The End of the Border (of the Mind)
Stefano Cagol e Gianluca D’Incà levis, curatore di DC, presentaranno, attraverso una conversazione, il video che documenta l’esperienza di La Fine del Confine (della Mente)/The End of the Border (of the Mind), opera-viaggio che lo scorso marzo prese significativamente avvio dalla Diga del Vajont, presso il Nuovo Spazio di Casso.
Comunicato stampa
Dolomiti Contemporanee, in collaborazione con il Trento Film Festival, presenta The End of the Border (of the Mind). On the road backstage.
L'evento si svolgerà giovedì 10 ottobre, alle ore 20.00, presso il Museo d'arte moderna e contemporanea di Bolzano Museion, ed è inserito nel programma di MontagnaLibri 2013.
Stefano Cagol e Gianluca D'Incà levis, curatore di DC, presentaranno, attraverso una conversazione, il video che documenta l'esperienza di La Fine del Confine (della Mente)/The End of the Border (of the Mind), opera-viaggio che lo scorso marzo prese significativamente avvio dalla Diga del Vajont, presso il Nuovo Spazio di Casso.
Giovedì 10 ottobre, CONVERSAZIONE, presentazione del VIDEO: THE END OF THE BORDER (of the mind). On the road backstage.
Gianluca D’Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee + Stefano Cagol, artista .
Al Trento Film Festival a Bolzano Dolomiti Contemporanee presenta – attraverso una serata di conversazione e di proiezione – il progetto THE END OF THE BORDER (of the mind) di Stefano Cagol che ha co-prodotto insieme alla Barents Art Triennale nella primavera di quest’anno.
Un lungo e intenso viaggio durante il quale l’artista ha esplorato con la luce i confini, dalle Dolomiti all’Artico, dai confini fisici, politici, a quelli culturali e mentali.
Partendo, in modo assai significativo, dallo Spazio di Casso e dalla Diga del Vajont, a nell'anno del 50ale della Tragedia del Vajont, e percorrendo l’Europa fino all’estremo confine settentrionale.
Hanno detto:
“Per la prima volta una grande e insolita installazione artistica prova a ricordare, ma anche ad andare oltre. Una linea di luce diretta, leggera trafigge il buio e va oltre la diga.”
Servizio di Luciana Parisi, “TG Nazionale”, Rai 3, 7 marzo 2013
“Reisen blir av kunstneren også beskrevet som en symbolsk reise, som også kan forstås som en reise i ens eget sinn og overskridelse av ens egne grenser.”
(Il viaggio dell'artista può anche essere descritto come un viaggio simbolico, può anche essere inteso come un viaggio nella propria mente per superare i propri limiti.)
Ann Lisbeth Hemmingsen, “Til grensens ytterkant”, Kunstforum, Oslo, 22 marzo 2013
“The Italian artist Stefano Cagol started his light crusade from northern Italy in the beginning of March… It opens for numerous interpretations varying from the emotional understanding of geography, critical views on political borderlines and disputed delimitations. In a way Cagol is questioning the whole existence of the border.”
(L’artista italiano Stefano Cagol ha iniziato il suo viaggio epico di luce dal nord Italia a inizio marzo ... Questo apre a numerose interpretazioni che spaziano dalla comprensione emotiva della geografia, riflessioni critiche sui confini politici e le delimitazioni contese. In un certo senso Cagol sta mettendo in discussione l'intera esistenza del confine.)
Jonas Karlsbakk, “Lighting up European borders”, Barents Observer, Kirkenes, 22 marzo 2013
Il progetto:
Pikene på Broen, collettivo di curatori e produttori con sede a Kirkenes, nord-est della Norvegia, ha invitato Stefano Cagol a partecipare alla Barents Art Triennale 2013, con il suo lavoro "THE END OF THE BORDER (of the mind)" / LA FINE DEL CONFINE (della mente), realizzato nel marzo-aprile 2013.
Il progetto è stato una collaborazione tra la Barents Art Triennale / Pikene på Broen a Kirkenes, Dolomiti Contemporanee in Italia, e IIC Istituto Italiano di Cultura di Oslo.
La ricerca artistica dei confini da sud a nord d'Europa con la luce come mezzo, dal limite della cultura mediterranea al limite della cultura europea, dalle Alpi fino al di là del Circolo Polare Artico, progettata da Stefano Cagol come un viaggio epico e simbolico dalle Dolomiti all’estremo nord del mondo si inserisce nel concetto di Triennale che è mobile e scaturisce in diversi luoghi all'interno e al di fuori della Regione di Barents. La Barents Triennale si occupa infatti delle questioni dell’arte in spazi pubblici di confine “art in public spaces in borderland(s)” e, oltre all’opera di Cagol, comprende: il progetto Sami Rintala a Kirkenes e un’installazione di Lars Ramberg a Murmansk.
Nel dettaglio Stefano Cagol ha realizzato una spedizione a bordo di una working station mobile, un furgone con pneumatici artici attrezzato con generatore e un sistema luminoso in grado di generare linee di luce della gettata di 15 chilometri. Ha attraversato i confini di 6 nazioni e percorso via terra, ghiaccio e acqua 10.000 chilometri lungo i quali ha messo in atto oltre 20 linee di luce che hanno scandagliato i confini fisici, politici, culturali, mentali.
Le azioni ufficiali si sono svolte alla partenza presso la diga del Vajont nel cinquantesimo dalla tragedia, all’arrivo a Kirkenes, sede della Barents Art Triennale, e a Oslo, dove l’Ambasciatore ha celebrato la prima partecipazione italiana alla manifestazione. A queste si sono aggiunte oltre azioni luminose improvvisate dall’artista lungo il percorso nelle situazioni e location più disparate, dalle distese di ventole del nord della Germania ai fiordi ghiacciati al Circolo Polare.
Le parole del curatore di Dolomiti Contemporanee, Gianluca D’Incà Levis:
l’opera di Stefano Cagol è estremamente semplice, diretta. la fisica stessa della performance è semplice e diretta, allo stesso modo del suo rimando metaforico. una linea di luce sopra alla diga, chiara, leggera, potente, scardina la logica di quell’eterno immobile coronamento. la linea è tersa, e tesa, come una corda, veloce e mobile, come un quanto d’idea, onda concentrata.
quell’immagine pulsante è un vettore, porta via lo sguardo, verso l’alto, il cielo, verso e oltre le vallate strette. nessuno può fuggire la memoria. e nessun uomo può accettare una morte perenne. l’uomo vive. la luce deve venire. la luce illumina il confine, e lo supera. e’ uno slancio vitale, lo sguardo dell’uomo oltre la diga, oltre la cima, che espande lo spazio. l’attivazione è, sempre, uno sconfinamento.
Le parole dell’artista:
L’invito. Quando ho ricevuto l’invito alla Barents Art Triennale mi è stato detto che questa volta si sarebbe concentrata sull’arte negli spazi pubblici nei luoghi di confine. Infatti la Regione di Barents coinvolge i confini tra Norvegia, Russia e Finlandia a 300 Km oltre il Circolo Polare.
Ho riflettuto a lungo sul progetto da proporre, e poi ho pensato un viaggio epico in cui la luce sarebbe stato lo strumento perfetto per riflettere sui confini fisici e politici, ma soprattutto mentali e culturali, per mettere in discussione l’essenza stessa dei confini.
La partenza dal Vajont. Non avevo idee sul luogo di partenza, ma ho pensato che Dolomiti Contemporanee sarebbe potuta essere l’istituzione italiana perfetta per essere parte del progetto. Quando sono andato ad incontrare per la prima volta il suo curatore Gianluca d’Incà Levis l’appuntamento era al nuovo spazio espositivo di Casso. Arrivando in macchina mi è apparsa davanti agli occhi la diga del Vajont. E ho capito che non sarei potuto partire che da lì.
Il viaggio. E’ stata un’esperienza intensa. In totale la spedizione ha percorso 10.000 chilometri. Non avevo staff con me. Io ho guidato la working station mobile nelle situazioni proibitive della fine dell’inverno artico. All’arrivo della twilight, nel momento del passaggio dalla luce del giorno al buio, azionavo la luce in luoghi di forte impatto, spesso confini forti tra uomo e natura. Quindi mi occupavo della documentazione video e fotografica.
Il confine Russo. Una volta arrivato a destinazione, l’organizzazione della Triennale voleva che attraversassi il confine di Schengen con la luce: per i norvegesi non c’erano problemi, ma le autorità russe lo hanno impedito. Abbiamo quindi scansionato quel confine in 3 punti, ma facendo sempre correre la luce lungo il confine, non attraverso.
Questo fa capire come la luce possa essere un simbolo forte e come sia riuscita a mettere davvero in crisi anche uno degli ultimi confine europei.
Per saperne di più:
Tutto è andato in progress su un diario su Artribune, su una mappa aggiornata quotidianamente su Google maps, su Flikr e su un sito web dedicato.
http://goo.gl/maps/DXcOe
http://www.endofborder.com
http://www.flickr.com/photos/flupowerflu/sets/72157632624809893/with/8539215564/
Credits:
L’opera video “THE END OF THE BORDER (of the mind)” è di Stefano Cagol, riprese, montaggio, suono.
Il progetto “THE END OF THE BORDER (of the mind)” è stato realizzato grazie a una collaborazione tra la Barents Art Triennale / Pikene på Broen a Kirkenes, Dolomiti Contemporanee in Italia, e IIC Istituto Italiano di Cultura di Oslo.
Barents Art Triennale / Pikene på Broen http://www.pikene.no/news/137
Dolomiti Contemporanee www.dolomiticontemporanee.net
è un progetto nuovo e sperimentale, un pioniere nell’arte contemporanea nella regione dolomitica. Dolomiti Contemporanee vuole essere un mezzo per l’azione e la riflessione culturale in questo territorio.
Dolomiti contemporanee è una piattaforma per un progetto territoriale sostenuto da una rete di imprese locali, gruppi sociali, educativi, artistici e culturali che apprezzano l’importanza internazionale di questo progetto. Una rete che si impegna a promuovere e sostenere la cultura e le risorse del territorio locale, pur mantenendo aperto e diretto contatto con l’esterno. Dolomiti contemporanee non è una mostra. Si tratta di un progetto che mira a creare una rete di scambio culturale.