Horacio García Rossi – (1929-2012). Una retrospettiva

Informazioni Evento

Luogo
AAB - ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI
Vicolo Delle Stelle 4, Brescia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Dal martedì alla domenica dalle ore 16 alle 19:30

Vernissage
21/09/2013

ore 18

Artisti
Horacio García Rossi
Curatori
Paolo Bolpagni
Generi
arte contemporanea, personale

L’AAB organizza nella propria sede, il Salone del Romanino, una mostra retrospettiva dedicata all’argentino Horacio García Rossi, a un anno dalla sua scomparsa. Il pittore fu uno degli indiscussi protagonisti della gloriosa stagione dell’arte cinetica e programmata nella Parigi degli anni ’60.

Comunicato stampa

Horacio García Rossi fu uno degli indiscussi protagonisti della gloriosa stagione dell’arte cinetica e programmata nella Parigi degli anni Sessanta, e omaggiarlo a un anno dalla morte, a Brescia – dove fu spesso, dove aveva nella Galleria Sicron di Armando Nizzi un centro di diffusione e importante appoggio, dove ha coltivato affezionati collezionisti ed estimatori –, è doveroso. Ma non è soltanto un tributo memoriale: vogliamo iniziare a porre alcuni punti fermi, a smontare apertamente la sufficienza con cui troppo a lungo si sono considerate esperienze artistiche di qualità e impegno? García Rossi, dunque, come simbolo e “grimaldello”.
Era nato a Buenos Aires, Horacio, e studiò nella propria città, conoscendo Julio Le Parc e Hugo Demarco (cui possiamo aggiungere Francisco Sobrino, spagnolo di nascita ma formatosi anche lui in Argentina): una “nidiata” di eccezionali sudamericani, che poi si trasferirà in massa a Parigi, ancora attrattiva capitale internazionale. García Rossi ci arriva nel 1959, passando per un periodo a Bruxelles (e in mostra all’AAB sono due rare tempere su cartoncino risalenti proprio al soggiorno belga, rispettivamente del giugno e dell’agosto di quell’anno). Già nel luglio 1960 figura tra i cofondatori del CRAV (Centre de Recherche d’Art Visuel), la compagine che, creata da una decina artisti, si restringe nel 1961 a sei esponenti, trasformandosi nel più noto GRAV (Groupe de Recherche d’Art Visuel): Horacio García Rossi, Julio Le Parc, François Morellet, Francisco Sobrino, Joël Stein e Yvaral (pseudonimo di Jean-Pierre Vasarely, figlio di Victor). Il collettivo, molto engagé, all’inizio fa parlare di sé in maniera contestataria (i rischi di successive possibili involuzioni manieristiche erano ancora lontanissimi): nel settembre 1961 distribuisce, in occasione della II Biennale di Parigi, un volantino intitolato “Basta mistificazioni”, in cui sono fissate le linee-guida del programma del GRAV: «L’OCCHIO UMANO è il nostro punto di partenza» scrivono i sei, impegnati contro le nozioni di stabilità, di sguardo cólto e intellettuale, di tradizionale esaltazione del pittore individualista e schiavo della ricerca del capolavoro. Ad accomunarli sono un lessico geometrico ristretto, il ricorso a effetti percettivi di saturazione, vertigine e moltiplicazione dei punti di vista, nonché l’uso della luce elettrica e di materiali industriali. Lo stesso García Rossi costruirà nel 1964 la “Boîte à lumière instable”, con tanto di motore incorporato.
Nel 1962 è nei locali del GRAV a Parigi che si ritrovano i membri della “Nouvelle Tendance”, il movimento fondato l’anno precedente a Zagabria in seguito alla mostra “Nove Tendencije” alla Galleria Suvremene Umjetnosti, e che riuniva il tedesco “Gruppo Zero” e lo spagnolo “Equipo 57” (mentre in Italia ci saranno i gruppi N, T, Uno e 63, in Olanda il NUI etc. etc.). L’intento generale era di ribaltare la situazione attuale dell’arte, opponendosi al soggettivismo dell’Informale e dei vari realismi, espressionismi ed esistenzialismi, e puntando sul coinvolgimento dello spettatore non sul piano emozional-sentimentale, ma su quello percettivo e psicologico, o persino direttamente interattivo e manipolatorio: stimolare i fenomeni della visione, studiarne l’instabilità e la mutevolezza, sperimentare le facoltà cinetiche dell’opera, sia dotandola di movimento proprio, meccanico, sia virtuale, suggerendo cioè un’idea di dinamismo mediante meri procedimenti compositivi. Insomma: farci capire che si vede sì con gli occhi, ma soprattutto col cervello.
García Rossi è stato uno dei protagonisti di quell’epoca. Ne ha attraversato i momenti salienti, le lotte e le esplosioni ludiche, fino alla celebre “Journée dans le rue” del 19 aprile 1966 e alla mostra-consacrazione “Lumière et Mouvement”, al Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi nel 1967. Nel novembre 1968 il GRAV si sciolse di comune accordo, e ciascuno dei sei proseguì per la propria strada. Quella di Horacio García Rossi è stata lunga e felice, e l’ha condotto, a partire dalla fine degli anni Settanta, a trattare in particolare il problema del rapporto tra luce e colore, e della sua resa in termini pittorici. Un percorso limpido e brillante, che la mostra delinea tramite le opere provenienti dalle collezioni bresciane.