Davide Casari – Primo Corpo
L’esposizione ha carattere antologico, documentando una storia artistica ormai più che decennale. Il titolo Primocorpo, oltre a dar peso a questa uscita pubblica dell’artista, dischiude a un progetto ancor più ampio e riconduce alla prima forma della statuaria.
Comunicato stampa
Sabato 5 ottobre 2013, in occasione della nona Giornata del Contemporaneo, a Treviglio verrà inaugurata una personale di Davide Casari (Bergamo 1971). L’esposizione ha carattere antologico, documentando una storia artistica ormai più che decennale. Il titolo Primocorpo, oltre a dar peso a questa uscita pubblica dell’artista, dischiude a un progetto ancor più ampio e riconduce alla prima forma della statuaria.
L’opera di Casari pone continue domande e rifugge da soluzioni definitive. Al massimo offre suggerimenti. Sono quesiti di ordine esistenziale, ma è soprattutto la messa in discussione degli statuti del linguaggio plastico che caratterizzano il lavoro dell’artista.
L’origine e lo sviluppo di Primocorpo, in particolare, hanno trovato un’ideale proiezione nell’articolazione della mostra, dislocata in tre sedi distinte ma concepita come un insieme unitario.
Il percorso comincia idealmente nelle sale di SanPaolo Invest. Qui è introdotto da un grande quadro-studio che precede la lavorazione della superficie “cassaforma” e da una delle prime sculture figurative in rete metallica, o “ferro5”, di forte espressività, risalente al 2000-2001. Si prosegue con il modello in scala del progetto Fragile - progetto complesso dedicato all’opera letteraria di Primo Levi (Torino 1919-1987), in particolare al libro testimonianza Se questo è un uomo e alla raccolta di poesie Ad ora incerta - e con sette Casseforme edificanti (cm 110 x 85 x 44), sorta di sarcofaghi costruiti con legno, ossidi di ferro e carta, che sono soltanto una parte del progetto completo ideato dall’artista.
La seconda tappa della mostra è presso la Cappella del Miracolo, un’aula rettangolare situata dietro il Santuario della Madonna delle Lacrime, che fino al XVIII secolo era inglobata nel Monastero delle monache Agostiniane, dove nel 1522 avvenne il miracolo che salvò Treviglio dalla distruzione. Per l’interno dell’aula, restaurata di recente, Casari ha realizzato un’opera site specific, ossia studiata appositamente per questo luogo, in seguito a una riflessione ponderata e sofferta. Si tratta di una semplice panca-inginocchiatoio, costruita in sola rete metallica, senza orpelli e ornamenti, che nel disegno e nelle dimensioni rispetta le sei panche in legno già presenti nello spazio, e ugualmente funzionale. Rigore e vigore estremi, ma anche estrema discrezione, nel sommesso dialogo con il potente crocefisso ligneo sulla parete di fondo. Non è l’oggetto intruso, e astruso, che invade lo spazio e vi s’impone in occasione della mostra, ma è un intervento gentile, in risposta alle esigenze di quanti frequentano quotidianamente quel luogo.
L’itinerario espositivo termina a pochi passi dalla Cappella, presso la Casa Gotica, un edificio di origine duecentesca che conserva ancora oggi, dopo un attento restauro conservativo, i caratteri tipici dell'architettura medioevale, ben visibili nella tessitura muraria. In questa sede un gruppo di cinque sculture “ferro5” si anima in forme “teatriche” entro uno spazio privo di connotazioni specifiche ma carico di una dinamicità intrinseca. Ci si trova di fronte a una galleria di maglie metalliche pro-tese intorno al vuoto, sorta di figure antropomorfe, filiformi e allampanate: ognuna di queste è colta nell’eleganza del movimento o in una statica immobilità, quindi è accostata a una struttura minimalista in cemento o gesso, esplicitando quel passaggio per il nulla che già Arturo Martini riteneva indispensabile per il rinnovamento della scultura.