ancora subisco influenza dall’aver visitato il Cosmo Caixa di Barcellona, circa tre anni fa; mi ha lasciata senza fiato e come si denota dai miei dipinti il suo aspetto naturalistico è fortemente presente ancora oggi, è come se si fosse radicato in me da allora… sono una sorta di spugna vagante!».
I tuoi lavori hanno per me una forte componente liquida, non solo visiva: mi sembra di sentire il rumore delle gocce! Ascolti della musica quando dipingi?
«Hai ragione, oltre alla componente visiva ne esiste una liquida e un’altra ancora che è quella tattile. Sì, i miei quadri, una volta asciutti, si possono anche sentire attraverso il tatto.
La metamorfosi dello smalto nelle varie fasi è affascinante tanto quanto il risultato visivo finale (infatti sto pensando di girare un video mentre dipingo). Ascolto sempre musica mentre dipingo, spazio molto tra i generi e dipende molto da come mi sveglio la mattina, può essere Björk, The XX piuttosto che i Korn o i Katatonia, non ho un genere di sottofondo preciso. Poi c’è questo contrasto che vive in me tra quello che ascolto a volte molto rude, forte e rock fino all’estremo metal, e l’immagine di serenità e vivacità che poi esce fuori dalla mia pittura e dai miei quadri; sono giunta alla conclusione che forse è proprio questo genere di musica che riesce a darmi quella valvola di sfogo che serve poi per trovare la mia pace interiore. Ho un’indole rock e un animo di marshmallow».
I disegni su pagine di libro: è il testo che c’è sotto a darti il primo impulso o è l’immagine ad avere l’impellenza di raggiungere la pagina, anche se è già scritta?
«I disegni su pagine di libro non vogliono essere un’illustrazione del testo della pagina sulla quale sono nati, ma sono una sorta di apparizione magica che poi lego in qualche modo con una frase che possa “contestualizzarne” la presenza. Diventano così parte integrante del testo, come dici tu; raggiungono il testo, non a caso mi piace chiamarle poesie dense».
Quale dipinto ti ha lasciato più sorpresa una volta finito?
«Senza alcun dubbio “Momenti di disordinata follia” è il quadro che ancora guardo con meraviglia, quasi come se fosse stato dipinto da qualcun altro e non da me. Sono molto autocritica e di solito trovo sempre qualche elemento che “stona” nel risultato finale, che non mi soddisfa: l’uso di un colore, o una macchia di troppo. Ecco, in questo caso tutto è al suo posto, in equilibrio perfetto. Il risultato è meglio di quello che avevo in mente, non mi viene da dire potevo farci questo o potevo evitare quello. Ci tengo molto. Lo esporrò solo per un’occasione veramente importante».
Quali progetti ti attendono?
«Dopo la personale PERDIFIATO presso la Galleria Federica Ghizzoni a Milano, che è andata molto bene superando di gran lunga le aspettative (visto il momento difficile che viviamo), adesso guardo all’estero con fremente attesa. Per il resto lavoro ad una personale di disegni in Settembre “UN PONTE SOSPESO SU MERAVIGLIE DI CARTONE” presso la Galleria Piziarte, e ho altri progetti aperti in via di definizione e mille idee da sviluppare. Vivo in un perenne work in progress tra sogno e realtà».