Shock the monkey
Gli artisti esposti sono noti alla critica e al grande pubblico per un’opera capace di comunicare alla pancia dello spettatore, senza filtri e artifizi, senza strategie commerciali: un genere che che a volte scandalizza, altre spiazza, sempre però assolve al compito fondamentale dell’arte di stimolo a riflettere su temi spesso complessi e scomodi.
Comunicato stampa
SHOCK THE MONKEY è una straordinaria performance espositiva di 2 tra i più interessanti protagonisti del panorama artistico italiano: ROBERTO KUSTERLE e i SANTISSiMI. Gli artisti esposti sono noti alla critica e al grande pubblico per un’opera capace di comunicare alla pancia dello spettatore, senza filtri e artifizi, senza strategie commerciali: un genere che che a volte scandalizza, altre spiazza, sempre però assolve al compito fondamentale dell’arte di stimolo a riflettere su temi spesso complessi e scomodi. “L’arte moderna pur nella diversità dei fenomeni e dei contrasti storici-culturali, si configura come una costante ricerca di nuovi linguaggi, con strutture e forme espressive del tutto autonome, che trovano fondamento nell’unità dell’opera d’arte, al di là delle tradizionali distinzioni tra campi, generi ed epoche.” (dalla Grande Enciclopedia Treccani) Claudio Proietti, curatore della mostra, è riuscito così a creare all’interno degli spazi della galleria artribù, una Wonderland in grado di estraniare dalla quotidianità lo spettatore attraverso un percorso di istallazioni, sculture e fotografie incredibili e affascinanti. La mostra è aperta al pubblico -previo appuntamento- dal 14 ottobre al 15 novembre 2013 Per informazioni e appuntamenti: artribù - contemporary art gallery via Agostino Depretis, 86 00184 Roma tel. 06 488 02 85 e-mail info@artribù.it www.artribu.it
Roberto Kusterle è nato nel 1948 a Gorizia.
Dagli anni Settanta lavora nel campo della arti visive, dedicandosi sia alla pittura sia alle installazioni. Dal 1988 inizia ad interessarsi alla fotografia che è diventato il suo principale mezzo espressivo. Di fama internazionale, Roberto Kusterle oggi è considerato uno dei maestri della fotografia del Nordest. Kusterle, più che un fotografo è un artista, capace di costruire immagini originali e surreali. Installazioni con al centro l’uomo e il suo corpo, risultato di una ricerca personale, di elaborazioni complesse, raffinate, spesso di violento impatto concettuale, che utilizzano materiali sottratti alla natura. La scelta dei personaggi, l’ambientazione, le luci, la scenografia, il trucco; ogni dettaglio è curato meticolosamente dall’artista-regista con certosina pazienza e maestria.
L’opera di Kusterle non può quindi essere ridotta a mera fotografia. L’utilizzo della macchina fotografica, per il maestro, rispecchia una corrispondenza che non si limita al semplice aspetto meccanico; tecnica e strumento si piegano alle esigenze dell’artista. L’immagine fissata dalla macchina è l’ultimo atto di un progetto e di una preparazione che possonodurare mesi e talvolta anni; atto liberatorio di tutti gli altri momenti che lo hanno preceduto e punto di partenza per una nuova, lunga fase di elaborazione in camera oscura. Il risultato finale è sempre di forte impatto visivo. La metamorfosi di Kusterle non è come quella di Kafka, non regala una forma completamente diversa, bensì una forma a metà. Una fusione tra uomo ed animale a prima vista razionalmente innaturale, ma l’innovazione di Kusterle sta nel trasformare tutto questo surrealismo in qualcosa di reale.
“La metambiosi allude a una possibile deriva verso il postumano, ma un postumano non potenziato da protesi macchiniche, da innesti o da manipolazioni genetiche, bensì depotenziato (o irrobustito?) da impianti ferini o uccelleschi: una regressione verso una natura primordiale e inconsapevole, da cui l’umanita credeva di essersi affrancata e che invece ritorna potente e inesorabile ad occupare i territori da cui era stata spodestata.” (Giuseppe O. Longo) Santissimi - Antonello Serra & Sara Renzetti. Il lavoro dei Santissimi guarda all’arte come macchina operativa in cui poter varcare, soggiornando, le forme più o meno complici della conoscenza che, più comodamente, si riflettono nella definizione di “empirismo filosofico dell’arte”. Per empirismo filosofico s’intende la messa in pratica del sapere, compiere un’operazione del pensiero, ovvero tradurre in termini visivi, linguistico e concettuali il pensiero scientifico-filosofico in materia. Così come il filosofo analizza il sapere della sua parte più teorica, descrivendo e analizzando gli aspetti più puramente tecnico-intellettuali, nella poetica dei Santissimi l’apparizione di quel sapere viene messo in scena nell’opera d’arte, praticato nell’opera d’arte (insieme di potenza e atto), varcando così i termini e i giochi che si nascondono dietro le sagome del sapere. La stessa poetica non è mai una poetica dichiarata, bensì emerge scavando le gesta dell’attesa, dell’attenzione, della paura e del mistero “oltre i confini della conoscenza”. Il processo che si vive nell’opera dei Santissimi, nel fruire l’opera, si manifesta attraverso il segno della rivelazione, cosicchè: l’atteso venga sconfitto dall’inatteso, l’agire corrisponda all’essere agiti e le gioie del parto siano finalmente i natali dell’opera.