Mario Sironi – La grandiosità della forma
La mostra, che comprende circa sessanta opere tra dipinti, studi monumentali per affreschi e disegni, documenta tutta la pittura di Mario Sironi, dagli esordi agli ultimi anni.
Comunicato stampa
Si inaugura il 12 ottobre 2013 a Cherasco, nella storica sede di Palazzo Salmatoris, che negli scorsi anni ha ospitato rassegne di Carrà, De Pisis, Campigli e di altri maestri del Novecento, la mostra “SIRONI. LA GRANDIOSITÀ DELLA FORMA. Quadri, opere monumentali, disegni, inediti” a cura di Cinzia Tesio.
La mostra, che comprende circa sessanta opere tra dipinti, studi monumentali per affreschi e disegni, documenta tutta la pittura di Mario Sironi, dagli esordi agli ultimi anni. Tema della rassegna è la grandiosità dello stile dell’artista, che si evidenzia non solo nelle opere monumentali, ma anche nei fogli più piccoli. Quello di Sironi è un “far grande” mentale, che non dipende dalle misure dell’opera, ma dall’energia e dalla forza del suo linguaggio.
La rassegna oscilla dunque fra la misura grande (di cui comprende un nucleo importante di opere, proveniente in gran parte dalla collezione museale dello CSAC, Centro Studi e Archivio Comunicazioni di Parma, come lo splendido cartone per L’Italia fra le Scienze e le Arti del 1935; i cartoni per l’affresco Rex Imperator del 1937 con lo spettacolare Figura con elmo, alto più di tre metri; I due soldati del 1936; la grande Composizione con fregi decorativi sempre del 1936 e altre ancora) e la misura piccola.
Entrambe, la dimensione grande e la dimensione piccola, sono segnate da una identica potenza espressiva.
La mostra comunque documenta ogni fase della ricerca di Sironi: il momento giovanile, con una inedita Natura morta con brocca del 1903, disegnata dall’artista quando aveva solo diciotto anni; la stagione divisionista (Madre che cuce, 1905); la stagione futurista e metafisica degli anni Dieci; la stagione novecentista e classica degli anni Venti, che comprende tra l’altro L’Architetto, 1922 (uno dei massimi capolavori dell’artista, esposto alla Biennale di Venezia del 1924), alcune Periferie e la suggestiva Architettura con vestale e atleta del 1929; il momento espressionista, con lo straordinario San Martino, 1930, presentato alla Quadriennale di Roma del 1931; e con un Paesaggio dello stesso 1930 (non più esposto dopo la mostra di Stoccolma e Oslo del 1931); la pittura murale degli anni Trenta; la stagione neometafisica; le periferie degli anni Quaranta e del dopoguerra. A quest’ultimo periodo appartengono Lo scalo, 1952 (un paesaggio urbano non più esposto da mezzo secolo) e i due paesaggi urbani del 1945 e 1946 della collezione della Banca Popolare di Milano.
Punto di forza della mostra è anche la presentazione, per la prima volta, di un significativo gruppo di una quindicina di inediti, appartenuti alla moglie del maestro, Matilde, e rintracciati nel corso delle sue ricerche da Elena Pontiggia, studiosa di Sironi: opere quasi sempre di dimensioni contenute, ma di intensa suggestione, come il coloratissimo Borghesi e tram del 1916, tassello finora sconosciuto del periodo futurista sironiano; il Sollevatore di pesi, 1919, del periodo metafisico; il Paesaggio urbano con lampionedel 1920, l’elegiaco Nave sul mare con arcate del 1927.
Accompagna la mostra un catalogo con testi della curatrice e di Elena Pontiggia, alla quale si devono anche le analitiche schede delle opere, e in particolare degli inediti.