Dino Izzo – Capitolo X
Attraverso una pittura surreale dove la realtà immaginata appare immobile e sospesa, Dino Izzo, racconta la sua realtà per riuscire a vedere l’invisibile attraverso semplicissimi tratti e per comunicare un intero concetto o un’idea.
Comunicato stampa
Attraverso una pittura surreale dove la realtà immaginata appare immobile e sospesa, Dino Izzo, racconta la sua realtà per riuscire a vedere l’invisibile attraverso semplicissimi tratti e per comunicare un intero concetto o un’idea. Dietro le sue narrazioni pittoriche si ritrovano non solo il tratto della matita, ma anche la manipolazione della materia per guardare oltre le immagini stesse. I titoli dei disegni diventano paragrafi dei capitoli con cui nomina di volta in volta le sue esposizioni. Il paragrafo introduttivo di tutta la mostra, “Interpretazione della croce” è nato guardando una croce di legno nella Cappella Tolosa della Chiesa di S. Anna, con cui Izzo si è confrontato come segno, simbolo e metafora. ”Gruccia in preghiera”, diventa un segno di interrogazione sulla fede mentre ”In viaggio” rappresenta una gita virtuale per ora economicamente impossibile. Con “Catalogo delle cime da scalare”, si è in presenza di un lavoro continuo, di catalogazione, appunto, di tutte le cime “inesistenti” con nomi immaginari. Il paragrafo “Uccello con le ali in tasca”, si presenta come una trascrizione manuale, dei nomi di tutti gli uccelli esistenti al mondo con relativa illustrazione della specie. Con ”Il nascondiglio degli angeli”, l’artista, si rifà a Natalie Sarraute e alle sue conversazioni e sottoconversazioni, ai nostri pensieri non detti e che non emergono mai nei discorsi: un luogo mentale dove possiamo pensare si nascondano gli angeli. “Oltre che pittore- spiega Izzo- sono anche lettore della specie bibliomane. Traccio dei segni a cui attribuisco un titolo suggerito dalle forme che intravedo. I titoli, l’archivio letterario dell’arte, mi forniscono il tema delle opere che siano quadri, installazioni, video e testi”. I lavori in mostra, intitolata “Capitorlo X”, sono scorci quotidiani che analizzano la realtà da differenti punti di osservazione, fino a rivelare la tangibile esperienza dello spazio e il comune modo di appartenergli. Le opere dell’artista napoletano, raccontano con segni e colori, come è possibile vivere in modo etereo e senza soluzione una continuità e contiguità spazio-temporale, legata al passato e al futuro, sebbene i diversi momenti siano vicini quanto lontani. Gli ambienti e i paesaggi, a volte appena accennati, colorati e in bianco e nero, catturano l’attenzione del visitatore spesso troppo distratto, per soffermarsi sul dettaglio. L’uomo è il vero protagonista delle opere, celato dietro ciò che quotidianamente lo circonda. Lo spazio raffigurato comunica solitudine attraverso le immagini ridotte all’essenziale. Tutte insieme le opere di Izzo diventano come un libro da sfogliare e da leggere pian piano per assaporarne le diverse pagine. Distolgono dall’indifferenza trascinando il visitatore in viaggi onirici sempre intriganti e poetici. I segni tracciati inizialmente in maniera istintiva sulla carta vengono poi elaborati dall’artista per far emergere differenti figure che sembrano sorgere nella loro spontaneità dall’universo bianco del foglio rimanendo con proprie identità aperte in se stesse. Le immagini si inerpicano nello spazio espositivo della chiesa lasciata integra in un percorso guidato tra grafica del segno e l’uso del simbolico originario accompagnate da pezzi di racconto e di pensieri che emergono dalla nebbia dei ricordi, dai sogni, dalla meditazione. Izzo, tenta con le sue opere di far uscire un pezzetto di vita alla volta con la fantasia e l’immaginazione attraverso una continua ed appassionata ricerca espressiva per riuscire a raggiungere un’identità ed una visione poetica sempre rinnovata. Forme diverse sono messe insieme con l’obiettivo di creare attraverso la parte più segreta del suo inconscio, un equilibrio tra immaginario e realtà. Codici preziosi nello spazio intendono offrire intense ed episodiche espressioni poetiche, estemporanee come se fossero le pagine di un diario esistenziale. Attraverso l’immagine metaforica dell’intelletto e dei sensi i suoi lavori vengono realizzati con assoluta istintività poetica che a volte ricorda quella dei bambini liberi da schemi e condizionamenti. Con la sottrazione dei segni, intende mettere in discussione sia l’illusione del volume, eliminando il superfluo visivo, sia la materializzazione della stessa identità, che sottopone minacciosa l’individuo, come un vero e proprio sedimento della demarcazione psichica e sensibile, opprimendo lo spazio vitale.