Urs Lüthi / Agne Raceviciute
La doppia personale di Urs Lüthi (1947, Kriens, Svizzera) e Agne Raceviciute (1988, Klaipeda, Lituania), rintraccia la storia discreta di un rapporto di stima reciproca tra un’artista emergente di origini lituane e una delle figure tutelari del suo lavoro.
Comunicato stampa
Un serrato dialogo intergenerazionale, carico di filiazioni, equivalenze e isomorfismi.
Una corrispondenza biunivoca, un gioco alla pari, un diagramma di transiti e permanenze.
Incanalandosi in questi binari, la doppia personale di Urs Lüthi (1947, Kriens, Svizzera) e Agne Raceviciute (1988, Klaipeda, Lituania), rintraccia la storia discreta di un rapporto di stima reciproca tra un’artista emergente di origini lituane e una delle figure tutelari del suo lavoro.
Legati da un tessuto di corrispondenze, Lüthi e Raceviciute condividono un medesimo approccio alla fotografia in bianco e nero, prolungata spesso in installazione e scultura, insieme a una fascinazione per l’universo del vestiario e per le figure complementari della maschera e del velo. Una zona di ricerca comune, declinata trasversalmente nel tempo e nella geografia artistica del contemporaneo, in cui l’esplorazione ambivalente dei meccanismi di mimetismo e trasformismo identitario inverte di segno la tradizionale simbolica del ritratto e dell’autoritratto e la ristruttura come approccio ambivalente alla natura morta umana.
Tre elementi scultorei del complesso Territories e un lavoro fotografico della serie Spazio Umano di Lüthi sono posti in una relazione di mutuo mirroring con gli ultimi esiti del progetto di ricerca Conclave di Raceviciute. In un equilibrio tra severa sobrietà e impalpabile vitalismo, la mostra cerca di afferrare il momento preciso in cui la figura umana abbandona il paesaggio lasciando un vuoto risonante, misurato da conformazioni carnali e antropomorfe, ambigue e latenti.
La conversazione plastica tra Lüthi e Raceviciute si appropria di un immaginario geografico fatto di soglie sceniche, sottili apparizioni e diserzioni, passandolo al vaglio di un secco processo di astrazione e riduzione. Cedendo a un monumentalismo declinato in tono minore e immergendosi in un sentimento diffuso di caldo e intimo languore, scultura e fotografia cercano di articolare in forma effimera quel passaggio dal corpo umano a ciò che lo ospita.