Il “ribaltone” di Cicelyn al Madre. Via dalla mostra dell’Arte Povera gli storici documenti di Lia Rumma, bisogna far spazio per la Transavanguardia
“Nessuno può più dubitare che la mitica ‘Arte Povera più Azioni Povere’ negli antichi Arsenali d’Amalfi sia stata una tappa fondativa del movimento che rinnovò la prassi e l’immaginario artistico dell’Italia degli anni Sessanta in una prospettiva internazionale”. Ovvero dell’Arte Povera: questo dice fra l’altro la presentazione del settimo step delle manovre povere volute da […]
“Nessuno può più dubitare che la mitica ‘Arte Povera più Azioni Povere’ negli antichi Arsenali d’Amalfi sia stata una tappa fondativa del movimento che rinnovò la prassi e l’immaginario artistico dell’Italia degli anni Sessanta in una prospettiva internazionale”. Ovvero dell’Arte Povera: questo dice fra l’altro la presentazione del settimo step delle manovre povere volute da Celant, che nella sede del Museo Madre si ispira appunto alla storica mostra amalfitana del 1968.
Ideale dunque il concept della mostra, inaugurata lo scorso 11 novembre negli spazi della chiesa Donnaregina Vecchia e in quelli della Sala Multimediale del museo. Però, c’è un però: a pochi giorni dall’inizio, infatti, non resta che l’allestimento delle opere disposte nella chiesa trecentesca.
Il materiale documentario sulla Rassegna di Amalfi voluta dai giovanissimi Marcello e Lia Rumma – una documentazione necessaria e integrativa, visto che molte opere in mostra nell’ottobre 1968 erano state costruite con materiali effimeri e le varie performance organizzate, le Azioni Povere appunto, risultano irripetibili – è stata, con molta noncuranza, sottratta allo spettatore per lasciare il posto ad un prossimo evento dedicato alla Transavanguardia.
È possibile che una mostra (con data di chiusura stabilita al 12 febbraio 2012) possa essere fruita soltanto durante la preview? Non resta che lasciarvi ad alcune immagini della preziosa documentazione offerta da Lia Rumma…
– Antonello Tolve
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