Yelena Vorobyeva & Viktor Vorobyev – Provincial Set

Informazioni Evento

Luogo
LAURA BULIAN GALLERY
via G.B. Piranesi, 10 20137 , Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

mar-sab ore 15-19, mattine su appuntamento

Vernissage
03/10/2013

ore 18,30

Artisti
Yelena Vorobyeva & Viktor Vorobyev
Curatori
Marco Scotini
Generi
arte contemporanea, personale

La nota coppia di artisti kazaki presenta quattro grandi progetti che vanno dal 2002 al 2012 e coprono l’ultimo decennio. Curata da Marco Scotini, la mostra raccoglie sotto il titolo comune di Provincial Set alcuni lavori tra i più significativi dei due rappresentanti della scena artistica dell’Asia Centrale.

Comunicato stampa

A distanza di quattro anni dalla loro prima personale italiana, Yelena Vorobyeva & Viktor Vorobyev ritornano a Milano per inaugurare la nuova stagione espositiva della Galleria Laura Bulian. In quest’occasione la nota coppia di artisti kazaki presenta quattro grandi progetti che vanno dal 2002 al 2012 e coprono l’ultimo decennio. Curata da Marco Scotini, la mostra raccoglie sotto il titolo comune di Provincial Set alcuni lavori tra i più significativi dei due rappresentanti della scena artistica dell’Asia Centrale.

Autori d’inventari fotografici, di archivi d’immagini documentarie, Yelena Vorobyeva & Viktor Vorobyev da anni registrano con esattezza particolari trascurabili della vita di ogni giorno, elementi vernacolari, soggetti non particolarmente fotogenici. E lo fanno in maniera seriale, per tipologie, dando origine non a singoli fotogrammi ma a classi coerenti d’immagini. In apparenza insignificanti (e mostrati inequivocabilmente per quello che sono), questi minimi dettagli (di oggetti, di colore, di costume) finiscono per rivelarsi tanto segni di una macrostoria quanto nuove metafore sociali o simboli mimetizzati del potere.

Ma la ricerca dei Vorobyev non è mai un’inchiesta esaustiva o sistematica, tantomeno intende esserlo. È piuttosto una tassonomia occasionale e discontinua in cui il ricorso alla pratica “concettuale” della fotografia (e alle sue convenzioni di neutralità) si rivela la più adatta a trasformare le tracce dell’esperienza ordinaria in documento e, allo stesso tempo, in puro segno. Di fatto, queste classi d’immagini (da Sunsets and Sunrises a Kazakhstan. Blue period, da Bazar a The Fence) mettono in scena pratiche singolari di appropriazione e collezione, i cui soggetti acquistano il carattere di ready made socio-culturali da un lato, ma dall’altro (una volta decontestualizzati e ripetuti) finiscono per diventare figure astratte all’interno di sequenze ornamentali.

Questo doppio livello, così come il salto di scala tra micro e macro, non cessa di tradurre condizioni reali e proiezioni fittizie (aspirazioni sociali, nostalgie remote, nuovi stili di vita) dello spazio postsovietico contemporaneo. Il lavoro dei Vorobyev non si rivolge al passato socialista o alla sua memoria, al contrario di quello di molti altri artisti attuali. Si concentra piuttosto (attraverso una lucida critica) sulla successione più o meno diretta tra il potere totalitario precedente e il regime attuale nell’ex periferia sovietica: quello che i Vorobyev oggi chiamano “democrazia decorativa”. La frammentazione, i neonazionalismi, la distruzione di ogni legame comunitario, la nostalgia per un’autenticità patriarcale, il nuovo blu turchese della bandiera kazaka, sono tutti caratteri ricorrenti delle società neototalitarie centro-asiatiche che le immagini dei Vorobyev non smettono di rendere visibili.

Ogni progetto dei Vorobyev richiede un tempo di produzione molto lungo che coincide con quello della raccolta delle tracce, della collezione. Proprio in The Fence (2004-2012) quella che era la cortina di ferro sovietica, a livello mentale, si trasforma nella reale moltiplicazione dei nuovi recinti della proprietà privata che fa la sua ricomparsa a partire dalla perestrojka. Le lastre metalliche con gli emblemi socialisti vengono riciclati nelle recinzioni improvvisate delle periferie di Alma Ata e il rosso comunista viene coperto dal verde islamico. Anche qui, come in Blue Period, il colore è un indice in grado di identificare tanto i membri di una comunità che le simbologie metafisiche. La riconversione semiotica tradisce un’identica egemonia politica, anche se in un contesto mutato.

Alle nuove classi sociali delle periferie postsovietiche non rimane altro che un confronto sempre più serrato con i modelli capitalisti occidentali in una rincorsa senza possibilità di alternative. Il gap tra realtà e proiezioni è quanto i Vorobyev sottolineano nel ciclo Photo for Memory. If a Mountain Doesn't Go to Mahomet ...(2002) in cui hanno fotografato gente della steppa contro lo sfondo di poster che riproducono le capitali occidentali. Ma il carattere di disillusione e l'impossibilità di uscita raggiungono il massimo dell'evidenza nell'opera multimediale Day and Night (2007) in cui l'orizzonte è definitivamente chiuso. Le classiche inferiate delle finestre, che a partire dal 1991, sono divenute un segno comune delle abitazioni del Centro Asia, sostituiscono i raggi del sole (nascente e calante) con un suo calco metallico. Questo dispositivo di protezione domestica diventa nei Vorobyev un simbolo forte di prigionia incondizionata sotto il segno dell'oriente e del sole.

Yelena Vorobyeva was born in 1959 in Nebit-Dag (Turkmenistan). Viktor Vorobyev was born in 1959 in Pavlodar (Kazakhstan). They live in Almaty, Kazakhstan.

Selected exhibitions since 2005:
2013: At the Crossroads: Contemporary Art from Central Asia and the Caucasus, selling exhibition, Sotheby’s London, 03.2013
2012: Migrasophia , curated by Sara Raza, Sharjah Museum , Maraya Art Center , UAE
Arsenale 2012, Kyiv International Biennial of Contemporary Art, curated by Nataliia Zabolotna and David Elliott, Kiev, Ukraina
2011: Between Heaven and Earth. Contemporary Art from the Centre of Asia, Calvert 22 Foundation, London, UK
2010: Partecipation at the International Sculpture Biennale of Carrara, Italy, curated by Fabio Cavallucci
Rites without Myths, Laura Bulian Gallery, Milan, Italy
2009: Making the Interstices, Central Asia pavilion, 53. International art exhibition, Venice Biennial, Italy
Lonely at the Top # 2, curated by Viktor Misiano, Project of Bart De Baere, Muhka Museum, Antwerpen, Belgium , Kazahkstan. Blue Period, Solo show, Laura Bulian Gallery, Milan, Italy
2008: Tracing Roads Through Central Asia, YBCA, San Francisco, USA
2007:Progressive Nostalgia, Contemporary Art from the Former USSSR, curated by Viktor Misiano, Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato Italy
Time of the Storytellers. Narrative and Distant Gaze in Post-Soviet Art curated by Viktor Misiano, Kiasma Museum , Helsinki, Finland
2006: Zones Of Contact, curated by Charles Merewether, 15 biennale contemporary art of Sydney, Australia
Zone Of Risk. Transition, 3 rd international exhibition of contemporary art, Bishkek, Kirgizstan
2005: Art From Central Asia: a Contemporary Archive, Central Asia pavilion, 51. International art exhibition Venice Biennial, Italy