Brac’s Art on Table – Sara Lovari
Protagonista di questo mese è Sara Lovari, artista toscana nata nel 1979, con le sue opere polimateriche. Accompagna la mostra un testo critico di Tiziana Tommei.
Comunicato stampa
Nuovo appuntamento con Brac’s Art on table, la mostra “orizzontale” della libreria Brac che ogni mese presenta sui tavoli 30 opere di un artista.
Protagonista di questo mese è Sara Lovari, artista toscana nata nel 1979, con le sue opere polimateriche. Accompagna la mostra un testo critico di Tiziana Tommei.
Sara Lovari è nata nel 1979 ad Avena, Poppi. Nel 2007 sceglie di dedicarsi alla pittura, intraprendendo un percorso che la porta a farsi amare, sia in Italia che all’estero. Oggi vive tra il Casentino, sua terra natale, e Cortona, dove lavora incessantemente e con passione nel suo atelier di vicolo Fierli.
Sara Lovari. La negazione della superficie dipinta.
“Il superamento della bidimensionalità della tela in chiave plastica trova attuazione in un “fare” emotivo, emozionale e partecipato. Una creatività fervida, che riversa negli oggetti comuni linfa vitale. Le opere più recenti dell’artista danno prova di un’evoluzione in atto, verso un polimaterismo sempre più accentuato e una costante rottura degli equilibri compositivi. La vitalità degli oggetti contraddice la definizione di ‘natura morta’: le pieghe della carta e le colature di colore comunicano una continua, incessante e sofferta ricerca di un equilibrio formale e personale.
Sara Lovari riscatta la materia e infondere vita a ‘cose’ solo apparentemente marginali e scontate, quanto, in verità, cariche di un potenziale di memoria e sentimenti che va oltre la soggettività.
Le sue creazioni appaiono investite da un processo di antropomorfizzazione, finendo per assumere la valenza del sentire umano: le pennellate intrise di energia gli conferiscono linfa vitale, mentre le tecniche di collage e assemblage gli restituiscono forma, consistenza e volume. L’artista dona una dignità nuova a tutto ciò che plasma: dipinge in orizzontale una tavola per porla, come uno specchio, davanti al riguardante, elevandola da terra e spostandola più in alto della linea dello sguardo - invitando implicitamente a guardare/si.
Se nella vita la volontà di chiudere in una geometria ordinata e prestabilita gli eventi e il mondo è utopia per azione delle variabili impresse dal caos, nell’opera lovariana, ogni sovrapposizione, smarginatura, macchia e colatura determina, formalmente e metaforicamente, lo spazio vitale di ri-creazioni - nature morte composte di oggetti umili, tradotti in soggetti, in cui l’uomo non è mai fisicamente visibile, ma sempre presente, con la sua storia e il suo vissuto”
(Tiziana Tommei)