Mad on Paper – Achille Pace

Informazioni Evento

Luogo
LIBRERIA LA FELTRINELLI
Via A. Diaz 10, Latina, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Lunedì 13,00 – 20,30
Martedì – Sabato 09.30 – 20.30
Domenica 10,00/13,30 – 16,30/20,30

Vernissage
17/11/2013

ore 18.30

Artisti
Achille Pace
Curatori
Fabio D’Achille
Generi
arte contemporanea, personale

La mostra presenta una serie di opere su carta datate dal 2001, dove il filo di cotone, materiale povero divenuto una sorta di “firma” dell’artista, s’intreccia con il colore e gli smalti.

Comunicato stampa

Dopo la personale di Fernando Falconi, prosegue la rassegna di Mad on Paper alla libreria Feltrinelli di Latina dedicata ai Maestri con l’inaugurazione domenica 17 novembre alle ore 18.30 della mostra dell’artista molisano Achille Pace.
Il maestro creatore del Premio Termoli per l’Arte Contemporanea, oggi novantenne, ha attraversato le avanguardie del dopoguerra, dal minimalismo all’arte povera ponendo proprio i materiali al centro della sua poetica. La mostra presenta una serie di opere su carta datate dal 2001, dove il filo di cotone, materiale povero divenuto una sorta di “firma” dell’artista, s’intreccia con il colore e gli smalti. Il percorso espositivo comprende anche interessanti studi sul gesto, veri e propri esercizi di stile.
Il vernissage sarà arricchito dalla lettura di poesie di Caterina Vicino, dedicata ad una sua recente opera, composizione ispirata alle opere esposte alla recente rassegna “Odissea Contemporanea”.
Come di consueto, Stefano Paffetti di Wine In Time proporrà una degustazione di Merlot in purezza Primo Lupo IGT Lazio di Cantine Lupo di Campoverde (Aprilia) vincitore di un premio nazionale; mentre Massimo de Martino proporrà un dj set che accompagnerà la serata.

Scrive Achille Pace del suo lavoro:“Il 1960 chiude un’epoca che aveva dimostrato che la razionalità non era stata una soluzione valida per evitare il grande conflitto. Ho attraversato l’informale con tutta la precarietà esistenziale, il senso di smarrimento e di disorientamento che la guerra aveva lasciato. Ho subito avvertito la necessità di uscire da una condizione esistenziale senza certezze e di trovare uno sbocco verso una mia identità. Ho quindi lottato con me stesso per riuscire finalmente ad individuare un mezzo che mi consentisse di esprimermi in termini di maggior ordine e maggior rigore, pur conservando il concetto di formatività del segno, affidato ad un procedimento in azione, momento per momento, non a un progetto predefinito. La mia pittura non è la classica metafora del reale. Essa è affidata all’idea di “concetto”, che sostituisce la rappresentazione fisica degli oggetti con una proposta di coinvolgimento mentale del fruitore. La povertà del mezzo usato e la ristrettezza dell’intervento segnico sulla superficie della tela, consistente in un campo neutro, di solito monocromo, di un tono variabile dal grigio al nero fumo, inserisce la tipologia delle mie opere nel filone dell’arte minimal e dell’arte povera, anche se quest’ultimo aspetto viene poco evidenziato dalla critica militante attuale che preferisce attribuirmi il ruolo di “poeta del filo” pur riconoscendo il valore di liricità e di esistenzialità come messaggio fondamentale che le mie opere trasmettono. Il mio lavoro richiede materiali che ho usato dalla fine degli anni ’50 ad oggi. Il filo di cotone, la stoffa e la terra sono tre elementi che predominano nelle mie composizioni ed è opportuno ch’io spieghi cosa essi significano per me. La mia poetica, cioè la mia scelta operativa mi ha portato a scegliere materiali che per se stessi siano i più naturali possibile. Sono materiali che, presi a se sono non espressivi, come appunto un filo o un pezzo di stoffa, la terra, la sabbia o un pezzo di legno. Sono inespressivi. Il riscatto della materia avviene attraverso la creatività. Il filo è un altro materiale povero, così anche la terra, ma sia l’uno che l’altra possono diventare linguaggio, possono esprimersi attraverso l’azione dell’artista. Il filo ha un valore anche simbolico, come anche la terra. D’altra parte, l’arte è sempre simbolica, procede sempre dal tipo all’archetipo e dunque, un filo diventa discorso logico, diventa psiche, diventa pensiero e, naturalmente, tutto questo diventa azione. Quello che è importante è che l’operazione o il concetto operativo parta sempre dall’idea quando si vuole creare. Il concetto deve essere abbinato alla materia creativa, perché esso, da solo, non è sufficiente; deve essere valido, deve contenere in sé la creatività. Col materiale che adopero le possibilità creative sono molto maggiori di quelle che avrei da un altro materiale che io poi, tra l’altro, sento meno... Questi due o tre materiali io li porto avanti da 35 anni e li trovo affini al mio modo di pensare ma quello che maggiormente mi rappresenta e nel quale mi identifico totalmente è il filo di cotone. Il motivo per cui ho assunto questo materiale è stato di ordine creativo, cioè, mi sono chiesto che cos’è la creatività. Ricordando un po’ il principio della Genesi, che è già descritta nel primo capitolo dell’Antico Testamento, ho verificato che la Genesi è interpretata in tanti modi che, comunque, vogliono dire creatività, creazione. Ora, la creazione deve avere un principio e nell’arte specialmente deve avere un sistema, un metodo, quello che si dice una poetica, per la quale, nel mio caso, il filo procede dal punto, quel punto che trova nel suo procedere, momento per momento, quindi nel tempo e nello spazio esecutivo, la formatività di un’immagine. Esso, nel suo distendersi diventa forma, la forma in fieri, forma-formante, forma che è in formazione. Ecco, in questo senso il filo mi risponde molto bene a quello che era il mio interesse, per ciò che è la creatività. È un concetto che si esprime attraverso la creatività, e il filo è per me l’elemento più idoneo, essenziale e concettuale per esprimere appunto un’immagine che non ha riferimenti né con la terminologia naturale né con altre, ma solo col processo creativo”.