Matteo Accarrino – Imponderabile

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZETTO DELL'ARTE
Via Galliani 1, Foggia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
01/12/2013

ore 19

Artisti
Matteo Accarrino
Generi
arte contemporanea, personale

La mostra segna il ritorno a Foggia dopo l’antologica del 2006 dal titolo “Tra nero, luce, materia e spazio” (catalogo a cura di Katia Ricci, Claudio Grenzi editore). presso la Fondazione Banca del Monte, Domenico Siniscalco Ceci.

Comunicato stampa

Il 1 dicembre alle ore 19 sarà inaugurata presso il Palazzetto dell’Arte “Sala Grigia”una personale di Matteo Accarrino patrocinata dal Comune di Foggia, Assessorato alla Cultura, dal titolo “Imponderabile”. Sarà presentata da Katia Ricci con contributi di Gloria Fazia, Magdi Kenawi, Maria Cueto Puente, Carmela Claps, Giuseppe Piemontese, Nando Granito, Girolamo Gravina.
La mostra segna il ritorno a Foggia dopo l’antologica del 2006 dal titolo “Tra nero, luce, materia e spazio” (catalogo a cura di Katia Ricci, Claudio Grenzi editore). presso la Fondazione Banca del Monte, Domenico Siniscalco Ceci.
Il 20 dicembre, nella serata conclusiva della mostra sarà presentato il catalogo.
Nelle opere esposte “Accarrino lavora sulla sottrazione, come a volersi liberare del superfluo, di ciò che non ha senso, di ciò che impedisce all’anima di apparire. Non per disprezzo del mondo e della realtà, ma per un desiderio di distacco, per desiderio di una realtà più profonda e trascendente, dentro di sé e al di sopra di sé” (Katia Ricci).
“Col passare degli anni- ha scritto Matteo Accarrino nel presentare la sua mostra Opere Preziose alla Tedofora Art Gallery di Bologna nel giugno di quest’anno- manualità e pensiero vanno di pari passo. Il mio sapere seppur più lento mi permette di ottenere quel risultato di imponderabilità ed uso indifferenziato di attrezzi come pennelli, spatole, stecchi oppure le mie stesse dita. Comunque il risultato non cambia per rappresentare l’imponderabile c’è bisogno di operare senza preconcetti per fare dei lavori che siano veramente preziosi nel colore e nei materiali usati, che sia carta, tela o vetro.”
Pittore, acquerellista, incisore, scultore. Matteo Accarrino, (Monte Sant’Angelo, 1943), ebbe come maestro Herbert Voss, pittore espressionista tedesco approdato nel centro garganico agli inizi degli anni Sessanta.
Si diplomo al Liceo artistico di Roma e frequentò poi il corso di pittura del prof. Richard Antohi presso l’Accademia di BB.AA. di Foggia. Nel 1979 fondò con altri artisti il Laboratorio Artivisive di Foggia (Centro culturale di documentazione artistica e di produzione di grafica d’arte), che negli anni formò un nutrito numero di artisti, ma anche di un pubblico attento alle tendenze dell’arte contemporanea dei numerosi artisti di fama internazionale che il Laboratorio ospitò. Proprio il Laboratorio Artivisive organizzò nel 1980 una sua mostra antologica (Opere, ‘70-’76) Da allora innumerevoli collettive e personali hanno seguito l’itinerario artistico di Accarrino, Colore, Materia, Spazio, Foggia, Palazzetto dell’Arte,1981, Il filo della malinconia (a Napoli nel 1984, Morbide o Trame, Ascoli Piceno, 1981. Lungo l’intero arco della sua attività coesistono infatti acquerelli dai toni pastellati su carte sagomate “dove esprime con delicatezze compositive il suo lirismo forte, costituito di segni e vibrazioni cromatiche” (G. Di Genova, 1990), con gli olii dietro vetro o con le grandi campiture di nerofumo, o gli innesti più vari, tra legno, tela, carte e, da ultimo, la pietra (che trova nelle campagne garganiche e ri/lavora) con il colore.
Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta Accarrino lascia l’insegnamento del disegno e della storia dell’arte negli Istituti superiori per diventare titolare della Cattedra di tecniche dell’incisione presso l’Accademia di BB.AA. di Ravenna, dove si segnala anche per l’organizzazione di importanti mostre didattiche. E, naturalmente continua nell’attività di ricerca ed espositiva, oltre che curatore di importanti mostre.
Dal 2007 ha trasformato un antico fienile di una casa colonica dell’Ottocento in una “Casa Museo”, in cui ospita opere su tela, carta e altri materiali, raccolti nell’arco di un trentennio. Dice:”Si aprono le porte della propria casa per mettere a disposizione di tutti quel tanto o quel poco che si possiede, perché la cultura non sia un fatto privatistico e/o personale, le opere e la casa diventano un tutt’uno, in quanto si espone anche il luogo in cui si vive, con tutto ciò che ad esso è connesso: aprire la propria casa vuol dire mostrare dove si mangia, si cucina, si dorme, si legge, dove si vivono momenti felici o tristi della propria vita, comunque vissuta per l’amore per l’arte».