Giorgio Peretti – Decostruttivismo
È bene partire dall’idea nuova racchiusa lì, nella parola Decostruttivismo e nella sua storia. La novità è che non si tratta di un movimento, semmai è un’attitudine del pensiero, un “discorso filosofico sulla modernità” come rileva Marcolli.
Comunicato stampa
“L'opera di Giorgio Peretti è prima di tutto un'opera di valore artistico, ma di un valore artistico particolare, perché non è subito evidente e richiede una certa attenzione, talvolta al di là delle apparenze, per venire compresa, dato che si tratta di un valore non esplicito, piuttosto celato, e questo perché è antitetico rispetto al sistema di valori invalso oggi". È bene partire dall'idea nuova racchiusa lì, nella parola Decostruttivismo e nella sua storia. La novità è che non si tratta di un movimento, semmai è un'attitudine del pensiero, un "discorso filosofico sulla modernità" come rileva Marcolli. Il principio risale all'inizio del XX secolo, all'interno delle avanguardie storiche entro le quali con l'Astrattismo, il Neo-plasticismo, l'Arte concreta, l'Arte ermetico-visuale - il movimento Costruttivista di Tatlin, ha il suo ruolo nell'ottica comune di anticipare il futuro. Non più adesione al presente quanto piuttosto la risposta della modernità al presente, con la fuga dall'imitazione della natura e all'imperante classicità. Bellezza, simmetria, ritmo ed armonia sono superate dall'“uso minimo di ritmi semplici ripetitivi, ritmo di combinazioni dinamiche e diversificate". Il programma del nuovo è coinvolgente: si riflette sull'arte, sull'architettura e lungo la corsa del secolo XX rinnova con la vita il linguaggio, la rappresentazione della realtà, gli aspetti della forma. Il "codice" del Costruttivismo è la geometria e Bruno Zevi ritiene il movimento un disturbo, una contaminazione dei valori convenzionali, come per esempio l'armonia, la stabilità, l'unità.
Attilio Marcolli
(…) Il Decostruttivismo ha la sua data di nascita nel 1989 a New York, con una mostra di architettura al MOMA (Musem of Modern Art) e tra i suoi fondamenti si trova la vocazione all'originalità del modo di guardare.
Giorgio Peretti ha colto l'appello del Decostruttivismo e si ritrova nell'armonia delle figure geometriche dal ritmo piacevole. Condivide il pensiero di Mondrian legato all'impossibilità di costruire lo spazio senza prima dissolverlo. Aderisce a Chunisky, il linguista americano, che spiega come l'immaginazione colga all'interno di una forma delineata un'altra forma più celata, che può emergere completa. Vuole anche esaltare accanto a queste teorie la buona percezione delle forme, le possibilità di scambio con la Gestalt, l'immagine nel passaggio tra "presenza ed assenza". È un'altra realtà. Da pensare ed interpretare fuori dalle proprie certezze, liberi dall'ansia e dalla paura in quanto l'interpretazione della forma non è univoca. Osservava il fondatore dell'arte concreta Max Bill che l'arte costruttiva influenza positivamente le persone e nel 1946 scriveva "qualcosa, che prima esisteva nel mondo delle idee, diventa una realtà che può essere Controllata ed osservata..." e la geometria, nella poetica di Peretti genera avvenimenti spaziali, legati al piacere della visione, già evidenti nella prima mostra del Decostruttivismo a Gubbio nel 1996. La interpreta nello spirito, che trapassa nello spazio, attraverso la ricerca dell'autonomia dell'arte trasmessa dall'eredità delle avanguardie, per il pensiero di docenti e ricercatori dal Vtuchemas russo, dalla Bauhaus della Germania, fino alla Scuola di Ulm nel territorio delle forme, consapevole che tutta l'arte è progetto e che le forme geometriche si fanno interpreti di un valore di conoscenza. Peretti nella sua Dichiarazione di poetica Decostruttivista con la linea dritta e curva (26 marzo 2010) dimostra con la solidarietà al Movimento anche come sia possibile generare un'evoluzione dinamica della forma, proponendo uno scarto dell'immagine originaria. Avviene con la partenza dal punto geometrico, che genera tutte le forme e della linea dritta e di quella curva, e costruisce le forme primarie del cerchio, del triangolo equilatero e del quadrato. Le forme, attraverso il tracciato della riga e del compasso s'arricchiscono di un ritmo cromatico, che risuona per brillantezza, mentre Peretti non dimentica né l'emozione né il pensiero. La fede nel Decostruttivismo è autentica e la sua ricerca così integra che di volta in volta attua nuove e perfette figure geometriche costantemente sottoposte al suo credo. L'opera Decostruttivismo: cerchi e quadrati dislocati – A1 vibra nei rossi uniti al giallo, i verdi accostati al blu. Peretti è creativo ed operativo: è incisore, pittore, ceramista, designer, teorico e maestro d'arte. Sono tutte entità inequivocabilmente fuse, pari ad unità inseparabili, con la sua vita d'artista moderno.
Maria Lucia Ferraguti - Vicenza, primavera 2012
Giorgio Peretti nasce a Vicenza, l’8 maggio 1937. Dal 1950 frequenta, con borsa di studio e premi, la scuola d'arte e mestieri di Vicenza e si diploma in progettazione e decorazione per ceramica nel 1956. Collabora come decoratore e designer con fabbriche di ceramica a Vicenza, Bassano del Grappa e Nove di Bassano. Dal 1958 intraprende lo studio dell'arte dell'incisione a bulino, puntasecca, acquaforte, litografia e della stampa d'arte, negli ultimi anni '50 e i primi anni '60 frequenta, con altri artisti la stamperia d'arte del litografo e calcografo vicentino Ottorino Busato e realizza le sue prime importanti incisioni e litografie. Nel 1963-1964 frequenta l'Accademia Internazionale di Salisburgo: direttore artistico e insegnante di pittura Oskar Kokoschka, Slavi Soucechk e Werner Otte insegnanti per la litografìa e Kurt Moldovan per l'incisione all'acquaforte, alla fine dei corsi gli è conferito il secondo e il primo premio internazionale per la litografia. Nel 1965 la presidenza e la direzione della scuola d'arte e mestieri di Vicenza lo incaricano a fondare la sezione d'arte grafica nella sede di Vicenza e a Thiene.
Espone con personali e collettive in Italia, Austria (Salisburgo), sud della Francia (Cannes ecc.), Stati Uniti (Los Angeles), Venezuela (Maracay), Unione Sovietica (mostra itinerante), Germania (due mostre itineranti), Giappone (Tokio e Kioto), Cina (Hong Kong), South Africa, oltre 141 esposizioni, da ricordare sono almeno:
1987 - riceve una targa d'oro per la sua attività culturale dal centro psicografico di Maser (TV).
1993, "Movimenti contemporanei, colore, forma, spazio", museo civico e pinacoteca, Palazzo Chiericati, Vicenza.
1995 - espone con il gruppo "Architettura dell'Immaginario", alla XLVI Biennale Internazionale d'arte di Venezia, Villa Reale Pisani di Stra –Venezia, invitato da "Le Venezie", sezione "Memorie e attese 1895-1995".
1996 - Giorgio Peretti ed Attillo Marcolli organizzano a Gubbio, con le autorità locali una esposizione nel Palazzo dei Consoli di Gubbio, con un gruppo di artisti scelti, da Attillo Marcolli, una prima mostra dal titolo: "In Umbria una prima mostra sul decostruttivismo" in Italia e nel mondo.
1997 - scriverà la sua dichiarazione di poetica sull'arte concreta e costruita con linea diritta e curva, continuando nella sua ricerca confortata dai suoi risultati nel 1997, si presenta con una mostra presso la galleria d'arte "San Pantalon" a Venezia,
Negli ultimi anni, completa il saggio di poetica sui suoi ultimi 20 anni di lavoro e di ricerca sull'arte concreta e in oggettiva, sviluppa in particolare modo i suoi concetti di forma d'arte "decostruttivista" sulle opere comprese dal 1995-2010.
Dall’ottobre del 2000 insegna: mezzi e metodi della rappresentazione nella scuola politecnica di design s.p.a. di Milano, prima libera università italiana di design fondata da Nino Di Salvatore nel 1954.