Don’t ask don’t tell
La mostra, a cura di Francesco Pantaleone e Antonio Leone, è una narrazione corale che tenta di raccontare in modo non didascalico la complessità del vissuto delle persone LGBT.
Comunicato stampa
DADT chiude il ciclo di eventi d’arte contemporanea intorno al Pride Nazionale 2013, apertosi con la mostra di Zanele Muholi, lo scorso gennaio, per proseguire poi durante l’estate con gli straordinari scatti di Ferdinando Scianna installati presso i Cantieri Culturali alla Zisa ed utilizzati per la comunicazione del Pride, la mostra e la performance del duo di artisti internazionali Lovett/Codagnone e coronarsi adesso con la partecipazione al lavoro di artisti alcuni giovani e altri meno giovani, tutti di grande valore, affiancati da nomi di spessore internazionale: Adalberto Abbate, Stefano Arienti, Benny Chirco, Stefania Galegati Shines, Goldiechiari, Alice Guareschi, Adrian Hermanides, Loredana Longo, Lovett/Codagnone, Domenico Mangano, Andrew Mania, Liliana Moro, Dean Sameshima, Ferdinando Scianna, Félix González-Torres, Vedovamazzei.
La mostra, a cura di Francesco Pantaleone e Antonio Leone, è una narrazione corale che tenta di raccontare in modo non didascalico la complessità del vissuto delle persone LGBT. Il percorso della mostra si sviluppa in quattro sezioni, ognuna legata ad un aspetto che caratterizza la dimensione quotidiana della vita delle persone omosessuali.
Fear / Identity / Right / Love: si tratta di aspetti che strutturano le identità delle persone LGBT, che ne marcano la stessa esistenza. Dalla propria accettazione al desiderio dell'accettazione da parte dell'Altro, dal coming out alle manifestazioni in piazza in cui si rivendica parità nei Diritti.
Il titolo della mostra, "Don't Ask, Don't Tell" fa riferimento alla linea politica degli Stati Uniti d'America, tra il 1993 e il 2010, in merito alla questione dell'orientamento sessuale dei membri dell'Esercito. “Don’t ask, don’t tell” sintetizzava la legge che permetteva agli omosessuali di arruolarsi nelle forze armate solo a patto che tenessero segreto il proprio orientamento sessuale (venendo espulsi se scoperti omosessuali). La norma è stata cancellata il 20 settembre 2011.
Il titolo, qui usato come metafora, rimanda appunto a questa condizione legata alla dichiarata volontà di non riconoscimento e quindi di necessario silenzio, necessario occultamento della propria individualità ma anche, per riflesso, di necessaria rivendicazione, di orgoglio, di richiesta di un pieno riconoscimento.