Claudia Palmarucci – Il Favoloso mondo di Claudia Palmarucci
Illustrare un testo, un concetto o una parola. L’immagine che scava, che svela l’invisibile. Queste le linee guida dell’opera di Claudia Palmarucci, nata nel 1985 a Tolentino (Mc).
Comunicato stampa
Siamo lieti di invitarvi al vernissage della mostra di Claudia Palmarucci dal titolo "Il Favoloso mondo di Claudia Palmarucci", che si terrà venerdì 8 novembre, ore 20,30, presso lo spazio espositivo dell'associazione culturale ReadyMade, sita in Via dei Piceni 1 (Roma, San Lorenzo).
Illustrare un testo, un concetto o una parola. L'immagine che scava, che svela l'invisibile. Queste le linee guida dell'opera di Claudia Palmarucci, nata nel 1985 a Tolentino (Mc).
Sin da bambina il disegno e la lettura scandiscono le sue giornate.
Nel 2008 si avvicina al mondo dell’illustrazione, frequentando un corso estivo tenuto a Macerata da Vitali Konstantinov e l’anno seguente da Maurizio Quarello.
Nel 2009 si iscrive al master Ars in Fabula, durante il quale lavora con l’editore Orecchio Acerbo al progetto libro La rosa, pubblicato nel 2011. In questa occasione Claudia illustra un racconto di Ljudmila Petruševskaja, una delle maggiori esponenti del grande realismo russo degli anni Trenta. Di recente è stata selezionata per il premio "Ilustrarte", un importante riconoscimento al suo lavoro.
Da La rosa alcuni riferimenti culturali emergono nello stile della Palmarucci, a partire dall’evidente tributo a Magritte in copertina. La storia dell’arte rimane il suo primo riferimento. I fiamminghi innanzitutto: Bosch e Bruegel Vecchio, Metsis, Jan van Eyck e molti altri. E poi i surrealisti, Magritte e Max Ernst su tutti, ma anche alcuni esponenti della Nuova oggettività, come Otto Dix e George Grosz. A nutrire l'immaginario di Claudia concorrono anche la fotografia e il cinema, specialmente quello neorealista, della Nouvelle Vague e il cinema muto. Per non parlare di Kubrick e Clint Eastwood.
E poi ci sono i libri, soprattutto i grandi classici: Fëdor Dostoevskij, Thomas Mann, George Orwell ed Henry Miller.