OpiMaio(R) – Minor Cessat
La mostra riunisce nelle sale di Spazioblue le due installazioni site-specific, Domus e Piscem vorat maior minorem, opere realizzate a quattro mani dai due giovani artisti Alessandra Maio e Opiemme.
Comunicato stampa
Il giorno 18 Ottobre 2013 alle ore 18.30 si inaugura la mostra OpiMaio® Minor Cessat | Alessandra Maio e Opiemme, a cura di Marta Gabriele presso Spazioblue - via Gandino 3, Bologna.
La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 18 Novembre 2013, riunisce nelle sale di Spazioblue le due installazione site-specific, Domus e Piscem vorat maior minorem, opere realizzate a quattro mani dai due giovani artisti Alessandra Maio e Opiemme.
L'uomo nella sua arroganza si crede un'opera grande, meritevole di una creazione divina. Più umile, io credo sia più giusto considerarlo discendente degli animali.
Charles Darwin, L'origine dell'uomo, 1871
“L’altra faccia del segno”, quella che maschera la vera natura, che si presenta e rappresenta attraverso le livree di farfalle, mantidi religiose, coccinelle, insetti foglia, risponde alle strategie primordiali e contemporanee del camuffamento.
Se in natura, tramite l’artificio del camouflage, la cavalletta si mimetizza in una foglia, acquisendone il colore, la brillantezza e la forma, cambiando i propri connotati per trasformarsi “da preda in predatore”, anche nella pratica artistica tramite la figurazione/de-figurazione, gli oggetti sono travestiti in altro da sé, la finzione e l’invisibilità nascondono e rivelano l’artista.
Lo studio del comportamento animale, dunque, rivela le tattiche di difesa e le strategie di agguato, comprendendo una certa reversibilità dei ruoli, anche nell’arte le leggi del mimetismo regolano la conformazione dei corpi, trasformandone le apparenze, creando diffrazioni visive e rendendo impercettibili le strategie di camuffamento: il non-sembrare ciò che è, il divenire altro da sé. Già Roger Caillois aveva rilevato come le tre forme di camouflage, il travestimento, la mimetizzazione e l’intimidazione fossero alla base della comunicazione animale. Non di meno, potremmo aggiungere, di quella artistica.
Se, sempre in natura, vige la legge della selezione naturale darwiniana Piscem vorat maior minorem, l’opera elegante e ironica di Alessandra Maio e i pittogrammi poetici di Opiemme invertono la scala evolutiva, smentiscono tale norma nel suo senso più rivoluzionario, sovrapponendo alla selezione naturale quella artificiale, consegnando alla storia una nuova “legge di natura”: l’unione di tanti pesci piccoli inghiotte il pesce grande.
Ecco come le figure ambigue riscritte dalla Maio e mimetizzate da Opiemme rivelano la loro struttura “transitoria” nel carattere di invisibilità della parola: il pattern grafico sottende al modellato, alle mono-cromie mimetiche, generando un’osmotica sovrapposizione della semanticità fra parola e immagine. Vedremo allora poggiarsi sui rami di Domus, albero concepito come casa-madre delle proprie creature, farfalle portatrici di detti e interrogativi esistenziali con ocelli sulle ali che simulano occhi spalancati, atti a sorprendere e spaventare il predatore.
È la parola, dunque, il segno camuffato? È la scrittura a divenire altro da sé, a mimetizzarsi nella materia, tralasciando la semantica a favore dell’apparenza grafica?
Con perizia maniacale i due artisti, così diversi, ma affini nell’uso della scrittura, affronteranno alcuni temi urgenti della contemporaneità introducendo uno spazio di intersezione sincretica e di conflitto allo stesso tempo, sveleranno il proprio micro/macro cosmo in un singolare incastro: il segno infinitesimale e reiterato della Maio farà in alcuni casi da sfondo al gesto rapido e istintivo di Opiemme, lasciando che i versi colorati e chiassosi si affianchino a trasparenze intime e silenziose, sovrapponendo ordine ed entropia in un medesimo processo creativo.
Se in natura l’insetto più debole trascina sul dorso le caratteristiche di un altro insetto per difendersi, esso porta con sé la sua “maschera” inconsapevole, così gli artisti ricorrono all’invisibilità per essere ancora più temibili. Per sfuggire al controllo delle società, conoscitori delle proprietà eristiche, vedono senza essere visti, si affidano al “velo estetico”, sovvertendo la logica binaria di soggetto-oggetto, forma-contenuto, introducendo il valore transitorio e fenomenico della rappresentazione, affidando alla parola il ruolo di rivelare.
Alessandra Maio lega parole a immagini semplici esaltando la loro potenza attraverso la ripetizione ossessiva, una pratica che l’artista definisce meditativa. Frasi fatte o famose, cantilene, proverbi vengono riscritti migliaia di volte componendo le trame fitte da cui scaturisce, come un ricamo, il disegno finale. La sua tecnica maniacale si è unita negli ultimi lavori a un’analisi più consapevole del supporto.
www.alessandramaio.com
Opiemme esplora il territorio di confine tra poesia e immagine, dove la parola è libera di trasformarsi in segno grafico arricchendosi di nuovi significati. Immagini da leggere, parole da guardare. Messaggi poeticamente espressi ma fruibili da tutti, perché Opiemme porta la sua creatività in strada, ideando interventi site-specific che uniscono le tecniche della street art con la progettualità dell’arte pubblica. Vive e lavora a Torino e inizia la sua ricerca prima del 2000.
www.opiemme.com