Paladino
Per Paladino dipingere è un modo di vivere e di pensare la vita in tempo reale, senza scampo nella retorica del passato o del futuro.
Comunicato stampa
Nel lavoro di Paladino quel che si dà come pittoricamente visibile è sempre il risultato di un linguaggio
formale che incamera e restituisce il fantasma o i fantasmi attraverso tutto quanto può diventare o essere
pittura e figura. Forse per questo le sue opere, pur essendo figurative e simboliche, perciò comunicative e
allusive, evocano significati e contenuti senza mai svelarne la provenienza o il destino, solo esprimendone
l’ombra, le maschere o la traccia archetipica. L’universo di Paladino non è assediato dagli spettri
dell’origine, mitica o storica. Il suo originale concetto di pittura non è narrativo, per quanto
inseparabile dalle immagini che si susseguono vorticosamente, in ordine sparso ma non caotico.
Nessun dualismo e nessuna identità. Idea e figura sono l’indistricabile, perché si sfuggono rincorrendosi,
rimbalzando da una superficie all’altra, fino a nascondersi nell’incavo di una scultura o proliferando e
disperdendosi nel fluire dei segni. Il gesto del pittore è quello della mano che, per quanto possa essere
veloce, non potrà mai affrancarsi dall’ombra che l’accompagna. Perciò il senso ultimo dell’immagine, la sua
sostanza concettuale, non è mai esattamente definita e allude ma non ambisce a un vero referente: il lavoro
dell’arte è solo un’azione ostinata, un corpo a corpo mentale che non ammette distrazione e fuga. La pittura
resta pittura, il mondo è nient’altro che il mondo. Inseparabili, come la mano e l’ombra in perenne
movimento. Per Paladino dipingere è un modo di vivere e di pensare la vita in tempo reale, senza scampo
nella retorica del passato o del futuro.